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Britney Spears una carriera costellata di misoginia e voyeurismo

Britney Spears
(Photo by Michelangelo Di Battista/Sony/RCA via Getty Images)

Non importa ciò che pensiamo di sapere della vita degli altri perché non è minimamente comparabile a ciò che quella persona sta effettivamente vivendo a riflettori spenti.

Britney Spears, icona pop statunitense dal successo planetario.

Una carriera costellata di misoginia e voyeurismo: per anni la stampa e i fotografi hanno scandagliato la sua vita privata, le sue relazioni e il suo corpo.

La cantautrice, nata il 2 dicembre 1981 a Kentwood, in Louisiana, fin da piccola sognava di cantare, allenandosi davanti allo specchio.

A soli otto anni fa un’audizione a Disney Channel per un programma televisivo in cui venne scartata perché troppo giovane. Ma uno dei produttori, intuendone il grande talento,  la indirizza a un importante manager di New York che le ha fatto  studiare canto e danza per i tre anni successivi.

A undici anni, dopo aver fatto già spot pubblicitari e esperienze a Broadway, viene presa a Disney Channel, al suo fianco, nel programma, molte future star della musica e del cinema. Da quel momento la sua carriera è stata folgorante.

In breve tempo, Britney Spears diventa l’adolescente più famosa del mondo e lancia un modello di stile e di comportamento imitato da milioni di coetanee.

La sua immagine è studiata fin nei minimi dettagli  dai produttori che la lanciano nel suo primo, vendutissimo album “Baby one more time“. L’album si piazza al primo posto delle classifiche americane per poi bissare il successo anche in Europa. Britney Spears diventa la Lolita della musica, bramata da milioni di persone per il video in cui veste i panni di un’accattivante scolaretta che canta e balla.

Il suo secondo disco emula i successi del primo e le sue canzoni sono “hit” canticchiate da schiere di teenager.

Tra il 2000 e il 2001, intraprende un tour mondiale di grande successo. Il terzo album, in cui la sua immagine è più matura, la voce modulata in maniera più graffiante e sofisticata, non replica il successo planetario degli altri due.

Nel settembre 2004, sposa a sorpresa il ballerino Kevin Federline, l’evento viene annunciato sul suo sito web. Nell’aprile 2005, sempre via internet annuncia che è incinta. Diventa mamma di due bambini in due anni e poi divorzia dal marito.

Non riesce a reggere la tensione di una vita agognata da sempre ma che non riesce più a controllare.

Non ha mai avuto la spensieratezza della giovinezza, ingabbiata in schemi e regole che credeva di poter sostenere. Beve smodatamente, si lascia andare a vari eccessi, tutti documentati perché i paparazzi non la lasciano in pace nemmeno un attimo per accaparrarsi immagini scabrose di lei che valgono anche un milione di euro.

Viene ricoverata con un trattamento sanitario obbligatorio. Suo padre diventa il suo tutore legale, senza il cui consenso non può fare nulla, nemmeno vedere i figli che le sono stati tolti.

Torna alla ribalta nel 2008 e continua il suo successo inarrestabile.

Nel 2011 pubblica il suo settimo album, Femme Fatale, che esordisce alla numero 1 della Billboard 200 e entra nel Guinness World Records. È il sesto album numero uno in classifica, e Britney Spears è la prima artista ad avere sette album ai primi due posti nella prima settimana di pubblicazione.

Nel 2013 pubblica il suo ottavo album, firma un contratto milionario e il 5 novembre 2014 viene indetto il Britney Day a Las Vegas, e con una cerimonia le vengono consegnate le chiavi della città.

Dopo l’uscita del nono disco, nel 2016, si esibisce in tutto il pianeta.

Nel 2019, comunica al pubblico che deve interrompere un resident show perché suo padre ha problemi di salute. Ma cosa c’entra il padre coi suoi concerti? C’entra eccome, perché dal 2008, periodo in cui ha avuto il crollo nervoso, Britney Spears non è più libera. Suo padre ha il controllo della sua vita.

La sua storia è stata recentemente raccontata in un documentario prodotto dal New York Times, “Framing Britney Spears”.

Nonostante una campagna di sensibilizzazione e solidarietà a livello globale, sostenuta da milioni di fan e tanti esponenti del mondo dello spettacolo identificata dall’hashtag #FreeBritney, il padre continua a dettare i suoi comportamenti.

Il documentario racconta anche del trattamento mediatico subito per anni dalla cantante, costantemente seguita dai paparazzi e giudicata in maniera sessista per i suoi comportamenti.

Quando Britney Spears ebbe la grave crisi nervosa, venne ricoverata in una clinica psichiatrica e il tribunale assegnò temporaneamente al padre, Jamie Spears la conservatorship, legislazione che solitamente si applica a persone anziane o disabili mentali, che consiste nella tutela assoluta della figlia, che all’epoca aveva 26 anni.

Britney Spears dal 2008 non può gestire il suo patrimonio (stimato intorno ai 50 milioni di dollari), non può decidere se e quando lavorare, chi può frequentare, quando vedere i suoi figli e muoversi liberamente senza chiedere il permesso a suo padre.

Framing Britney Spears, letteralmente significa “Incastrare Britney Spears”, ricostruisce la vicenda della tutela e racconta anche di come per anni l’artista è stata sottoposta a un grande stress per la forte attenzione mediatica attorno a lei.

Il documentario ripercorre, a distanza di vent’anni, la scalata al successo di Britney Spears mostrando tutta la violenza e la misoginia a cui è stata sottoposta sin dai suoi esordi.

L’aggressività e ossessione che c’è stata per il suo personaggio e la sua vita privata.

Sin dall’inizio della sua carriera la sua immagine è stata sessualizzata. Le interviste, condotte esclusivamente dagli uomini, vertevano costantemente sulla sua verginità e sul suo seno.

L’accanimento misogino dell’opinione pubblica quando finì la sua storia d’amore con Justin Timberlake. 

Kendel Ehrlich, moglie dell’ex governatore del Maryland, aveva detto che avrebbe voluto spararle perché era un cattivo esempio per le ragazzine per il modo in cui si vestiva e si comportava. I media erano ossessionati dall’immagine di questa giovane e fragile donna.

I paparazzi la seguivano ovunque. Bussavano ai finestrini della sua auto, si arrampicavano sul tettuccio, pur di avere degli scatti. La sua vita privata era inesistente. Spesso non tratteneva neanche le lacrime, ammettendo e raccontando quanto si sentisse triste, sola, usata e data in pasto al gossip. L’abuso di alcol, la famosa immagine in cui prende la macchinetta e si rasa i capelli mentre l’obiettivo di una macchina fotografica la sta riprendendo. E poi, ancora, il ricovero psichiatrico, la custodia negata dei figli, ogni dramma è stato seguito da un codazzo di reporter.

Nessuno ha mai trattato la vita della popstar con la delicatezza che avrebbe meritato, nessuno si è mai sentito in colpa per aver ridotto una giovane in quelle condizioni.

Il crollo psicologico di Britney Spears è stato il risultato di un voyerismo senza controllo, di appropriazione del suo corpo e della sua sfera familiare solo per vendere tabloid e preziose fotografie.

Ancora oggi, a 39 anni, non ha diritto alla sua vita, ai propri figli, dipendente da un padre con cui non è mai andata d’accordo. Dal 2019 suo padre, che ha problemi di salute, ha nominato un suo avvocato di fiducia come tutor.

Insomma, ad oggi non c’è pace per questa donna, considerata una gallina dalle uova d’oro, la cui privacy è stata violata, perseguita dai media che non hanno avuto alcun riguardo per la sua fragilità, che l’hanno ossessionata, pedinata, svilita con una violenza inaudita.

#unadonnalgiorno

 

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