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Maryse Condé

Maryse Condé

Maryse Condé è stata la scrittrice, giornalista, accademica e drammaturga che ha, più volte, sfiorato il Premio Nobel per la letteratura.

In compenso, nel 2018, anno in cui l’accademia ne aveva sospeso l’assegnazione, è stata insignita del New Academy Prize in Literature, che è ritenuto il Nobel Alternativo.

I suoi libri parlano di radici, schiavitù, rapporti tra i sessi e delle molteplici identità nere.

Ha insegnato a Berkeley e Harvard e fondato e diretto il primo Centro di studi francofoni alla Columbia University.

Ha pubblicato circa venti romanzi, in italiano sono stati tradotti, tra gli altri, Le muraglie di terra, La terra in briciole, La traversata della mangrovia, Io, Tituba strega nera di Salem, Vita perfida (vincitore nel 1988 del Premio Anaïs Nin dell’Académie Française) e l’autobiografia La vita senza fard.

Ha scritto racconti e recensioni per riviste letterarie e tenuto rubriche per la BBC e Radio France Internationale.

Nata col nome di Maryse Liliane Appoline Boucolon, l’11 febbraio 1934 a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, era la più giovane di otto fratelli e sorelle di una famiglia borghese. Suo padre aveva contribuito. a fondare la banca delle Antille e sua madre era stata una delle prime insegnanti nere della sua generazione.

Ha vissuto un’infanzia privilegiata lontana dal concetto di identità e colonialismo, in casa si parlava francese e non creolo e si aveva accesso a libri e cultura. 

Solo quando si è trasferita a Parigi, a diciannove anni, per terminare gli studi, ha realizzato che il colore della sua pelle era una discriminante.

Capivo di non essere né francese né europea. Che appartenevo a un altro mondo e che dovevo imparare a strappare le bugie e a scoprire la verità sulla mia società e su me stessa“, ha ricordato nel documentario Una voce singolare a lei dedicato nel 2011.

È stato in Francia che ha conosciuto la negritudine, il vero significato del colonialismo e iniziato ad approfondire, con diversi articoli, la sua condizione di donna creola muovendo i suoi primi passi nell’ambiente dell’attivismo culturale internazionale.

Dopo aver avuto un figlio con un giornalista e attivista haitiano ammazzato per essersi opposto al regime, ha sposato l’attore Mamadou Condé da cui ha preso il cognome e con cui ha vissuto in Africa.

Dopo diversi anni passati a insegnare in Costa d’Avorio, Guinea e Ghana, da cui è stata espulsa accusata di essere una spia dopo il colpo di stato, si è trasferita a Londra dove ha lavorato per la BBC come esperta di cultura africana.

In Senegal ha lavorato come traduttrice per l’Istituto di Sviluppo Economico e Pianificazione, per il Ministero della Cooperazione Francese e insegnato in un liceo di Kaolack, città in cui ha incontrato quello che sarebbe diventato il suo secondo marito, Richard Philcox.

Grazie al suo lavoro di critica letteraria presso Présence africaine, rivista e casa editrice panafricana, ha avuto modo di incontrare diversi esponenti del mondo culturale che l’hanno spinta a tornare all’università, alla Sorbonne, dove si è laureata in letteratura e studi comparati nel 1976, anno in cui ha pubblicato il libro Hérémakhonon e tenuto una conferenza sulla letteratura femminile in Guadalupa e Martinica.

Per Radio France Internationale ha condotto un programma in cui approfondiva e faceva conoscere i grandi rappresentanti della cultura rivoluzionaria nera.

In seguito al successo di Ségou, nel 1985, libro che ha venduto milioni di copie e l’ha resa nota a livello internazionale, si è divisa tra l’insegnamento negli Stati Uniti e il soggiorno a Guadalupa, alla ricerca delle sue origini.

Il ritorno al paese natale è stato una costante di gran parte della sua opera successiva in cui ha eviscerato il senso identitario della creolità antillese.

Tornata in Francia, è stata presidente del Comitato per la memoria della schiavitù, organismo che ha fortemente voluto creato, per appoggiare la piena applicazione della Legge Taubira che nel 2001 ha riconosciuto la Tratta atlantica degli schiavi africani come crimine contro l’umanità.

Nel 2020, è stata insignita della Legion d’Onore.

Negli ultimi anni della sua vita ha vissuto in un piccolo villaggio provenzale nel sud della Francia, dove si è spenta a novant’anni, il 2 aprile 2024, lasciandoci l’esempio di come si possa raccontare la storia da un’altra prospettiva.  

 

#unadonnalgiorno

 

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