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Mariella Mehr

Mariella Mehr

La mia mente non è un conto vincolato su cui posso addebitare le nostre memorie, per poi continuare a vivere allegramente, libera da tutti i ricordi. Ognuno dei miei giorni è un tentativo nuovo d’imparare a vivere con questi ricordi, i tuoi e i miei, e il ricordo della storia del nostro popolo, senza esserne distrutta.

Mariella Mehr è stata una scrittrice e poeta svizzera di etnia Jenisch.

Una storia incredibile la sua, costellata da atroci sofferenze nonostante le quali ha trovato la forza di reagire e lottare, trovando rifugio nella scrittura.

Nata a Zurigo, il 27 dicembre 1947, è stata vittima, da piccolissima, del programma eugenetico Enfants de la grand-route, promosso dal Governo svizzero nei confronti di bambini e bambine appartenenti a famiglie di etnia nomade che, dal 1926 al 1972, attraverso sterilizzazioni di massa e altre atrocità, cercava di estirpare “la piaga” della società.

A sei anni è stata tolta a sua madre che venne sterilizzata e internata in un istituto psichiatrico per curare “il gene nomade.
Anche lei, a soli nove anni, è stata mandata in un istituto psichiatrico, dove ha subito il primo di una lunga serie di elettroshock.
Maltrattata, violentata e torturata. A 18 anni ha avuto un figlio che le hanno tolto, per poi sterilizzarla.
Dagli anni ’70, ha formato un’associazione di famiglie Jenish con le quali si è battuta per quantificare e documentare gli abusi, renderli noti all’opinione pubblica. È riuscita a ottenere l’abolizione del programma, la fine delle sterilizzazioni e le scuse ufficiali dello stato svizzero.
Dal 1975 ha pubblicato prima come giornalista, poi come scrittrice, molti articoli e libri. Nel 1981 ha pubblicato il suo primo romanzo Steinzeit, tradotto in italiano con il titolo di Silviasilviosilvana in cui analizza le sue vicissitudini e il cui titolo voleva mettere in risalto la perdita di identità di una donna maltrattata e segregata.
Ha raccontato il dolore, la rabbia, la sofferenza, la lotta, la fragilità in un modo unico, bellissimo e devastante.
Il libro autobiografico Labambina ricostruisce la storia fatta di violenze, anche da parte di un medico, abusi, orfanotrofi, carcere minorile, famiglie affidatarie, terapie chimiche di una giovane considerata appartenente a un’etnia tarata.

L’opera letteraria di Mariella Mehr esiste perché un mondo fatto di leggi razziali, programmi eugenetici, della perseveranza nell’eliminazione di chi non è conforme a una rappresentazione, voleva che lei non esistesse.

La sua scrittura, precisa, nitida, asciuttissima è stata indissolubilmente attaccata al desidero di rinascita, di esistere, di essere, attraverso le parole, lo spazio della sua salvezza.

Ha narrato la sua storia, mescolata alle altre, in un canto corale di denuncia e constatazione dell’umana crudeltà.

La sua poesia parla del non essere, del non esistere per una società che l’ha considerata una piaga, una radice marcia da estirpare, un errore della natura.

Dal 1996 si è trasferita in Toscana diventando testimone autorevole della persecuzione subita dagli Jenisch e dalle altre etnie nomadi.

È stato grazie a Mariella Mehr che una pagina drammatica del genere umano è venuta alla luce. Grazie alla sua perseveranza, determinazione, alla necessità di dire e al suo grande amore per la letteratura.

Invitata dai media di tutta Europa, ha partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive facendo luce su uno dei periodi più bui della storia della Svizzera del XX secolo e delle discriminazioni nel mondo.

Per l’impegno per i diritti delle minoranze e dei gruppi emarginati, nel 1998, ha ricevuto la laurea honoris causa dalla Facoltà di Storia e Filosofia dell’Università di Basilea.

Sulle vicende della sua vita, la regista Valentina Pedicini ha fatto un film, Dove cadono le ombre presentato, nel 2017, alla Mostra del Cinema di Venezia.

Mariella Mehr ha lasciato la terra il 5 settembre 2022 a Zurigo.

#unadonnalgiorno

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