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Gwendolyn Brooks, prima afroamericana a vincere il Pulitzer

Gwendolyn Brooks prima afroamericana a vincere il Pulitzer

Gwendolyn Brooks è stata la prima autrice nera a vincere il Premio Pulitzer per la poesia nel 1950.

È stata consulente di poesia presso la Library of Congress – prima donna nera a ricoprire quel ruolo – e poetessa vincitrice dello Stato dell’Illinois. Le sue sono poesie politiche, frutto dell’attivismo per i diritti civili. Ha ricoperto una posizione unica nella letteratura americana. Ha unito il forte impegno per l’identità razziale e l’uguaglianza con una padronanza delle tecniche poetiche, riuscendo a colmare il divario tra la poesia accademica della sua generazione negli anni ’40 e i giovani scrittori e scrittrici militanti neri/e degli anni ’60. 

Gwendolyn Brooks è nata a Topeka, nel Kansas, il 7 giugno 1917, da piccola si trasferisce con la famiglia  a Chicago. Suo padre era un bidello figlio di schiavi che avrebbe voluto diventare un medico; sua madre era insegnante e pianista di formazione classica. Sostenevano la passione della figlia per la lettura e la scrittura.

A 13 anni pubblica la sua prima poesia, in  American Childhood; a 17 pubblica con costanza nel Chicago Defender, giornale al servizio della popolazione afroamericana di Chicago. Dopo aver frequentato il college e lavorato per la National Association for the Advancement of Colored People, ha sviluppato la sua arte in seminari di poesia e ha iniziato a scrivere poesie, concentrandosi sull’esperienza urbana nera, che comprendeva la sua prima collezione, A Street in Bronzeville (1945).

Le sue poesie sono state definite piccoli ritratti, accuratamente disegnati e concisi dei poveri neri della città.

Annie Allen del 1949 le fa vincere il Premio Pulitzer. Parla delle esperienze di una ragazza nera man mano che diventa adulta. Gwendolyn Brooks, nella sua sperimentazione poetica tocca i problemi sociali, soprattutto le discriminazioni di genere e razza.

Nel 1953 pubblica il suo primo e unico romanzo,  Maud Martha, una narrazione in sequenze in cui Maud soffre di pregiudizi non solo per i bianchi ma anche per gli afroamericani dalla pelle più chiara. Non è un romanzo per ispirare l’avanzamento sociale da parte della popolazione nera, ma il messaggio  che vuole trasmettere è accettare la sfida di essere umani e affermare l’umanità con urgenza.

Gwendolyn Brooks, nei lavori successivi, tocca la politica in maniera sempre più esplicita, con un’intensa consapevolezza dei problemi di colore e giustizia. All’età di 50 anni ha un cambiamento, evidente nella Mecca (1968) e nelle opere successive: una nuova energia, intensità, ricchezza, potere di affermazione e un nuovo stile snello e compresso. Un cambio di stile indotto da un cambio di mentalità.

Questo spostamento è dovuto alla partecipazione dell’autrice a un incontro di scrittori neri alla Fisk University nel 1967.

Alla Mecca è un libro molto complesso e intrigante; cerca di bilanciare le sordide realtà della vita urbana con un processo immaginario di riconciliazione e redenzione. Altre poesie nel libro, causate dalla morte di Malcolm X o dalla dedica di un murale di eroi neri dipinto su un edificio della baraccopoli di Chicago, esprimono l’impegno di Brooks a rendere i/le rappresentanti della sua comunità consapevole di se stessi/e come entità politica e culturale.

L’attivismo di Brooks e il suo interesse nel coltivare la letteratura nera l’hanno portata a lasciare il grande editore Harper & Row a favore delle nuove case editrici nere. Negli anni ’70, sceglie Broadside Press di Dudley Randall per pubblicare le sue raccolte di poesie

Più tardi le poesie di Brooks continuano a trattare argomenti e figure politiche, come l’attivista sudafricana Winnie Mandela, moglie del leader antiapartheid Nelson Mandela.

Voglio scrivere poesie senza compromessi. Non voglio smettere di preoccuparmi delle parole che fanno un buon lavoro, che è sempre stata una mia preoccupazione, ma voglio scrivere poesie che siano significative, cose che le toccheranno. 

Il lavoro di Brooks pone l’obiettivo sulla natura umana, una premurosa considerazione e rispetto per tutti gli esseri umani, senza pietà né condanna.  Importante il suo contributo nel trattare questioni come la povertà e il razzismo.

Ha insegnato inglese alla Chicago State University nel 1990, posizione che ha ricoperto fino alla morte, avvenuta il 3 dicembre del 2000.

Visite a scuole, college, università, carceri, ospedali e centri di riabilitazione dalla droga hanno caratterizzato il suo mandato come poeta vincitrice dell’Illinois. In quel ruolo, ha sponsorizzato e ospitato cerimonie di premiazione letterarie annuali durante le quali ha finanziato riconoscimenti di tasca propria e incoraggiando intere generazioni di poeti.

Per celebrare il suo settantesimo compleanno nel 1987,  poeti di ogni razza si sono riuniti per celebrarla. Le è stata intitolata una scuola media e porta il suo nome anche il centro per la letteratura afro-americana della Western Illinois University.

#unadonnalgiorno

 

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