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Letizia Battaglia, la fotografa dell’anima siciliana

Letizia Battaglia fotoreporter

Una fotografia deve avere dietro di sé un pensiero: c’è sempre un rapporto emotivo con la realtà che si osserva; spesso sbaglio esposizione, inquadratura: vado avanti lo stesso fino all’immagine giusta, giusta per me;
mi avvicino molto con l’obiettivo, uso il grandangolo; il mio mestiere è quello di documentare. I morti di mafia? L’odore del sangue non mi ha più abbandonato.

Letizia Battaglia, è stata la prima fotoreporter italiana divenuta famosa in tutto il mondo grazie ai suoi scatti.

La fotografia è stata la sua missione, la sua arma di ribellione.

Fotografa di mafia, è stata la prima europea, insignita a New York del Premio Eugene Smith, il celebre fotografo di Life.

In cinquant’anni, con la sua Leica M2, sempre in bianco e nero, ha documentato potere criminale, prepotenza e corruzione, sangue.

Letizia Battaglia è nata a Palermo il 5 marzo 1935. Si è sposata a 16 anni, ma non andò bene, lui le sparò dopo averla trovata con un altro. Solo all’età di 38 anni, ebbe la forza di lasciarlo e trasferirsi a Milano, per prendere in mano la sua vita.

Nel 1974, è tornata a Palermo e insieme a Franco Zecchin ha dato vita all’agenzia L’informazione fotografica. Ha lavorato al giornale locale l’Ora per parecchi anni.

Si è confrontata con la dura realtà di una città, di una regione, spaccata dalla mafia, dal clientelismo, dalla politica, dalla povertà. Sono passate alla storia le sue immagini di cronaca scattate un momento dopo il fatto, in una città insanguinata dai delitti di mafia. Unica donna fra i colleghi fotografi, che cercava un varco con l’obiettivo in mano, spintonata, respinta, dirottata verso l’angolo dove donne dal volto coperto con il velo nero piangevano e si abbracciavano (e il suo obiettivo ha testimoniato anche quel dolore).

Il suo enorme senso di responsabilità la richiamava verso il pericolo, ovunque ci fosse bisogno della sua fotografia.

Sempre per strada, ha documentato gli Anni di Piombo, le speculazioni edilizie del Sacco di Palermo e degli assassinii mafiosi: quello di Peppino Impastato, di Piersanti Mattarella, del generale Dalla Chiesa. ​Ha fotografato l’Hotel Zagarella, in cui Andreotti venne ritratto con i fratelli Salvo, l’assassinio del giudice Terranova, i maxi processi.

Il suo impegno di fotografa dentro e fuori al giornale è continuato fino al 1992, anno degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando ha interrotto la sua carriera da fotoreporter senza mai abbandonare la lotta, concentrandosi su attività  di sensibilizzazione e divulgazione.

Una enorme parte del suo lavoro è dedicata alle persone comuni, bambini e donne per prime.

I suoi soggetti sono ritratti tra le strade granitiche della città da un occhio che non invade il loro spazio, come se la fotografa stesse cercando di non spaventarli per non perderne l’autenticità.

Lo sguardo di Letizia Battaglia non giudica e non critica, non infierisce, non è crudele né cerca di abbellire le cose. Ferma la realtà per quella che è con un risultato elegante e attento, con grande sensibilità e cura.

Il suo obiettivo ha fermato miseria, disordine, contrasti, quartieri degradati e splendidi palazzi, volti strafottenti e sguardi intimoriti. Non cercava la bella immagine o l’inquadratura perfetta ma gli sguardi, che ha trovato soprattutto nelle donne e nei bambini, i suoi soggetti preferiti.

Non c’è un solo sguardo sereno nei volti fotografati da Letizia.

Insieme al collega e compagno per vent’anni Franco Zecchin è andata in giro per città e paesi della Sicilia, nelle piazze e nelle strade, con mostre ambulanti.

Attiva in politica, nel partito dei Verdi, con il sindaco Leoluca Orlando è stata assessora, consigliera e consulente.

Ha diretto con Simona Mafai la rivista femminista bimestrale Mezzocielo.

Dopo gli anni da fotoreporter, ha iniziato a  fotografare corpi di donne.

Il corpo femminile mi piace. Fotografo le donne con amore. Il nudo ha a che fare con la sincerità, con la bellezza autentica. Ho pensato: Palermo nuda è meravigliosa. Una specie di opposizione ai fatti mafiosi, al patriarcato. Il corpo maschile non mi dice niente fotograficamente, e neanche il volto degli uomini.

Letizia Battaglia è stata anche protagonista di un film, Shooting the Mafia, che racconta il suo percorso lavorativo, cominciato a 40 anni.

Nel 2017 ha aperto il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, un archivio storico che raccoglie gli scatti di oltre 150 fotografi/e.

Fino all’ultimo istante si è battuta per realizzare il suo sogno, la redenzione della sua amata città.

Si è spenta il 13 aprile 2022 a Cefalù.

#unadonnalgiorno

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