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Begum Rokeya

Begum Rokeya

Si definiscono musulmani e tuttavia vanno contro lo stesso principio base dell’Islam che riconosce uguale diritto all’istruzione. Se gli uomini non vengono deviati una volta istruiti, perché allora le donne dovrebbero?

Begum Rokeya scrittrice, attivista e educatrice, viene considerata la prima femminista del Bangladesh.

Attraverso i suoi lavori, discorsi, iniziative, denunciava le ingiustizie, sensibilizzava le donne allo studio e a ribellarsi alla propria condizione

Il suo vero nome era Rokeya Sakhawat Hossain. Nacque a Rangpur, in Bangladesh, il 9 dicembre 1880, suo padre era uno zamindar (ricco proprietario terriero) e un intellettuale multilingue che ebbe quattro mogli e vari figli e figlie.

A 18 anni, sposò un vedovo trentottenne che si era laureato in Inghilterra ed era membro della Royal Agricultural Society of England. L’uomo, con idee liberali, l’aveva incoraggiata a studiare l’inglese e a scrivere.
La sua prima opera letteraria è datata 1902, saggio scritto in bengalese intitolato Pipasa (Sete) con il nome di Mrs R S Hossain. Successivamente ha pubblicato Matichur (1905) e Il sogno di Sultana del 1908, considerato il suo libro più importante e una pietra miliare per la letteratura femminista. Romanzo utopico e satirico di grande denuncia sociale ambientato a Ladyland, una terra di donne, nella quale gli uomini avevano perso potere a causa della loro arroganza e incapacità. Un mondo al contrario che dona alle donne autorevolezza e possibilità di espressione e comando. 
Begum Rokeya, nel corso degli anni, ha collaborato con numerose riviste.
Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1909, ha fondato a Calcutta una scuola superiore femminile che ha diretto fino alla sua morte. Andava di casa in casa per convincere i genitori a mandare le loro figlie a scuola.
Nel 1916 ha fondato l’Associazione delle donne islamiche, organizzazione che combatteva per l’istruzione e l’occupazione delle donne, promuovendo riforme sociali basate sugli insegnamenti originali dell’Islam che, riteneva fossero andati perduti nel tempo.

Nella sua carriera ha pubblicato racconti, poesie, saggi, romanzi e scritti satirici, con un personale stile letterario caratterizzato da creatività, logica e tanta ironia. Nelle sue opere denunciava i privilegi di cui godevano gli uomini a discapito delle donne ostacolate e discriminate da leggi ingiuste e maschiliste. Incitava le giovani a studiare, perché solo l’istruzione avrebbe potuto dare loro maggiori opportunità di riscatto.

Begum Rokeya ha lottato strenuamente per i suoi ideali, nonostante le tante difficoltà e ostacoli che le si posero davanti nel suo cammino.

Nel 1926, ha presieduto la Women’s Education Conference a Calcutta, il primo importante sforzo per riunire le donne a sostegno del diritto all’istruzione.

Ha anche attaccato fortemente il velo islamico, che considerava indumento di oppressione e segregazione femminile, tematica ripresa anche in The secluded ones, identificandolo come l’esempio più chiaro di come l’uomo intenda recludere i diritti delle donne, causando la loro morte identitaria.

La maggior parte delle sue opere, utopiche e femministe, sono state scritte in bengalese affinché potesse trasmettere al meglio il suo sentimento di denuncia e arrivare direttamente nel cuore di tutte le sue connazionali. Scelse, invece, di scrivere Sultana’s Dream in inglese, come se questa “terra di donne” si trovasse necessariamente al di fuori della sua cultura, in Occidente.

Ha partecipato a dibattiti e conferenze riguardanti i progressi delle donne fino alla sua morte, avvenuta a Calcutta il 9 dicembre 1932, subito dopo aver presieduto alla Indian Women’s Conference.

Il Bangladesh ha istituito a Rangpur la prima università pubblica denominata in suo onore, la Begum Rokeya University. Le sono stati intitolati anche parchi, edifici pubblici, statue, strade e centri culturali.

Ogni anno, il 9 dicembre, in Bangladesh si celebra il Rokeya Day, che commemora la sua vita e gesta. In quel giorno, viene conferito il Begum Rokeya Padak, un premio alle donne che hanno dato un contributo eccezionale nella lotta per il riconoscimento dei propri diritti.

La sua figura e attivismo sono ancora oggi di grande ispirazione per tutte le donne bengalesi, in patria e all’estero, che sono costrette a lottare per occupare un posto da protagoniste nella società.

 

#unadonnalgiorno

 

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