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Daphne Caruana Galizia giornalista maltese uccisa per aver scoperto la corruzione al governo

Daphne Caruana Galizia giornalista maltese uccisa da un'autobomba

Daphne Caruana Galizia è stata una delle giornaliste più famose di Malta. È stata uccisa perché aveva scoperto un enorme giro di illeciti e corruzione al governo.

Nata col nome di Daphne Anne Vella il 26 agosto 1964, si laurea in archeologia all’Università di Malta nel 1997. Nel 1985 sposa Peter Caruana Galizia, dal quale avrà tre figli e prenderà il cognome.

Inizia a lavorare come giornalista dal 1987 e all’inizio degli anni ’90 diviene una firma regolare per il The Sunday Times, collabora con The Malta Independent, dirige la rivista Taste & Flair.

Tra le sue inchieste più note quella di Villa Guardamangia a Pietà. Dopo aver scritto sul mancato restauro dell’ex residenza della Regina Elisabetta II a Malta, il Daily Telegraph la descrive come una giornalista maltese di punta.

Dal 2008 cura il blog Running Commentary, il più popolare e controverso di Malta che, a causa dei suoi contenuti, l’ha trascinata spesso in tribunale. 

L’8 marzo 2013 Daphne Caruana Galizia viene arrestata per aver rotto il silenzio politico il giorno prima delle elezioni generali, dopo aver postato video che deridevano l’allora leader dell’opposizione Joseph Muscat. Interrogata dalla polizia è stata liberata dopo poche ore.

Nel 2016 ha svolto inchieste sulla corruzione e sull’evasione fiscale internazionale dell’isola, soprattutto sui Panama Papers, documenti che hanno rivelato l’esistenza di una rete di società off shore in cui erano coinvolti diversi membri del governo Muscat, compresa la moglie del Primo Ministro e i politici governativi Konrad Mizzi e Keith Schembri. 

Come prima persona a svolgere quest’inchiesta è stata nominata da Politico Europe una delle “28 persone che avrebbero scosso l’Europa” nel 2017.

È stata descritta come “one-woman WikiLeaks, in crociata contro la corruzione a Malta

Queste affermazioni portano Muscat a indire le elezioni anticipate del giugno 2017, che hanno riconfermato al governo il suo partito laburista.

Daphne Caruana Galizia è rimasta uccisa, il 16 ottobre 2017 all’età di 53 anni, nell’esplosione di un’autobomba messa nella Peugeot 108 presa a noleggio, vicino alla sua casa a Bidnija, vicino Mosta.

L’esplosione è stata talmente violenta che ha sparso pezzi del veicolo nei campi vicini. Il corpo è stato ritrovato dal figlio Matthew, che ha sentito il boato da casa. La giornalista aveva presentato una denuncia alla polizia per minacce circa due settimane prima della sua morte.

Nei giorni successivi all’attentato, un team di polizia maltese, FBI, Europol e una divisione speciale dalla Finlandia arrestano una decina di persone, tra cui i fratelli George e Alfred Degiorgio e il loro amico Vincent Muscat accusati dell’omicidio della giornalista.
In seguito alle pressioni locali e internazionali, il Governo di Malta apre un’indagine che porta all’arresto di Melvin Theumaso, tassista accusato di aver fatto da tramite tra il presunto mandante e gli assassini di Caruana Galizia.

Vincent Muscat ha confessato di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio.

La bomba che ha ucciso la giornalista era esplosivo al plastico Semtex, utilizzato dalle organizzazioni terroristiche e anche da Cosa nostra per le bombe del 1992-1993.

Il 3 novembre si sono svolti i suoi funerali, tutte le bandiere maltesi negli uffici pubblici e quelle della Commissione europea sono state messe a mezz’asta in segno di lutto.

La notizia dell’autobomba è stata riportata nella stampa internazionale, e il nome di Daphne Caruana Galizia è divenuto trend topic su Twitter.

The Malta Independent ha scritto: “per molti, controllare il suo blog era il primo riflesso della mattina, e l’ultimo della sera. Ora c’è solo il vuoto. Un silenzio che la dice lunga”.

Giornalisti e testate giornalistiche internazionali hanno deciso di unirsi in un progetto comune col nome di Progetto Daphne. Tra le testate che hanno aderito vi sono: New York Times, The Guardian, Reuters, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, Le Monde e la Repubblica.

Il 20 novembre 2019 viene arrestato l’imprenditore Yorgen Fenech, precedentemente accusato da Caruana Galizia di possedere un fondo segreto a Panama e di aver fatto pressioni sul governo laburista per aggiudicarsi un appalto, con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio. L’arresto scuote il governo di Muscat e coinvolge Keith Schembri, il capo di gabinetto. In seguito alle forti proteste antigovernative, il 1º dicembre 2019 anche il premier Muscat annuncia le proprie dimissioni, sia da primo ministro che da leader dei laburisti.

Un mese dopo la sua morte viene pubblicata una raccolta di saggi intitolato Invicta: The Life and Work of Daphne Caruana Galizia, che parla della sua vita e attività. Il libro è uscito in italiano, col titolo Uccisa in Nome della Veritá: vita e attività di Daphne Caruana Galizia.

Anche Roberto Saviano ha scritto un libro sull’intrepida giornalista dal titolo Dì la verità anche se la tua voce trema.

A tre anni dalla sua morte il Parlamento Europeo le ha intitolato un premio per i giornalisti e le giornaliste che si sono distinti per il rispetto dei valori e dei principi dell’Unione Europea.

#unadonnalgiorno

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