Una donna che chiede la parità nella Chiesa potrebbe essere paragonata a un nero che chiede la parità nel Ku Klux Klan.
Mary Daly, filosofa e teologa, autrice del saggio La chiesa e il secondo sesso, è stata tra le più potenti creatrici di pensiero, linguaggio e visione generate dal Movimento Femminista degli anni Settanta.
Considerata la madre della teologia femminista, ha preparato il terreno al lavoro di tante studiose che, dal suo esempio, hanno intrapreso il difficile cammino di un cristianesimo al femminile, rivisitando i testi sacri per la costruzione di un nuovo ruolo della donna nella Chiesa.
Cattolica di provenienza, teologa di formazione, la sua battaglia di pensiero e di pratiche, dal Concilio Vaticano II, l’ha portata, negli anni, a uscire dal cristianesimo e a proclamarsi post-cristiana.
Nata il 16 ottobre 1928 a Schenectady, New York, da genitori irlandesi cattolici appartenenti alla classe operaia, il suo interesse per la religione l’aveva portata a laurearsi al Saint Mary’s College di Notre Dame, nel 1953.
Per specializzarsi in Teologia, studio precluso alle donne negli Stati Uniti, si era iscritta all’Università di Friburgo, dove si era laureata con lode. Della sua esperienza nella Facoltà frequentata da preti e seminaristi aveva scritto:
«… nelle aule affollate accadeva spesso che intorno a me restassero dei posti vuoti, perché i miei “compagni” avevano paura delle tentazioni che avrebbero potuto suscitare in loro lo stare seduti vicino a una femmina».
Dopo la terza laurea in Filosofia, tornata negli Stati Uniti, ha insegnato al Boston College, università retta dai Gesuiti. Nella sua altalenante carriera, ha tenuto, per più di trent’anni, corsi di teologia, etica femminista e teorie del patriarcato.
Nel 1968 ha pubblicato The Church and the Second Sex che le era valso il licenziamento, suscitando un’accesa protesta studentesca che aveva attirato l’interesse della stampa e il suo successivo reintegro.
Nel libro sostiene che il cristianesimo ha contribuito a mantenere l’oppressione delle donne e afferma la necessità che la Chiesa cattolica si rinnovi profondamente per superare la sua visione conservatrice della società e delle relazioni umane.
In una successiva edizione del libro, nel 1975, ha espresso la sua completa sfiducia nella possibilità che la Chiesa riveda sostanzialmente le sue posizioni.
Nel suo secondo libro Beyond God the Father. Toward Philosophy of Women’s Liberation, del 1973, critica lo stesso concetto di “Dio Padre”, come espressione del maschilismo biblico con derivazioni collegate a dominio e autorità, proponendo una visione di Dio come “Assoluto in divenire”, al cui “disvelamento” l’umanità stessa partecipa.
Contro il patriarcato auspicava una sorellanza anti-mondo e anti-Chiesa, in chiave ecologica e cosmica. Vegetariana, ha sviluppato il concetto di biofilia, contro quello di necrofilia sociale, prendendo posizione contro la pratica della vivisezione, la produzione e commercializzazione di pellicce animali e battendosi a favore del riconoscimento dei diritti degli animali. È stata anche membro del Comitato consultivo del Feminists For Animal Rights.
In Gin/Ecology. The Metaethics of Radical Feminism ha analizzato la distruzione sistematica delle donne.
Grande attenzione ha posto sull’uso delle parole tipiche di un dizionario fallocentrico da scardinare attraverso una operazione di liberazione del linguaggio.
Poiché esistere come essere umani è dare un nome al sé, al mondo e a Dio, le donne sono state derubate del potere di nominare.
Questi temi ritornano in Pure Lust. Elemental Feminist PhilosopHy, in Outercourse. The Be-Dazzling Voyage, una vera e propria sintesi filosofica autobiografica e Websters’ First New lntergalactic Wickedary of the English Language in cui ha realizzato un vocabolario alternativo che include la presenza e il protagonismo delle donne.
I suoi ultimi lavori sono stati Quintessence. Realizing the Archaic Future: A Radical Elemental Feminist Manifesto, del 1998, e Amazon Grace: Re-Calling the Courage to Sin Big, del 2006.
Mary Daly si è spenta a Gardner, nello Stato del Massachusetts, il 3 gennaio 2010.
Nelle sue ricerche e analisi dissacranti e appassionate, ha mostrato il lato oscuro del cristianesimo nei confronti delle donne: le violenze della caccia alle streghe e la subordinazione alle gerarchie ecclesiastiche, il ruolo di vittima sacrificale attribuito alle donne senza che queste possano aggiungere il titolo di vittime innocenti, colpevoli sempre, nel pensiero teologico e nella pratica pastorale delle chiese cristiane.
È stata una grande maestra, scomoda e scandalosa, che ha aperto orizzonti ancora inesplorati.
Non si è limitata a pensare nuovi paradigmi, ha provato a viverli e trasmetterli.















