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Amy Johnson

Amy Johnson
Photo by PA Images via Getty Images

Amy Johnson, mitica aviatrice britannica è stata la prima donna a volare in solitaria dall’Inghilterra all’Australia in un viaggio avventuroso, costellato da numerosi imprevisti. Ha stabilito diversi record di velocità e lavorato per la Royal Air Force.

È morta in circostante misteriose durante la Seconda guerra Mondiale, probabilmente colpita dal fuoco amico, il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Nata il 1º luglio 1903 a Kingston upon Hull, nello Yorkshire, dopo la laurea in economia all’Università di Sheffield aveva trovato lavoro in uno studio legale di Londra. Faceva la segretaria ma sognava di volare e con ostinazione e impegno ci è riuscita.

Nel 1929 ha compiuto il primo volo in solitaria e nello stesso anno è diventata la prima donna britannica a ottenere un brevetto da ingegnera di terra.

Grazie all’aiuto del padre e di un mecenate, era riuscita a comprare un aeroplano di seconda mano, un de Havilland DH.60 Moth, chiamato Jason, con il quale ha compiuto la sua più grande impresa.

Il 5 maggio 1930, l’ardita ventisettenne è partita da Londra e, tra tempeste di sabbia, atterraggi di fortuna, perdite di rotta e incidenti di vario genere, in 19 giorni è arrivata in Australia, a Darwin, accolta con grandissimo entusiasmo.

Le avversità e il coraggio della giovane pilota avevano attirato l’attenzione della stampa, il Daily Mail aveva pubblicato un’esclusiva sull’avventura. Tornata a Londra, venne accolta da un milione di persone ricevendo le congratulazioni dai reali inglesi e del Belgio, da Charles Lindbergh e numerose altre personalità. Per la storica impresa venne insignita del titolo di Commendatrice dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Nel 1931 è stata la prima pilota a volare da Londra a Mosca in un solo giorno, percorrendo la distanza in sole 21 ore e ha detenuto diversi altri record.

La sua ultima trasvolata a lungo raggio in solitaria è stata da Londra a Città del Capo e ritorno, nel 1936, in cui ha stabilito un nuovo record battendo il primato del pilota scozzese Jim Mollison, che aveva sposato nel luglio del 1932 e con cui ha compiuto diverse altre imprese.

Premiata diverse volte, aveva ricevuto la medaglia d’oro al valore dell’Egitto, il premio dell’International League of Aviators (1930), la medaglia d’oro presidenziale della Society of Engineers (1931), il premio Segrave, la medaglia d’oro d’onore della League of Youth (1933) e la medaglia d’oro del Royal Aero Club (1936).

Dopo il divorzio da Mollison, nel 1938, si era ritirata a vita privata ma, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, aveva ripreso a volare su aerei a motore e si era arruolata nell’Air Transport Auxiliary, trasportando gli aerei che uscivano dalle fabbriche alle basi militari.

Durante uno di questi trasferimenti, il 5 gennaio 1941, ha perso la vita in circostanze non del tutto chiare. Le condizioni meteorologiche erano sfavorevoli e probabilmente aveva esaurito il carburante dopo aver perso la rotta. Il suo aereo è stato avvistato per l’ultima volta sulla verticale dell’estuario del Tamigi, ampiamente fuori rotta. Pare si sia lanciata col paracadute e, finita in mare, non sia stato possibile salvarla. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Sulla sua morte sono state formulate diverse teorie, la vera ragione del volo è tenuta segreta dal governo britannico e alcune prove suggeriscono che portasse qualcuno a bordo e che fosse implicata in un’operazione sotto copertura.

Nel 1999, un ex pilota della RAF ha sostenuto di aver abbattuto l’aereo scambiandolo per un velivolo nemico.

La sua fine resta ancora avvolta nel mistero mentre le sua gesta sono state ricordate in canzoni, premi e film.

Le sono state intitolate strade in Inghilterra e in Australia, un aereo di linea  porta il suo nome e le è stata dedicata una statua di fronte al luogo dove è scomparsa. Il suo aereo è esposto al Museo delle Scienze di Londra mentre alcuni cimeli legati alla sua vita e alle sue imprese sono esposti al museo di Sewerby Hall. Un festival in suo onore si tiene ancora ogni anno.

La disegnatrice Lizzy Hobbs ha realizzato un corto animato interamente composto da caratteri stampa realizzato con una Underwood 315, una macchina da scrivere dell’epoca.

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