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Sarah Maldoror regista icona della Négritude

Sarah Maldoror regista della Négritude

È tempo di girare una nuova pagina. Attualmente ci troviamo di fronte a problemi che richiedono una profonda comprensione delle nostre rispettive realtà nazionali, nonché una consapevolezza dei ruoli che spettano a noi registi nel cambiare queste realtà.

Sarah Maldoror, regista.

Nata Sarah Ducados, in Francia, da padre antillano e madre francese, prese il nome d’arte di Maldoror in onore di The Songs of Maldoror di Lautréaumont, poeta ammirato dai surrealisti. Il suo scopo era dare nuova vita al surrealismo coi postulati della Négritude, movimento artistico, sociale e politico del quale la regista sarebbe diventata una grande esponente.

Il lavoro di Sarah Maldoror cerca di trovare un modo poetico di esprimere un’identità alternativa e la promessa di una società futura offerta dalla nuova cultura nera emergente dall’anticolonialismo e dal panafricanismo negli anni ’60.

È stata una delle prime donne a dirigere un film in Africa, tra le prime e più discusse cineaste del continente africano e della diaspora. 

A Parigi aveva frequentato una scuola di recitazione e fondato una compagnia teatrale con cui collaborarono tanti grandi artisti, uno su tutti, Jean Genet.

 Studiò cinema con Mark Donskoi a Mosca nel 1961-1962.

Dopo aver completato gli studi, tornò nel continente africano e divenne parte attiva dei movimenti di liberazione. Dal 1963 al 1970, visse ad Algeri, dove praticava il cinema come arma e mezzo di solidarietà applicata.

Sarah Maldoror è stata assistente di Gillo Pontecorvo nel film La battaglia di Algeri (1966). È stata anche assistente del regista algerino Ahmed Lallem.

Con i suoi primi film Monangambeee (1969) e Sambizanga (1972), stabilì nuovi standard estetici collegando indissolubilmente le immagini in movimento alle azioni dei movimenti politici. 

Sostenendo apertamente una rivoluzione africana, ha criticato i discorsi vuoti sul “cinema rivoluzionario”, descrivendo il suo lavoro come “cinéma utilitaire” – un cinema che può rivelarsi utile nella sconfitta finale di immagini, azioni e strutture oppressive.

Sarah Maldoror ha al suo attivo 40 produzioni e numerosi progetti incompiuti. Mentre i critici cinematografici prestano principalmente attenzione ai suoi primi film, l’intuizione delle opere successive rimane non abbastanza riconosciuta, così come il suo amore per la poesia, la pittura, la letteratura, e il valore del suo instancabile lavoro sullo sviluppo di un linguaggio significativo del cinema (auto) liberatorio.

Per Sarah Maldoror, l’immagine è il movimento realizzato dei pensieri.

#unadonnalgiorno

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