Era un giorno del 1868. Édouard Manet, già pittore affermato, scrisse al collega Henri Fantin-Latour:
«Quelle due signorine sono affascinanti. Che peccato che non siano uomini. In ogni caso potrebbero servire la causa della pittura sposando ognuna un accademico».
Si trattava di Edma e Berthe Morisot, la prima nata nel 1839, la seconda del 1841.
Venivano dalla buona borghesia parigina, austera, ma amante delle arti.
E, scandalo, dipingevano: seguivano corsi di pittura e andavano al Louvre a realizzare copie di capolavori.
Lì incrociavano gli allievi (maschi) delle Belle Arti di Parigi, una scuola dove, fino all’inizio del ’900, le donne non furono ammesse.
Nel 1864 Berthe Morisot iniziò a esporre i suoi dipinti nel Salon, ricevendo giudizi critici da parte degli esperti d’arte, che riscontravano nelle sue opere l’influenza artistica di Corot, il suo maestro.
Nei suoi dipinti usava colori vivaci e allo stesso tempo decisi.
Nel 1869 strinse amicizia con tanti artisti e intellettuali come Dégas, Puvis, Stevens, Renoir, Mallarmé, Zola.
Nonostante i pregiudizi sociali l’artista trovò conforto nei suoi colleghi che la spingevano a dipingere.
Sposò il fratello minore di Ėdouard Manet, Ėugene.
In questi anni, partecipò a tutte le mostre impressioniste. Espose nella Galleria di Georges Petit e nella Galleria di Paul Durand-Ruel, fino al 1892 quando morto il marito, si allontanò dalla pittura.
Morì tre anni dopo, all’età di 54 anni.