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Ré Soupault

Ré Soupault fotografa

Ré Soupault è stata una delle più importanti fotografe del XX secolo.

Formatasi alla Bauhaus di Weimar, ha fatto parte dell’avanguardia europea dell’inizio del ventesimo secolo, tra Berlino e Parigi.

È stata anche un’innovativa stilista, viaggiatrice, giornalista, traduttrice letteraria e saggista per la radio. Ha lasciato una corposa eredità costituita da fotografie, scritti, disegni e schizzi di moda.

Nacque col nome di Meta Erna Niemeyer a Bublitz, in Pomerania, il 29 ottobre 1901, in una famiglia conservatrice. Contro il parere dei genitori, nel 1921, entrò a fare parte della Bauhaus di Weimar, considerata la sua famiglia spirituale.

Si fece chiamare “Ré” dal 1924, il nome le fu attribuito da Kurt Schwitters, artista tedesco dadaista.

Nel 1923 ha anche lavorato con il regista d’avanguardia Viking Eggeling al suo film Diagonal Symphony, da lui ha appreso le tecniche cinematografiche poi utilizzate nei suoi successivi lavori.

Dal 1926, sotto lo pseudonimo di Renate Green ha lavorato a Berlino come giornalista di moda e illustratrice per la rivista Sport im Bild. Per questa, si recò a Parigi nel 1929 come corrispondente di moda e iniziò a frequentare gli ambienti dell’avanguardia artistica.

Accantonato per un po’ il giornalismo, nel 1931 fondò il suo atelier di moda Ré Sport, arredato con i mobili del già famoso architetto Mies van der Rohe. Man Ray ne fotografava le collezioni. L’atelier ebbe un notevole successo, vestiva le donne più importanti della capitale francese, disegnava la moda della donna nuova, ideale che ella stessa incarnava, abiti chic e allo stesso tempo pratici e comodi. Ha inventato, tra le altre cose, un vestito che poteva trasformarsi da abito da giorno a sera lungo fino al pavimento. Per rendere accessibile i suoi modelli di alta qualità utilizzava i tessuti dei couturier dell’anno precedente. Questa peculiarità, abbinata alla sua gestione giocosa della teoria del colore e della forma del Bauhaus, ne rivelava il grande talento e creatività. Con le sue creazioni prêt-à-porter, ha rivoluzionato e innovato la scena della moda parigina del tempo.

Dopo un breve matrimonio con il pittore e regista dadaista Hans Richter, nel 1933, frequentando i maggiori esponenti del movimento surrealista, ne conobbe uno dei fondatori, Philippe Soupault, che sposò nel 1936. L’uomo, uno dei più importanti giornalisti francesi dalla fine degli anni ’20, la convinse a seguirlo nei suoi viaggi e fotografare per i suoi articoli. Insieme lavorarono in giro per il mondo. Fu così che Ré Soupault, ha sviluppato il suo occhio per il secondo magico che caratterizza il suo lavoro. Ne è un esempio la foto di una ragazza del 1936 a Madrid prima dell’inizio della guerra civile, che con il pugno alzato imitava la solidarietà operaia degli adulti. 

Nel 1938 la coppia si trasferì in Tunisia perché Philippe Soupault era stato incaricato di dirigere la radio antifascista Radio Tunisi.

Nel paese arabo, Ré Soupault fece foto pubblicate su numerose riviste. Ha fotografato emigranti, pellegrini, nomadi e il palazzo del monarca tunisino. Si è occupata del ruolo delle donne nel mondo islamico, è riuscita anche a entrare nel Quartier reservé, zona chiusa in cui venivano deportate le donne respinte dalle loro famiglie e dalla società che vivevano di prostituzione. Vi ha ritratto donne in stanze quasi vuote catturando i loro sguardi in foto di straordinaria intensità. Durante la seconda guerra mondiale, la Tunisia destituì Philippe Soupault, che nel marzo 1942 venne imprigionato senza processo per sei mesi per presunto alto tradimento. Quando le forze tedesche occuparono Tunisi, la coppia fuggì in Algeria, lasciandosi tutto alle spalle, compresi i negativi fotografici di Rés. La loro casa venne saccheggiata. I due rimasero in Algeria per quasi un anno, fino a quando, Philippe venne incaricato da de Gaulle di creare una nuova agenzia di stampa francese nel Nord, Centro e Sud America. I coniugi si recarono negli Stati Uniti e viaggiarono per tutto il paese fino al 1945, quando si separarono. 

Ré Soupault rimase a New York nello studio che le aveva ceduto Max Ernst. Ha scritto e fotografato reportage di viaggio per International Digest e Travel Magazine.

Il suo ultimo servizio fotografico è stato realizzato nel 1950 nella Germania occidentale sui rifugiati e gli sfollati delle regioni orientali nei centri d’accoglienza.

Tornata a Parigi, nel 1946, la donna iniziò a lavorare come traduttrice letteraria dal francese al tedesco. Tra il 1955 e il 1980 ha scritto numerosi servizi e saggi radiofonici per emittenti tedesche e svizzere.

Insieme a Philippe Soupault, ha realizzato un film su Wassily Kandinsky per la televisione francese nel 1967.

Dal 1973, i coniugi hanno vissuto di nuovo insieme a Parigi nella stessa casa, ma in due appartamenti separati.

L’opera fotografica di Ré Soupault, composta da circa 1.500 negativi e circa 150 stampe d’epoca, inizialmente ritenuta perduta, è stata ritrovata negli anni ’80.

Alcuni dei negativi lasciati a Tunisi durante la fuga, furono trovati da un amico in un mercato, molto, però, è andato perduto. Il fotogiornalismo, i ritratti e le scene di vita quotidiana hanno dominato il suo lavoro fotografico, che colpisce per l’uso di linee rette, la chiarezza, la varietà e le atmosfere atemporali.

Nel 1988 è stato pubblicato il suo libro fotografico Una donna è di tutti. Foto dal ‘Quartier réservé’ di Tunisi. Nel 1994, Paris 1934–1938.

Dopo la morte del marito, nel 1990, Ré Soupault ha vissuto isolata in un piccolo appartamento e lavorato alla pubblicazione del suo diario, scritto ininterrottamente dagli anni Quaranta.

È morta a Versailles il 12 marzo 1996. È stata sepolta nel cimitero di Montmartre.

Il Gropius-Bau di Berlino le ha dedicato una retrospettiva nel 2007. Nel 2011, la Kunsthalle Mannheim ha presentato tutto il suo complesso lavoro nella mostra Ré Soupault. Artista al centro dell’avanguardia, in cui sono state esposte anche le foto di Man Ray in cui la ritraeva durante le sue creazioni di moda.

Il suo diario di una vita è stato pubblicato nel 2018.

È stata una donna che ha vissuto tante vite, si è reinventata mille volte, ha sperimentato ogni forma d’arte.

Un’artista dalla vita straordinaria che è ancora troppo poco conosciuta. 

#unadonnalgiorno

 

 

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