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Sojourner Truth. Ain’t I a Woman?

Sojourner Truth attivista diritti umani

Non sono scappata, perché ho pensato che fosse una cosa sbagliata, ma me ne sono andata perché credevo che fosse del tutto giusto.

Sojourner Truth è stata una famosa attivista afroamericana. Ha militato per l’abolizione della schiavitù e nei movimenti per i diritti delle donne, battaglie che, per lei, sono sempre andate di pari passo.

Sojourner Truth nacque schiava nel 1797, nelle zone rurali di New York, il suo nome era Isabella Baumfree, era di lingua olandese. Separata dalla sua famiglia all’età di nove anni, fu venduta più volte prima di finire nella fattoria di John e Sally Dumont. Da bambina crebbe isolata dagli altri afroamericani, fu vittima di abusi verbali, fisici e sessuali da parte dei suoi padroni. Verso il 1815 si innamorò di Robert, schiavo in un’altra fattoria, ma il suo padrone vietò ai due di avere una relazione: perché i figli nati dall’unione di due schiavi con diversi padroni non sarebbero stati di sua proprietà. Robert venne selvaggiamente picchiato e morì per le lesioni. Nel 1817 venne costretta a sposare uno schiavo molto più grande di lei, da cui ebbe quattro figli.

Nel 1826, fuggì portando con sé soltanto la figlia minore, Sophia. Fu costretta a lasciare gli altri bambini perché non sarebbero stati legalmente liberi finché non avessero prestato servizio fino al compimento dei vent’anni.

Fu ospitata da Isaac e Maria Van Wagener che comprarono i suoi servizi dal suo padrone per 20 dollari, restò con loro fino all’entrata in vigore della legge per l’emancipazione.

Venuta a sapere che il figlio Peter, di cinque anni, era stato venduto illegalmente da Dumont a un proprietario terriero dell’Alabama; fece ricorso in tribunale e, con l’aiuto dei Van Wagener, riuscì a riottenere suo figlio.

Diventò così la prima donna nera a portare a giudizio un uomo bianco e a vincere la causa.

Come la maggior parte degli afroamericani, invocava il soprannaturale per sopravvivere alle ingiustizie subite e all’oppressione. Aveva un’enorme fede e, nonostante non sapesse leggere, conosceva a menadito molti passi della Bibbia. 

Nel 1828 si trasferì a New York dove lavorò come domestica per Elijah Pierson, evangelista. Nel 1832 incontrò Robert Matthews, conosciuto anche come il “Profeta Matthias”, un predicatore molto seguito. Ma, quando Elijah Pierson morì, lei e Matthews vennero accusati di averlo avvelenato e derubato. Un altro processo, dove entrambi furono assolti.

Il 1º giugno 1843 cambiò il suo nome in Sojourner Truth. Diventata metodista, partì per seguire la propria vocazione viaggiando per gli Stati Uniti e predicando in favore dell’abolizione della schiavitù. Nel 1844 si unì all’Associazione per l’istruzione e l’operosità, fondata da abolizionisti che sostenevano i diritti delle donne, la tolleranza religiosa e il pacifismo. Erano 200 membri che vivevano in una tenuta allevando bestiame e gestendo una segheria, un mulino e una piccola produzione di seta.

Sojourner Truth, che non sapeva leggere e scrivere, iniziò a dettare le sue memorie all’amica Olive Gilbert e nel 1850 venne pubblicato il suo libro, The Narrative of Sojourner Truth: A Northern Slave. Nello stesso anno, acquistò una casa a Northampton e parlò in pubblico al Primo Congresso Nazionale per i Diritti delle Donne, in Massachusetts.

Nel 1851, intervenuta al Convegno per i Diritti delle Donne in Ohio, pronunciò il suo celebre discorso  noto con il nome di Ain’t I a Woman? Non sono forse una donna?

Quell’uomo dice che bisogna aiutare le donne a salire su una carrozza, che bisogna portarle in braccio quando attraversano una zona fangosa e che dovrebbero occupare sempre i posti migliori. Nessuno mi aiuta mai a salire sulla carrozza, ad attraversare il fango e tantomeno mi cede il posto migliore. E io non sono forse una donna? Guardatemi!

Un mese dopo, il discorso venne pubblicato da un editore presente tra il pubblico.

Nel decennio successivo tenne centinaia di discorsi pubblici. Nel 1853 parò a una riunione di suffragette al Broadway Tabernacle di New York.  Nel 1858 qualcuno interruppe il suo discorso accusandola di essere un uomo; per tutta risposta Sojourner Truth aprì la camicetta e mostrò i seni.

Con l’inizio della guerra civile, il suo impegno, da religioso si fece sempre più politico. Agì per l’inclusione dei neri nell’esercito dell’Unione e si offrì volontaria per portare loro cibo e vestiti. 

Molto attiva per il suffragio femminile, ruppe con le leader Susan B. Anthony e Elizabeth Cady Stanton quando, quest’ultima, dichiarò che non avrebbe sostenuto il diritto di voto per i neri se non fosse stato concesso anche alle donne.

Nel 1864 collaborò con l’Associazione Nazionale per l’Assistenza agli Schiavi Liberati di Washington. Nell’ottobre di quell’anno incontrò il Presidente  Abraham Lincoln.

Pare che Sojourner Truth abbia anche composto la canzone, The Valiant Soldiers, il cui testo, diventato celebre in tutto il mondo, si appoggia sull’aria di John Brown’s Body o The Battle Hymn of the Republic.

Nel 1870 tentò di ottenere delle terre per gli ex-schiavi dal Governo federale, progetto che perseguì invano per sette anni. Ebbe modo di incontrare anche il Presidente Ulysses S. Grant alla Casa Bianca. Nel 1872, rientrata a Battle Creek, anche se alle donne non era consentito, tentò di votare per le elezioni presidenziali ma venne allontanata dal seggio.

Sojourner Truth tenne innumerevoli discorsi pubblici sull’abolizione della schiavitù, sui diritti delle donne, la riforma del sistema carcerario e per l’abolizione della pena di morte. A causa del suo attivismo si fece tanti amici, ma anche tanti nemici.

Quando è morta, il 26 novembre 1883, al suo funerale parteciparono migliaia di persone comuni e molti esponenti della culturale e della politica. 

The New York Globe nel suo necrologio scrisse: Sojourner Truth si erge preminentemente come l’unica donna di colore che ha guadagnato una reputazione nazionale sulla piattaforma delle conferenze nei giorni precedenti la guerra civile.

Sojourner Truth, nata schiava, analfabeta, vittima di ogni sorta di abusi e soprusi, non ha mai chinato il capo. Non si è mai spaventata davanti ai potenti di turno che hanno provato a piegarla. La si può considerare la prima femminista intersezionale perché non ha mai scisso le rivendicazioni delle donne da quelle della razza. È stata tra le prime donne a tenere discorsi pubblici davanti a migliaia di persone. Ha portato un ricco latifondista in tribunale. Si è comprata una casa con i suoi soldi. Ha sfidato la vita e il mondo con la tenacia e la forza di chi non si arrende mai. Una grande eroina da ricordare e celebrare.

#unadonnalgiorno

 

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