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Julia Ducournau regista horror

Julia Ducournau regista francese

La perfezione è un vicolo cieco e la mostruosità, che spaventa alcuni e attraversa il mio lavoro, è un’arma e una forza per respingere i muri della normalità che ci rinchiudono e ci separano“.

Julia Ducournau è la seconda regista a vincere la Palma d’Oro al festival di Cannes, nel 2021, 28 anni dopo Jane Campion.

Nata a Parigi il 18 novembre 1983, è una sceneggiatrice e regista. Figlia di veterinari, è praticamente cresciuta a pane e horror, il primo l’ha visto a soli sei anni. Edgard Alan Poe è stato il suo scrittore di riferimento sin dall’infanzia, mentre maturava, al contempo, una insana curiosità per i manuali medici utilizzati dai genitori. Il corpo, con le sue infinite variabili, malattie e mutazioni, l’affascinava sin da bambina. Crescendo è andata avanti a guardare film dell’orrore, ha una smodata passione per Dario Argento, venera Cronenberg, è una grande esperta di Hitchcock.

Ha frequentato La Fémis, la Scuola Nazionale francese di Cinema, dove si è diplomata nel 2008, specializzandosi in sceneggiatura. Ha una laurea in letteratura e una specializzazione presa alla Columbia University di New York.

Il suo primo cortometraggio Junior, presentato al Festival di Cannes 2011, si è aggiudicato il Petit Rail d’or. Il protagonista è un tredicenne che inizia a subire una metamorfosi in seguito a un virus intestinale.

Il suo primo film è stato Raw – Una cruda verità, del 2016, presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Cannes, ha ricevuto il Premio FIPRESCI, la Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica. È la storia di una ragazza vegetariana che, dopo essere stata vittima di atti di bullismo, diventa una serial killer cannibale.

Il suo secondo lungometraggio Titane, presentato in concorso al 74º Festival del Cinema di Cannes, è stato premiato con la Palma d’oro. Un altro horror, con scene violentissime, infarcite di sesso estremo, incesti e mutilazione.

Ho girato il film per suscitare un dibattito e dimostrare che la società è fluida.

L’idea iniziale sarebbe nata proprio da un incubo ricorrente della regista in cui sogna di essere incinta e poi partorire pezzi di motori.

Titane è un’opera che ha lanciato come una bomba il tema del genere e della fluidità e diviso molto la critica.  Una storia, violentissima in cui la protagonista è Alexia, una ventenne serial killer con una placca di titanio nella testa (da qui, il titolo del film), in fuga dalla polizia. Per sfuggire ai suoi inseguitori e proteggere il figlio che porta in grembo, diventerà un uomo stravolgendosi i connotati con violenta disperazione. Il padre del bambino è un’automobile.

Nel suo discorso di ringraziamento ha affermato che siamo al di là dei concetti di genere e che è nell’amore che sentiamo chi siamo, senza determinismo. Ha invocato un mondo più fluido e inclusivo, una maggiore diversità nelle esperienze nel cinema e nelle nostre vite e ringraziato la giuria per aver lasciato entrare i mostri.

Julia Ducournau  è una personalità che lascia il segno, un indubbio talento, un’energia bruciante, una carica potente e radicale che non passa inosservata. Rappresenta la realtà contemporanea, intelligente, dissacrante, fluida, inclusiva e aperta a nuove dimensioni. Sentiremo sicuramente ancora parlare tanto di lei.

 

#unadonnalgiorno

 

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