Zina Saro-Wiwa, artista la cui ricerca si avvale di installazioni video, fotografia, realizzazione di film e documentari, scrittura, progetti curatoriali e costruzione di istituzioni per esplorare il suo posto nel mondo e costruire un concetto più completo e integrato di ambientalismo e verità ecologica.
Tra le 25 persone più influenti del Rinascimento africano secondo il Times, presiede la Mangrove Arts Foundation che indaga le dimensioni culturali, politiche, ecologiche, spirituali ed economiche della vita nel Delta del Niger.
Nelle sue opere analizza le relazioni con la terra e il territorio attraverso forme di dislocamento poetico e l’uso di performance con l’intento di cambiare la visione occidentale del continente africano utilizzando film, arte e cibo.
Ha fondato il movimento alt-Nollywood che sovverte le convenzioni narrative, stilistiche e visive del cinema nigeriano con finalità politiche che mostrano una diversa prospettiva.
Nata nel 1976 a Port Harcourt, in Nigeria, suo padre Ken Saro-Wiwa, è stato un noto attivista per l’ambiente e i diritti umani, ucciso nel 1995 dal regime militare.
Cresciuta nel Regno Unito, ha studiato Storia economica e sociale all’Università di Bristol e lavorato come produttrice, presentatrice e reporter della BBC per oltre dodici anni.
Si è avvicinata all’arte nel 2010, inizialmente trovare risposte alla sua complessa eredità familiare per arrivare, poi, a tentare di trasformare e liberare la sua comprensione dell’ambiente che ci circonda e del nostro posto al suo interno.
Per il suo impegno, Zina Saro-Wiwa è stata riconosciuta Global Thinkers 2016 dalla rivista Foreign Policy Magazine.
È stata Artista Residente presso il Pratt Institute di Brooklyn e nell’aprile 2017 le è stata assegnata una Guggenheim Fellowship for Fine Arts.
I suoi lavori si trovano nelle collezioni del MoMA di New York, dello Smithsonian Museum of African Art, del Pitt Rivers Museum Oxford e del Museum of Fine Arts di Houston, per citarne qualcuna.
La sua acclamata conferenza su maschere e statuette africane all’Università della California, è diventata un film dal titolo “Worrying The Mask: The Politics of Authenticity and Contemporaneity in the Worlds of African Art“.
Noi come esseri umani sopravvalutiamo la nostra importanza. È tempo di decolonizzare l’ambientalismo, non solo dalle potenze coloniali ma dall’umanità in generale. È l’unico modo per approcciarci in maniera più profonda, sorprendente e di successo alle sfide ambientali.
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