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Yusra e Sarah Mardini

Yusra e Sarah Mardini

Questa è la storia di due sorelle siriane, Yusra e Sarah Mardini, che hanno lo status di rifugiate in Germania dal 2016.

Per gran parte della loro vita sono state vicine in momenti belli e drammatici e poi le loro strade hanno preso diverse e inattese traiettorie.

Nate a Damasco, hanno anche un’altra sorella più giovane, Shahed.

Hanno iniziato a praticare da piccolissime seguendo l’esempio del loro papà.  

In seguito allo scoppio della guerra civile in Siria, era diventato pericoloso vivere nel paese, anche la piscina dove si allenavano è stata bombardata. La casa di famiglia è andata distrutta e hanno perso ogni cosa. 

Per questo motivo, Yusra e Sarah, hanno abbandonato la loro patria nell’estate del 2015, intraprendendo il lungo viaggio che le ha portate in Libano e successivamente in Turchia.

A Smirne, hanno pagato degli scafisti per essere trasportate in Grecia, tentativo fallito che le ha riportate indietro.

In una notte di agosto hanno tentato una nuova traversata su un gommone diretto verso l’isola di Lesbo. Durante il viaggio sono state travolte da un temporale e il natante, sovraffollato, ha iniziato a imbarcare acqua, costringendole a nuotare per mantenere in equilibrio la barca. Il loro sforzo, durato oltre tre ore e trenta minuti, ha permesso al gruppo di profughi di salvarsi da un naufragio e raggiungere le coste greche.

Entrate in Europa, le due sorelle hanno attraversato i Balcani, a piedi e in treno, e trovato accoglienza a Berlino, dove hanno ripreso a praticare il nuoto nella piscina vicina al campo profughi dove vivevano.

Il resto della famiglia, ripercorrendo lo stesso viaggio, è riuscita a riunirsi a loro nella capitale tedesca, dove hanno chiesto lo status di rifugiati.

Nel 2016 Yusra Mardini ha partecipato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nella nuovissima Squadra dei Rifugiati, la sua storia ha fatto il giro del mondo ed è diventata la più giovane ambasciatrice UNICEF.

Ai mondiali di Budapest 2017 ha gareggiato sotto l’egida della FINA come atleta indipendente.

Dal 2020 è ricordata con una targa al Giardino dei Giusti di Milano.

Nel 2021 ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo, sempre nella squadra del Rifugiati.

L’atleta ha anche scritto il libro Butterfly: da profuga ad atleta olimpica. Una storia di salvezza, speranza e trionfo.

Il loro viaggio dalla Siria all’Europa diventerà un film dal titolo The Swimmers.

Ma la storia di Sarah Mardini, sua sorella, ha preso un’altra drammatica svolta.

Non potendo dimenticare quello che aveva vissuto, è tornata a Lesbo nel 2018 e, insieme, a un sommozzatore irlandese, Sean Binder, si è offerta volontaria per aiutare a salvare le persone che tentavano il pericoloso passaggio attraverso il Mediterraneo. Accusati di tratta di esseri umani e appartenenza a un gruppo criminale finanziato con denaro illecito, sono stati detenuti in custodia cautelare per 107 giorni in un carcere di massima sicurezza a Atene. Rischiano fino a 25 anni di carcere.

Un’assurda vicenda giudiziaria in cui Sarah Mardini è coinvolta insieme a altri 23 operatori umanitari dell’associazione di cui fa parte, la Emergency Response Center International

Il caso ha sollevato l’indignazione globale. Un report del Parlamento Europeo, in giugno, ha definito il processo il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa. Si sono mosse in loro difesa diverse associazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, ma al momento il processo è soltanto rinviato.

Sono sopravvissuta a una guerra civile, ho nuotato attraverso il mare mosso per cercare rifugio in Europa e sono riuscita rimanere mentalmente forte per tutto il tempo. Ma il trauma che ho vissuto dopo essere stata accusata di aver fornito aiuto a richiedenti asilo non potrò mai dimenticarlo, ha dichiarato l’attivista celebrata come icona di solidarietà.

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