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Vijaya Lakshmi Nehru Pandit prima donna Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

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Vijaya Lakshmi Nehru Pandit è stata una politica e diplomatica indiana. Attiva nel movimento per l’indipendenza, ha ricoperto alte cariche nazionali e internazionali. È stata la prima donna divenuta Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1953.

Vijaya Lakshmi Nehru Pandit nacque a Allahabad il 18 agosto 1900. Era la figlia maggiore di un illustre avvocato bramino, Motilal Nehru, e sorella minore di Jawaharlal Nehru, futuro primo ministro dell’India. Istruita a casa e in Svizzera, fu fortemente influenzata da Mohandas Ghandi e molto attiva nella lotta per l’indipendenza.

Durante i movimenti di massa degli anni ’30, ha scontato tre pene detentive per azione politica contro l’imperialismo britannico, l’ultima volta insieme alla figlia ventenne nella prigione Naini di Allahabad.

Nel maggio 1921 sposò Ranjit Sitaram Pandit, avvocato. La coppia ebbe tre figlie, tra cui la scrittrice Nayantara Sehgal.

Nel 1934 Vijaya Lakshmi Nehru Pandit iniziò la sua lunga carriera politica con la sua elezione al consiglio municipale di Allahabad. Nel 1936 fu eletta all’Assemblea delle Province Unite e nel 1937 divenne ministra dell’autonomia locale e della sanità pubblica, prima donna indiana a diventare ministra. Come tutti i funzionari del partito del Congresso, si dimise nel 1939 per protestare contro la dichiarazione del governo britannico secondo cui l’India doveva partecipare alla seconda guerra mondiale. Insieme ad altri leader del Congresso, fu incarcerata dopo la risoluzione “Quit India” del Congresso dell’agosto 1942.

Dopo la morte del marito, viaggiò per gli Stati Uniti dal 1944 al 1946, per tenere conferenze. Tornata in India nel gennaio 1946, riprese il suo incarico di ministra dell’autonomia locale e della sanità pubblica nelle Province Unite. Dal 1946 al 1948 intraprese la sua prima missione diplomatica ufficiale come leader della delegazione indiana all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e una seconda volta dal 1950 al 1951. Fu ambasciatrice in Unione Sovietica dal 1947 al 1949, negli Stati Uniti e Messico dal 1949 al 1951, in Irlanda dal 1955 al 1961 e in Spagna dal 1958 al 1961.

Politicamente approfittò delle opportunità presentatele in contesti internazionali per ottenere una maggiore attenzione dei media per la causa dell’India. I suoi appelli per porre fine al dominio coloniale e la discriminazione, la sua interpretazione impacciata di una femminilità indiana moderna, gli stretti legami con suo fratello e con Gandhi, catturarono l’immaginazione di osservatori contemporanei vicini e lontani. Colta e carismatica rappresentava il futuro dell’India.
Gli osservatori occidentali erano affascinati da questa donna minuscola, dai capelli argentei, vestita sempre con un sari, che sapeva parlare con tanta forza e veemenza.

Nel novembre 1951 tornò in India per concorrere con successo per un seggio al Lok Sabha (il parlamento indiano) nelle prime elezioni generali. Nel settembre 1953 fu la prima donna e prima asiatica eletta presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Sempre per le Nazioni Unite fu Alto Commissario nel Regno Unito e in Irlanda dal 1954 al 1961. 

Per quasi sette anni, a partire dal dicembre 1954, Vijaya Lakshmi Nehru Pandit fu nominata ambasciatrice nel Regno Unito, operò in un periodo di tensione nelle relazioni britannico-indiane al tempo della crisi di Suez e quella ungherese nel 1956. Nel 1963 è stata governatrice dello stato del Maharashtra.

La morte di suo fratello, Jawaharlal Nehru il 27 maggio 1964 fu un grande shock. A novembre venne eletta in parlamento nelle elezioni suppletive nel collegio elettorale di Philpur dell’Uttar Pradesh, che suo fratello aveva rappresentato per 17 anni. È stata rieletta alle quarte elezioni generali del 1967, ma si è dimessa l’anno successivo.

Furiosa per la sospensione dello stato d’emergenza dei processi democratici dal 1975 al 1977 di Indira Ghandi, fece una campagna contro sua nipote che portò alla sua sconfitta elettorale.

Ricoprì anche diverse cariche politiche in patria, fino al suo ritiro a vita privata nel 1979.

Morì il 1 ° dicembre 1990. In occasione della sua morte, il presidente Ramaswami Venkataraman la descrisse come un “filo luminoso nell’arazzo della lotta per la libertà dell’India. Notevole la sua eleganza, coraggio e dedizione, è stata una risorsa per il movimento nazionale“.

I suoi scritti includono So I Became a Minister (1939); Prison Days (1946); un toccante saggio, “The Family Bond, A Study of Nehru (1959); molte interviste e articoli, e le pubblicazioni di innumerevoli discorsi.

Sua figlia, Nayantara (Pandit) Sahgal, ne ha fatto dei ritratti rivelatori in Prison and Chocolate Cake (1954) e From Fear Set Free (1963).

Grandi capacità politiche e diplomatiche. Una piccola grande donna che non si è arresa e non ha mai retrocesso.
#unadonnalgiorno

 

 

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