Stephanie Welsh è stata la fotografa che ha fatto conoscere al mondo occidentale la mutilazione genitale femminile.
Nata il 27 giugno 1973 a Quantico, in Virginia, dopo essersi diplomata in materie scientifiche, aveva lavorato come stagista in un giornale di Syracuse prima di trasferirsi a Nairobi, in Kenya, per lavorare al Daily Nation, nel 1994.
Lì è venuta a conoscenza e ha fotografato la cruenta pratica che, seppure già illegale nel paese, era ancora frequentemente perpetuata. Ha vissuto in un villaggio per varie settimane, seguendo i rituali di preparazione alla mutilazione di una ragazzina.
Il suo straziante reportage, seppur censurato, è stato pubblicato da una dozzina di giornali statunitensi che ne hanno diffuso la notizia nel mondo occidentale.
Per questo lavoro, nel 1996, è stata la persona più giovane della storia a vincere il Premio Pulitzer per la fotografia.
Nello stesso anno, ha vinto il secondo posto al World Press Photo nella categoria People in the News.
Le sue immagini sono entrate a far parte della collezione del Newseum e della St. Lawrence University.
Tornata negli Stati Uniti ha lavorato per tre anni al The Palm Beach Post, per poi abbandonare la carriera di fotoreporter e dedicarsi all’assistenza infermieristica.
Profondamente colpita da ciò che aveva visto in Africa, ha deciso di dare una svolta alla sua vita: è diventata ostetrica, poi accademica, per poi entrare nell’American College of Nurse Midwives di cui è diventata vicepresidente. L’associazione si occupa della cura ostetrica e ginecologica di donne di ogni età e fornisce formazione, assistenza sanitaria e legale.
Ha insegnato in diverse università, tra cui quella del Connecticut e la Georgetown University.
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