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Hadizatou Mani ha vinto per tutte le donne schiave in Niger

Hadizatou Mani attivista del Niger

Hadizatou Mani, nata in Niger nel 1984, è un’attivista per i diritti umani. Nel 2009 ha ricevuto l’International Women of Courage Award.

Aveva 12 anni nel 1996, quando fu venduta come schiava per 240.000 franchi CFA ($ 418).

Il suo padrone, sessantenne, l’ha fatta lavorare nei campi, picchiata, violentata e costretta a tre gravidanze.

Nel 2003, la schiavitù è diventata illegale ma il suo carnefice non glielo aveva detto. Più tardi lui, per difendersi, ha cercato di convincere le autorità del villaggio che Hadizatou Mani non era una schiava ma una delle sue mogli.

Quando finalmente è riuscita a ottenere il “certificato di liberazione” nel 2005 si è sposata con un uomo che aveva scelto. Il vecchio padrone l’ha portata in tribunale per bigamia e lei è stata condannata a sei mesi di carcere.

Ma la giovane donna non si è arresa e ha fatto appello. Ha collaborato con Timidria, ONG locale, e Anti-Slavery International, ONG britannica.

Ha portato il caso alla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) che nel 2008 ha decretato che il Niger non ha protetto i suoi diritti, intimando allo stato di pagarle una multa di 10 milioni di franchi CFA.

La Corte d’Appello del Niger ha stabilito che il suo primo matrimonio non è mai stato valido e che tutti i matrimoni con la “quinta moglie” sono illegali, concludendo così la lunga battaglia da parte di Hadizatou Mani e creando un precedente per altre connazionali.

L’usanza della “quinta moglie” – nota anche come wahayaè quando oltre alle quattro mogli consentite dall’Islam, gli uomini ricchi prendono altre mogli non ufficiali che vivono come schiave domestiche e sessuali.

Una vittoria per la difesa dei diritti umani e in particolare per la lotta contro la schiavitù.

Circa 133.000 persone in Niger, un paese di 20 milioni, vivono come schiavi moderni, secondo il Global Slavery Index 2018 della Walk Free Foundation.

È stato molto difficile sfidare il mio ex padrone e parlare quando la gente ti vede soltanto come una schiava. Ma sapevo che questo era l’unico modo per proteggere mia figlia dallo stesso destino. Nessuno merita di essere schiavizzato. Siamo tutti uguali e meritiamo di essere trattati allo stesso modo, nessuna donna dovrebbe soffrire come me“.

La determinazione di questa giovane attivista impegnata nella lotta per sensibilizzare e liberare le schiave sessuali nel suo paese, l’ha salvata da un tragico destino e ha iniziato una nuova epoca, in cui si spera, questa assurda pratica venga debellata completamente e il prima possibile.

#unadonnalgiorno

 

 

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