È solo grazie alla forza visionaria e alla determinazione di Alice Milliat che dobbiamo la partecipazione delle donne alle Olimpiadi.
Atleta e dirigente sportiva, ha svolto un ruolo cruciale nella lotta per il riconoscimento dello sport femminile nel mondo.
All’inizio del Novecento, sfidando le convenzioni e i vertici dello sport internazionale, ha organizzato olimpiadi delle donne, allora escluse dalle più importanti competizioni ufficiali.
Nata col nome di Alice Million a Nantes, il 5 maggio 1884, aveva sempre avuto la passione per lo sport e le attività all’aria aperta. Nel 1904 aveva sposato Joseph Milliat, morto quattro anni dopo.
Nonostante svolgesse diversi lavori, la sua passione rimaneva lo sport, praticava nuoto, hockey e calcio. Col canottaggio ha vinto diverse competizioni di esclusivo appannaggio maschile, come l’Audax Français.
Nel 1909 ha fondato Femina Sport, primo club sportivo femminile di Francia. Nel 1917 si è associata al club En Avant, diretto da Albert Pélan con cui ha fondato la Fédération féminine sportive de France di cui è diventata presidente due anni dopo.
Nel 1921 ha creato la Fédération Sportive Féminine Internationale con cui ha organizzato i Giochi olimpici femminili, dopo la decisione del Comitato Olimpico Internazionale di escludere le donne dai Giochi di Anversa del 1924.
Se il Comitato Olimpico non ci vuole, se gli uomini non ci vogliono, noi facciamo a meno di loro, i Giochi ce li facciamo da noi e vediamo come andrà a finire.
Grazie anche all’aiuto di Camille Blanc, direttrice dell’International Sporting Club de Monaco, nel 1921, i giardini del casinò di Monte Carlo ospitarono le gare di 77 atlete provenienti da Francia, Italia, Svizzera, Regno Unito e Norvegia. Per tutta risposta, venne loro proibito l’uso del termine Olimpico.
I Women’s World Game si svolsero per la prima volta a Parigi dal 20 al 23 agosto 1922.
Atlete provenienti da venti paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Cecoslovacchia e Francia gareggiarono davanti a circa ventimila persone riunite allo Stade Pershing nel Bois de Vincennes. Le medaglie vinte per il comitato olimpico non avevano valore, ma l’evento ebbe una notevole copertura mediatica e la notizia raggiunse tutto il mondo.
Il paragone tra i Giochi voluti da Alice Milliat e quelli del barone de Coubertin fu immediato e non se ne poteva ignorare la portata storica.
È stato un punto di non ritorno nella storia dello sport.
Vi furono altre tre edizioni nel 1926 a Goteborg, nel 1930 a Praga e nel 1934 a Londra, con oltre 300 partecipanti.
Dopo battaglie, scontri e patteggiamenti, i Giochi estivi di Amsterdam del 1928 hanno ospitato per la prima volta l’atletica femminile, integrata ufficialmente nei programmi olimpionici, solo nel 1936.
L’ostinazione di Alice Milliat, una donna sola contro le più importanti istituzioni sportive internazionali, ha aperto una breccia nell’embargo sessista creato dal barone Pierre de Coubertin.
Avrebbe voluto dieci eventi, ma gliene furono concessi cinque, era l’unica giudice in un mare di uomini e non mancarono le polemiche sul fatto che le donne non fossero in grado di reggere simili sforzi fisici e mentali. Ma il dado era tratto.
Venne ridicolizzata sui giornali e nelle vignette editoriali, veniva chiamata con disprezzo la Suffragetta dello Sport, convinti che il dileggio l’avrebbe fermata ma era ferma nelle sue convinzione.
In Francia, dal 2016, i suoi valori e i suoi insegnamenti sono custoditi e promossi dalla Fondation Alice Milliat, dedita alla promozione dello sport femminile e alla sua visibilità mediatica.