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Jacinda Ardern premier della Nuova Zelanda esempio contro il contagio da Coronavirus

Jacinda Ardern premier Nuova Zelanda esempio contro il contagio da Coronavirus

Jacinda Ardern è la premier della Nuova Zelanda dal 26 ottobre 2017 e la leader del Partito Laburista.

Al momento del suo insediamento come prima ministra aveva 37 anni, era la più giovane donna a capo di un governo al mondo.

Il 15 marzo 2019, dopo l’attentato di stampo islamofobo in cui 50 persone musulmane in preghiera persero la vita nel corso di due sparatorie, nella moschea di Al Noor e nel centro islamico di Linwood, ha pronunciato in Parlamento un solenne discorso di commemorazione in cui ha parlato anche dell’autore della strage.

È un terrorista. È un criminale. È un estremista. Ma quando parlo sarà senza nome. E imploro tutti voi e tutti quanti: pronunciate forte il nome di chi è rimasto senza vita, non quello di chi gliel’ha tolta, la vita. Forse cercava notorietà, ma noi in Nuova Zelanda non gli daremo nulla. Nemmeno il suo nome.

Ed è stato proprio durante il massacro di Christchurch e nei mesi successivi, che la prima ministra venne lodata per la risolutezza con cui aveva agito.

Ora, durante la pandemia da Coronavirus, nonostante nel suo Paese i contagiati siano solo poco meno di 300 e non sia stato registrato ancora nessun decesso, il suo atteggiamento dovrebbe essere preso a modello come risposta all’emergenza.

Senza minimizzare o allarmare, senza hashtag o decreti confusionari, Jacinda Ardern ha convocato il Parlamento mettendo la Nuova Zelanda in lockdown per quattro settimane, restringendo al minimo i servizi essenziali attivi e facendo affiggere sulle autostrade cartelloni riportanti avvisi sulla sanità pubblica: «Sii gentile, mantieni la calma e ricordati che è per il tuo bene».

Così nel giro di un giorno, nelle città come Auckland, le strade si sono svuotate totalmente, senza alcun intervento da parte della polizia.

Intanto su Facebook, la premier ha esortato i neozelandesi a “comportarsi come se avessi il COVID-19”, spiegando le ragioni del blocco. Ha detto di non scoraggiarsi, invitando a riflettere sul fatto che le misure sulla distanza sociale hanno avuto un impatto positivo negli altri Paesi, anche se non immediato.

Ogni ora che aspettiamo, che andiamo contro agli ordini del governo, è una persona che si ammala in più, altre due, altre tre. Non possiamo aspettare. Staremo a casa, ma questo non significa essere inutili, senza occupazione da svolgere, senza niente da fare: il lavoro è quello di salvare vite, e lo si può fare stando nelle proprie abitazioni, rompendo la catena dei contagi.

#unadonnalgiorno

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