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Shahad Ameen giovane regista dell’Arabia Saudita

Shahad Ameen giovane regista dell'Arabia Saudita

Shahad Ameen fa parte dei nuovi talenti cinematografici più brillanti dell’Arabia Saudita.

È riuscita a diventare regista in un paese in cui non esistono scuole d’arte e il primo cinema è stato aperto da poco.

Essere donna nel più conservatore dei paesi arabi vuol dire partire già da una situazione di svantaggio nella vita. E se si è appena trentenni, nubili e con aspirazioni artistiche allora la situazione è ancora più difficile.

“Scales” il suo primo film, in bianco e nero,  racconta la storia di una giovane ragazza, Hayat, che sfida il patriarcato nella sua remota comunità di pescatori.

L’astro nascente del cinema saudita, Baseema Hajjar, interpreta l’eroina tredicenne che cresce in un villaggio dove la tradizione impone a ogni famiglia di dare la figlia primogenita al mare al largo delle sue coste. Il villaggio vive di carne di sirene catturate da una squadra di pescatori interamente maschile.

Shahad Ameen, ha attinto dalle sue esperienze nella società conservatrice dell’Arabia Saudita e dal senso di sentirsi “cittadina di seconda classe” da bambina e da adolescente.

L’atto di gettare le ragazze in acqua proviene da una tradizione pre-islamica. Volevo mostrare come le ragazze sono meno considerate rispetto ai ragazzi. Quando crescevamo, io e le mie amiche dicevamo che avremmo voluto essere ragazzi perché ai ragazzi era permesso uscire, divertirsi, viaggiare per il mondo. Volevo raccontare come la pressione di essere una ragazza nella società saudita possa in qualche modo rovinare l’idea di essere una donna per te in futuro.

Poi crescendo ho capito che volevo essere una donna. Devi disimparare molte cose che ti hanno insegnato su di te, sul tuo corpo. Per trovare la pace. E volevo raccontare quella storia. Per me questo è il viaggio di Hayat. Trovare quella pace. Trovando quella forza in lei, che non si rendeva conto di avere.

Shahad Ameen, nata a Gedda – da padre generale oggi pensione e mamma casalinga che ora si occupa di mercato immobiliare – ha iniziato la sua carriera nel cinema mentre studiava produzione video all’Università di West London nel Regno Unito, dieci anni prima che l’Arabia Saudita revocasse il divieto del cinema, all’inizio del 2018, come parte delle riforme che oggi permettono anche alle donne di guidare.

Nei suoi primi cortometraggi, “Leila’s Window” (2011) e “Eye & Mermaid” (2013), Shahad Ameen aveva già iniziato a sfidare lo status quo della società in cui è cresciuta.

“Leila’s Window” parla di una ragazza che si sente distaccata dalla sua famiglia, mentre “Eye & Mermaid” segue una bambina di dieci anni che è scioccata nello scoprire che le perle che suo padre riporta dalle sue battute di pesca notturne vengono violentemente estratte dalle sirene.

Volevo raccontare la storia delle donne che decidono di prendere un’altra strada, dei pregiudizi che ancora oggi sono costrette a subire. È una storia universale sulla rottura con la tradizione e la scelta di una vita diversa. Ho molto rispetto per la mia cultura, il modo in cui i miei genitori mi hanno cresciuto e il modo in cui vivevano i miei nonni. Ma ho anche molto rispetto per il cambiamento.

La giovane regista sta lavorando a un secondo lungometraggio che vorrebbe girare a Gedda, la sua città natale. È la storia di una ragazza che osserva la società attraverso la reazione della sua famiglia alla scomparsa della sorella maggiore.

Per Shahad Ameen, Gedda è diventata viva dopo la revoca del divieto alla guida delle donne, nonché al cinema, allo spettacolo dal vivo e ad altre forme di arte e cultura.

Ho girato uno spot lì di recente e per la prima volta non ero nervosa durante le riprese in strada e non mi dovevo guardare costantemente alle spalle.

Eravamo una società in bianco e nero, ma ora per strada ci sono i colori.

Il mio augurio alle donne saudite è che possano fare quello che vogliono e soprattutto smettano di difendere una cultura maschilista che non le difende.

#unadonnalgiorno

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