Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione.
Emma Goldman, attivista e saggista, figura eroica e affascinante, ha svolto un importante compito nella diffusione del pensiero anarchico.
Ha tenuto conferenze e partecipato a scioperi in tutti gli Stati Uniti, è stata più volte arrestata e infine espulsa dal paese. Ha girato il mondo e fatto sue le rivendicazioni di ogni popolo con cui è entrata in contatto.
Ha teorizzato che la liberazione delle donne doveva passare attraverso la rottura delle coercizioni esterne, l’acquisizione del diritto di voto, l’indipendenza economica ma, soprattutto, attraverso la rottura delle costrizioni interne, psicologiche ed emotive.
Introducendo un tema importantissimo nel pensiero femminista successivo, ha sostenuto che l’azione politica doveva partire dall’esperienza soggettiva, dalla biografia, dal corpo, dalla sessualità, da un rinnovamento interiore.
La storia ci ha insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla. Perciò sarà molto più importante per lei cominciare con la sua rigenerazione interna, facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni e abitudini. La richiesta di uguali diritti in tutti i campi è indubbiamente giusta, ma, tutto sommato, il diritto più importante è quello di amare e di essere amata. Se dalla parziale emancipazione si passerà alla totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita con la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie e madre, debba comunque essere schiava o subordinata. Bisognerà farla finita con l’assurda concezione del dualismo dei sessi, secondo cui l’uomo e la donna rappresentano due mondi agnostici.
Nata da una famiglia di origine ebraica a Kaunas, in Lituania, allora provincia dell’impero russo, il 29 giugno 1869, da adolescente era emigrata negli Stati Uniti.
Si era avvicinata al movimento operaio con la campagna politica seguita alle vicende dei Martiri di Haymarket di Chicago del 1886. A partire da questo episodio, che aveva visto l’esecuzione di cinque anarchici per punire il movimento di emancipazione del lavoro, aveva aderito con determinazione agli ideali anarchici e alla causa della classe operaia.
Fondamentale era stato l’incontro con Johann Most che curava la pubblicazione del periodico Freiheit e che ne aveva scoperto l’abilità oratoria, spingendola a tenere le sue prime conferenze in russo e in tedesco.
Nel 1892 con il suo compagno di vita e lotta Alexander Berkman, ha attentato alla vita di un padrone responsabile della morte di alcuni operai durante uno sciopero ed è stata arrestata per la prima volta
Oggetto delle pericolose attenzioni della polizia, che spesso sabotava gli incontri a cui era invitata per parlare, nel 1894 venne condannata a un anno di carcere per aver incitato alla sovversione un gruppo di disoccupati nel corso di un comizio.
Red Emma, come veniva chiamata dalla stampa che ne seguiva le vicissitudini, nel 1906 ha iniziato a pubblicare la rivista anarchica Mother Earth e l’anno seguente ha partecipato al Congresso Internazionale Anarchico di Amsterdam, dove era entrata in contatto con i principali esponenti dell’anarchismo mondiale.
Nelle pieghe dei rapporti con gli uomini si è costruita la sua coscienza femminista che ha criticato severamente le riformiste che non combattevano, assieme alla cultura patriarcale, a tutte le forme di dominio, sfruttamento e gerarchia.
Nonostante i suoi compagni la invitassero a occuparsi dei problemi dei lavoratori più che della sessualità, pensava che la sudditanza delle donne era troppo radicata per poter essere superata attraverso concessioni esclusivamente economiche o giuridiche. Aveva visto troppi corpi devastati e spiriti distrutti dalla schiavitù sessuale per ritenerla una questione secondaria.
Così, tra le tante battaglie accanto alle lavoratrici, alle prostitute, alle partorienti povere come infermiera nel Lower East Side di New York, pionieristica è stata la sua militanza per il controllo delle nascite.
Negli Stati Uniti era in vigore dal 1873 il Comstock Act, uno statuto federale che proibiva la pubblicazione o la circolazione di materiali informativi, definiti osceni, che riguardavano la contraccezione e l’aborto.
Consapevole che il controllo delle nascite era essenziale per la libertà, oltre che sessuale (nel sesso vedeva una delle più libere espressioni della persona, e non doveva essere quindi limitato alla sola funzione procreativa), anche economica delle donne e delle famiglie (allora spesso talmente numerose da renderne impossibile il sostentamento), aveva cominciato a diffondere le sue idee in una serie di conferenze e comizi assai partecipati.
Sua compagna di lotte è stata l’infermiera Margaret Sanger, divenuta poi la leader della battaglia e che per prima, nella sua rivista The Woman Rebel, ha coniato l’espressione controllo delle nascite.
Arrestate più volte, riuscirono a trasformare quei fermi in occasioni per fare pubblicità e sensibilizzazione alla loro causa.
Il 28 marzo 1915 è stata arrestata per aver tenuto una conferenza al Sunrise Club di New York durante la quale tra le altre cose aveva spiegato l’uso di metodi contraccettivi.
Era la prima volta nella storia degli Stati Uniti.
Condannata a 15 giorni di lavoro forzato in carcere o al pagamento di una multa di 100 dollari. Aveva scelto il carcere per protesta.
Nel 1919, dopo l’impegno nella lega anti coscrizione che esortava a disertare la chiamata alla Prima Guerra Mondiale, venne considerata dal direttore dell’FBI Edgar Hoover la donna più pericolosa d’America e venne espulsa dal paese.
Al giudice che lesse la sua sentenza, rispose: “considero un onore essere la prima agitatrice politica a essere deportata dagli Stati Uniti”.
Ha passato molti anni da esule in Russia, Germania, Inghilterra, Svezia e Spagna.
Nel 1936 a Barcellona, nella capitale dell’anarchismo catalano e iberico, è stata accanto a rivoluzionari e lavoratori in occasione del comizio internazionale anarchico di solidarietà con la rivoluzione spagnola in corso.
Dopo la vittoria dei fascisti in Spagna si era trasferita in Canada, dove è morta, a Toronto il 14 maggio 1940.
Il braccio dell’autorità ha sempre interferito nella mia vita. Se ho continuato da esprimermi liberamente, è stato nonostante tutte le limitazioni e le difficoltà poste sul mio cammino. In questo non sono stata per niente sola.
Emma Goldman, che ha ispirato libri, film e opere di ogni sorta, è un mito che scavalca i confini del movimento anarchico storico.
Il suo operato ha contaminato il movimento femminista storico e dato indicazioni alla contemporanea visione intersezionale che unisce le multiformi sfaccettature della ribellione: esistenziale, ecologica, di classe e di genere, riflettendo su temi come l’anticapitalismo, l’ateismo, l’antimilitarismo, il libero amore, l’internazionalismo e l’abolizione del carcere.