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Indira Gandhi prima premier indiana

Indira Gandhi prima premier indiana

Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India.

Indira Gandhi è stata la prima donna a ricoprire la carica di premier in India.

Figura centrale nel Congresso Nazionale Indiano, a lei si deve il merito di aver innalzato il subcontinente indiano al ruolo di grande potenza e di aver governato una delle più popolose democrazie del mondo in uno dei periodi più difficili della sua storia.

Indira Priyadarshini Nehru, era l’unica figlia di Kamla e Jawaharlal Nehru, il primo presidente dell’India indipendente.

Sin dalla più tenera età è stata sommersa nella lotta per l’indipendenza dell’India dagli inglesi, lotta che coinvolgeva ogni membro della sua famiglia: i nonni, gli zii (tra i quali Vija Lakshmi Nehru Pandit, prima donna chiamata a presiedere l’ONU) e i genitori stessi, che ciclicamente venivano arrestati per reati contro l’Impero Britannico.

Nata a Allahabad il 19 novembre 1917, dovette fin da subito fare i conti con la solitudine, a causa della morte prematura del fratello e della madre per tubercolosi e dell’assenza del padre. Abbandonò l’università per seguire la madre malata in Europa e alla sua morte decise di completare gli studi a Oxford che però furono continuamente interrotti a causa del suo stato di salute cagionevole che la costrinse a cambiare più volte le città in cui studiò.

Nel 1940, in seguito alla conquista dell’Europa da parte dei nazisti, Indira si trovava in Svizzera e da lì provò a raggiungere l’Inghilterra, senza successo. Decise allora di tornare in India. Lì sposò Feroza Gandhi da cui il cognome acquisito con cui è nota tutt’oggi.

Negli anni ’50 lavorò per il padre, in quel momento Primo Ministro dell’India e alla fine del decennio divenne presidente dell’Indian National Congress. Dopo la morte di Nehru nel 1964, fu nominata Ministra dell’Informazione e delle Telecomunicazioni nel governo di Lal Bahadur Shastri e nel ’66 fu eletta Prima Ministra. Prima donna indiana a ricoprire questo ruolo.

In pochi anni, però, il partito si spaccò tra progressisti e conservatori e, tra accuse di brogli elettorali nel 1975 e un’ondata di proteste, Indira Gandhi proclamò lo stato di emergenza e la sua figura perse consensi. Nel 1977 il paese tornò alle urne e il suo partito venne sconfitto, un anno dopo, fu incarcerata per alcuni giorni.

I due governi che si succedettero fino alla fine del 1979, una volta ripristinati i diritti civili, non seppero proporre nulla di concreto e nuove elezioni vennero indette per il gennaio 1980. Indira, affermata e carismatica, a capo dell’opposizione, fondò un nuovo partito.Vinse le elezioni, che le consentirono di ritornare alla guida del governo. Il suo secondo mandato iniziò il 14 gennaio dell’80, ma fu tutt’altra storia, tanto che non portò ai precedenti progressi economici e industriali, ma fu segnato dai tumulti nazionali: nel nord-est gli Stati tribali erano in fermento e l’URSS aveva invaso l’Afghanistan. Indira Gandhi decise di ricorrere all’esercito per domare le rivolte politiche e sociali e alle forze dell’ordine per imprigionarne i capi.

Nei primi anni ’80 si sviluppò in India un movimento Sikh che mirava all’indipendenza del Punjab indiano, ma la premier scatenò contro i guerriglieri un’offensiva militare che espugnò il loro Tempio sacro con un bombardamento e una sanguinosa occupazione, uccidendo molti Sikh.

Questo fu l’inizio della fine.

Tra i meriti dei Sikh, abitanti del prospero stato del Punjab, ci fu quello di aver reso la regione la più ricca di tutta l’India, con il 92% delle terre coltivabili irrigate artificialmente e la totalità dei villaggi serviti dall’energia elettrica. Avevano l’intenzione di fondare uno stato autonomo con il nome di Khalistan, seguendo anche la loro profonda diversità religiosa: sono indù alle origini, ma per lo più sono monoteisti e professano l’uguaglianza tra le persone, rinnegando la suddivisione in caste.

Tutto il 1983 fu un anno di dimostrazioni e proteste che Gandhi represse. Ma nell’estate del 1984 la comunità Sikh si radunò in armi a Amritsar intorno al proprio leader, reclamando una volta per tutte l’indipendenza. La presidente inviò l’esercito con il compito di sedare la rivolta dando vita all’operazione “Blue Star”, un vero assalto a ciò che di più sacro poteva esistere per il popolo Sikh. Più di 600 persone furono uccise dai soldati governativi.

I Sikh invocarono una vendetta che non si fece attendere. Indira Gandhi non si curò delle minacce di morte, tanto che mantenne nella propria scorta personale due uomini Sikh, questi la freddarono il 31 ottobre 1984, mentre stava andando in visita all’attore americano Peter Ustinov a New Dehli.

Da allora non passa anno che non si ricordi questa donna capace di trascinare il suo Paese verso una età decisamente più moderna nel giro di pochi decenni.

La linea familiare al governo dell’India non si interruppe e Rajiv Gandhi sostituì la madre come Primo Ministro. Nei giorni successivi alla morte di Indira, i Sikh furono oggetto di veri massacri, con oltre 3000 morti ingiustificate. Nel 1991, fu la volta di Rajiv, ucciso da un attentato dinamitardo durante un raduno elettorale.

#unadonnalgiorno

 

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