rivoluzionestoria

Catherine Breshkovsky

Catherine Breshkovsky

Catherine Breshkovsky, conosciuta popolarmente come Babushka, viene considerata la nonna della rivoluzione russa.

Ha dedicato la sua vita a portare cambiamenti sociali e politici nella Russia di inizio secolo.

Ha iniziato la sua carriera politica come liberale, in seguito ha abbandonato la strada della riforma per praticare attivismo rivoluzionario.

Ha contribuito a fondare il Partito Socialista Rivoluzionario.

Prima prigioniera politica condannata ai lavori forzati, ha passato oltre quarant’anni tra carcere e esilio siberiano per la sua opposizione allo zarismo.

Nata col nome Ekaterina Konstantinovna Verigo il 13 gennaio 1844 in una famiglia della nobiltà russa che viveva in un villaggio nel distretto di Nevelsky. Come la maggior parte delle ragazze dell’epoca, non andava a scuola, ma ricevette un’educazione in casa, dove tra le altre materie, studiò anche il tedesco e il francese.

Nel 1861, sotto lo Zar Alessandro II, venne smantellata la secolare pratica della servitù della gleba e i 20 milioni di contadini schiavi vennero ufficialmente liberati. La giovane, entusiasta di questa riforma, si diede da fare istituendo una scuola nella tenuta di famiglia per favorire l’emancipazione delle persone che avevano liberato. Impresa che si rivelò fallimentare ma che le fortificò gli ideali di giustizia sociale.

Dopo la chiusura della scuola, si trasferì a San Pietroburgo, dove lavorò come istitutrice. Frequentò vari corsi e riunioni politiche in clandestinità perché alle donne era vietato frequentare le lezioni universitarie e fare attivismo.

Nel 1866 tornò a casa e cominciò a lavorare senza risparmiarsi, per affrontare esigenze educative, mediche e di altro tipo a livello comunitario.

Mentre lavorava a queste iniziative, incontrò Nikolai Breshko-Breshkovsky, che sposò nel 1869. Insieme fondarono una scuola agricola e una banca cooperativa nella tenuta di famiglia.

Dal 1871, però, col cambio di governo, divenne per lei sempre più difficile rimanere fedele ai suoi ideali riformisti e si unì alla causa rivoluzionaria.

Si trasferì a Kiev lasciandosi alle spalle genitori e marito e, all’età di 30 anni, divenne una dei membri più anziani della comunità rivoluzionaria della città. L’appartamento che condivideva con sua sorella Olga divenne il luogo di incontro, centro di formazione e occasionale abitazione per la gioventù rivoluzionaria della città. Tagliata fuori dalla sua famiglia, si sosteneva insegnando in una scuola privata.

Era fermamente convinta che l’indottrinamento rivoluzionario delle masse russe non avrebbe mai avuto successo senza prima fornire un’istruzione di base, posizione che mantenne per tutta la vita.

All’inizio del 1874, diede alla luce un bambino, Nikolai che, ben presto, affidò alle cure del fratello e della cognata, sapeva che non poteva dedicarsi completamente alla rivoluzione con un figlio, che rivide soltanto quando lui aveva 22 anni.

Catherine Breshkovsky fu coinvolta in uno degli eventi più famosi e insoliti dell’era rivoluzionaria russa: il movimento al popolo. Dalla metà degli anni ’70 dell’Ottocento, coi compagni rivoluzionari iniziò una campagna di sensibilizzazione nelle zone rurali.

Il movimento raggiunse il suo apice durante l’estate del 1874, nota come l’estate pazza o Crociata dei bambini, quando migliaia di giovani abbandonarono le loro famiglie, i loro studi e la loro vita nelle città e si allargarono tra la popolazione contadina per conoscerli, capirli meglio e reclutarli per la causa.

Alla fine di settembre venne arrestata con centinaia di altri rivoluzionari. Prima rinchiusa nelle carceri di Mosca e San Pietroburgo per aver diffuso propaganda rivoluzionaria, fu poi esiliata nelle miniere siberiane di Kara. È stata la prima donna nella storia russa condannata ai lavori forzati per motivi politici.

Dopo un lungo peregrinare tra miniere, tentativi di fuga e libero esilio, durante il quale viaggiò da sola attraverso la Siberia, le fu permesso di tornare nella Russia europea nel 1896 dove riprese il suo lavoro politico clandestinamente tornando a incontrare i contadini con la convinzione che le masse dovessero rimanere al centro della lotta rivoluzionaria.

Contribuì a fondare il Partito Socialista Rivoluzionario (RS) con la speranza di una rivoluzione socialista che partisse dalle campagne.

Nel 1902 fondò un’Unione dei contadini a Saratov come ausiliaria del partito.

Per sfuggire alla polizia zarista, nel 1904 si recò negli Stati Uniti, dove era conosciuta per il libro di di George Kennan. Lì si prodigò per raccogliere fondi per il partito e per sensibilizzare alla causa rivoluzionaria, per poi tornare in occasione della Rivoluzione del 1905.

Due anni dopo, venne nuovamente arrestata dalla polizia zarista per le sue attività politiche illegali e detenuta, nel 1910 venne processata e condannata all’esilio.

Quando nel 1917 in Russia divampò la Rivoluzione di Febbraio, aveva già 73 anni e, nonostante la sua età, era ancora in esilio in Siberia per via del ruolo attivo avuto nella Rivoluzione del 1905. Nel marzo 1917, la dinastia Romanov fu rovesciata e al suo posto subentrò un governo provvisorio liberale, venne liberata insieme a tutti i prigionieri politici.

Nel luglio 1917, Alexander Kerensky, politico che aveva sempre sostenuto, divenne primo ministro, Catherine Breshkovsky fu sua consigliera fino alla Rivoluzione d’Ottobre quando al potere salirono i bolscevichi capitanati da Vladimir Ilich Lenin.

Dopo il fallimento della rivolta antibolscevica, a cui aveva preso parte, fuggì dal paese, per non tornare mai più.

Ha passato gli ultimi anni della sua vita in Cecoslovacchia dove ha lavorato alcune scuole di lingua russa per la popolazione emigrata.

Si ritirò completamente dalla vita pubblica solo pochi mesi prima di morire, il 12 settembre 1934.

 

#unadonnalgiorno

 

 

 

 

 

 

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