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Moira Millán

Moira Millan indigena mapuche

Mi è toccato essere donna indigena nel peggiore dei paesi dell’indo America. In Argentina abbiamo l’omissione totale e assoluta dell’eredità indigena. Credo che bisognerebbe creare un nome specifico per questo tipo di violenza che è la negazione stessa della vita. È drammatico dover continuare a lottare per affermare la tua esistenza mentre tutto quello che ti circonda, istituzionalmente parlando, lo nega. Nella narrazione statale ci hanno letteralmente sterminato e, quindi, non esistiamo.

Moira Millán, indigena mapuche argentina, attivista e femminista, lotta da una vita per la difesa delle donne, della terra e della sua popolazione. 

È una delle leader del movimento di recupero delle terre ancestrali indigene, in particolare quelle occupate dal Gruppo Benetton, diritto riconosciuto dall’emendamento del 1994 della Costituzione dell’Argentina. Fa parte del movimento femminista Ni una menos

Nata a El Maitén, provincia di Chubut, nell’agosto 1970, è cresciuta in una famiglia di cinque fratelli. Per il lavoro del padre, si erano trasferiti a Bahía Blanca in una villa miseria abitata principalmente da popolazioni indigene.

Impiegata come domestica da quando aveva dodici anni, ha subito molestie sessuali dai suoi datori di lavoro. Successivamente si è trasferita in Brasile per diffondere attivamente il suo credo evangelico e dove ha fatto parte attiva del Partito dei Lavoratori.

Nel 1988, ha deciso di recuperare le sue radici ed è tornata nelle terre da cui la sua famiglia proveniva, nella provincia di Rio Negro.

Nel 1992 è entrata a far parte dell’Organizzazione Mapuche Tehuelche October.

Nel 1999 si è trasferita in un territorio ancestrale Mapuche di 150 ettari, sulle rive del fiume Palena, dove ha fondato la comunità Pïllan Mahuiza che, si oppone al progetto di costruire in quell’area una grande diga, che allagherebbe completamente i loro terreni. 

È stata co-autrice e protagonista del documentario Pupila de mujer, mirada de la tierra, presentato nel 2012 sulle televisioni pubbliche di diversi paesi sudamericani e che affronta in una prospettiva di genere il problema dell’identità e la lotta per il territorio dei popoli indigeni. 

È stata tra le organizzatrici della prima Marcia delle Donne Native per il Buon Vivere nel 2015, rappresentando 36 nazioni.

Nel 2018 ha contribuito a fondare il Movimento delle donne indigene per il buon vivere, di cui è coordinatrice e referente

Nel 2018, nell’ambito del 33° Incontro Nazionale delle Donne, ha coordinato un workshop dal titolo “Le donne e l’autodeterminazione dei popoli”, in cui è stato proposto l’uso del termine plurinazionale per spiegare la presenza e partecipazione delle donne indigene

Nel 2018 è stata accusata di coercizione aggravata per aver partecipato alle proteste contro la scomparsa e l’omicidio di Santiago Maldonado, attivista argentino scomparso il 1° agosto 2017, dopo che la Gendarmeria nazionale ha disperso una manifestazione contro le attività del Gruppo Benetton. È stata assolta dalla Corte federale di giustizia di Comodoro Rivadavia, nel 2019. 

Ha scritto il libro El tren del olvido.

Moira Millán si auto definisce una weichafe che letteralmente si traduce come guerriera, ma nella sua lingua ha il significato di donna che difende il proprio popolo e proprio territorio.

Con questo spirito, a 18 anni, ha assunto la sua missione in difesa della sua terra, concetto ampio e olistico che rimanda a un ecosistema tangibile e uno percettibile.

Denuncia da anni il meccanismo di violenza contro l’identità della sua popolazione, processo che obbliga alla clandestinità per esercitare la propria spiritualità, parlare la propria lingua, curarsi in modo naturale, partorire secondo le pratiche ancestrali.

La negazione non implica solo escluderci dalla narrativa storica, la negazione significa non riconoscere che siamo qui, togliendoci il diritto all’esistenza: è una vera e propria prassi genocida e un epistemidicio.

Una guerriera forte e determinata che ha ben chiaro cosa vuole e per cosa lotta e non si piega nemmeno davanti alle tante minacce contro la sua vita e quella delle sue figlie.

#unadonnalgiorno

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