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Mary Quant

Mary Quant
Mary Quant 1965 (Photo by Keystone/Getty Images)

Ho sempre disegnato abiti fin da piccola perché non mi piaceva com’erano, paralizzanti e innaturali. Il buon gusto è morte, la volgarità è vita.

Mary Quant la rivoluzionaria stilista che, con la minigonna, ha messo su stoffa la liberazione sessuale.

Nata in un sobborgo di Londra l’11 febbraio 1930, i suoi genitori erano insegnanti scozzesi che probabilmente agognavano per lei lo stesso destino. Sin da bambina, cuciva abiti per le sue bambole e poi per le sue amiche.

Seguendo la sua passione aveva studiato illustrazione alla Goldsmiths di Londra, ribelle e anticonformista a sedici anni andò via di casa. Nel 1955 insieme al marito, il fotografo Alexander Plunket Greene, aprì il suo primo negozio, il Bazaar di Kings Road che in breve divenne un vero e proprio luogo di culto per la generazione degli Swinging Sixties, le tendenze londinesi degli anni Sessanta che puntavano a un cambiamento all’insegna dell’ottimismo e dell’edonismo, che portarono a nuove creazioni artistiche e culturali, i Beatles, la subcultura Mod, l’attivismo politico del movimento anti-nucleare e la liberazione sessuale.

La frattura con il vecchio mondo cominciò a essere rappresentata dal look, quindi da ciò che appariva all’esterno per indicare una rivoluzione molto più ampia. I maschi iniziarono a farsi crescere i capelli e le ragazze, invece, a tagliare capelli e centimetri di stoffa dalle loro gonne, mostrando per la prima volta le gambe.

Le minigonne di Mary Quant, anche se probabilmente non sono state inventate da lei, ma partirono dal suo piccolo negozio nel 1963, per conquistare, in breve tempo, l’attenzione internazionale, diventando la tangibile rottura tra le vecchie e nuove generazioni.

Col suo Ginger Group ha esportato i suoi prodotti negli Stati Uniti facendo una vera e propria fortuna.

Mary Quant è stata una fashion designer talentuosa e visionaria, che ha creato abiti assolutamente anticonformisti per tutte le tasche. Righe diritte, pochi bottoni e zip cucite in posti dove non lo erano mai state.

In un’epoca bigotta e paternalistica, in cui per legge esisteva ancora il capo famiglia e le persone omosessuali erano punite penalmente, migliaia di giovani donne iniziarono a uscire di casa con metà coscia scoperta e gli stivali alti. Una concezione del corpo femminile libero dall’oscurantismo patriarcale che ha segnato un punto di non ritorno.

In anni di conquiste dei diritti delle donne, ben prima che scoppiasse il Sessantotto, Mary Quant, stilista controcorrente, con lungimiranza e spregiudicatezza ha inflitto un colpo al cuore al maschilismo patriarcale.

La minigonna ha segnato un’epoca e creato non poche opposizioni, religiose e culturali, diventando l’emblema della perdizione e del malcostume.

In realtà, ha rappresentato una sorta di autogoverno del corpo che sgretolava l’immagine sottomessa e materna aprendo le porte alla sensualità, che reinventava il corpo femminile imperversando nelle strade di tutto il mondo, in maniera irriverente e ribelle, pregiudicando per sempre il potere maschile di decidere ancora del corpo femminile.

Mary Quant vestiva la donna in un’ottica funzionale alla vita frenetica della modernità, proponeva acconciature con tagli geometrici e asimmetrici, ha lanciato una linea di cosmetici e di calzature, creato impermeabili in Pvc dai colori elettrici, tute, pantaloni, collant sgargianti, che poggiavano sulle forme del corpo senza seguire le plasmazioni feticistiche maschili. Famose sono le sue scarpe e i suoi occhiali, le calze col fiore a cinque petali, l’intimo col suo logo.

L’emblema del suo stile e la sua testimonial per eccellenza è stata Twiggy, la prima top model fuori dagli schemi, esile e quasi androgina, aderente a un’idea liberatoria del corpo femminile che fino ad allora doveva essere morbido e pieno di curve. Certo non poteva immaginare, al tempo, i danni che l’ideale di magrezza estrema avrebbe portato nel mondo della moda e della società in generale.

Nonostante uscisse totalmente fuori dagli schemi culturali dell’epoca, la BBC le dedicò un documentario e, nel 1966, venne nominata Cavaliere della Corona Britannica dalla Regina Elisabetta, dalla quale arrivò con minigonna e caschetto, che ricordava l’acconciatura di Giovanna d’Arco, la prima grande ribelle della storia.

Ha scritto ben due autobiografie, una nel 1967 Quant by Quant e Quant by Quant: the Autobiography of Mary Quant, nel 2012.

Nel 1988 ha disegnato gli interni dell’auto Mini, che, si pensa, sia stata in qualche modo, un modello d’ispirazione in quanto un veicolo piccolo e scattante che segnava una nuova epoca.

Nel 2000 ha ceduto la sua azienda di cosmetici a un gruppo giapponese.

Nel 2014 è stata nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico “per i servizi alla moda britannica

Nel 2019, il Victoria & Albert Museum di Londra le ha dedicato la prima retrospettiva internazionale che ripercorreva la sua storia dal 1955 al 1975.

Si è spenta il 13 aprile 2023 nella sua casa nel Surrey.

Potrebbe sembrare banale o superficiale, ma di fatto, Mary Quant ha contribuito alla liberazione delle donne, ha offerto un nuovo modo di presentarsi al mondo e segnato indiscutibilmente un’epoca. 

Tutte le nostre mamme portavano la minigonna, cosa inammissibile per le loro madri.

Era una questione di moda, sicuramente, ma sappiamo bene che l’evoluzione del costume ha segnato la storia dell’umanità, delle libertà e delle affermazioni o negazioni dei diritti, soprattutto femminili.

 

#unadonnalgiorno

 

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