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Clarice Lispector

Clarice Lispector

Scrivo come se fosse in gioco la vita di qualcuno. Probabilmente la mia stessa vita.

Clarice Lispector è una delle più importanti scrittrici brasiliane del XX secolo e la più importante scrittrice ebrea dai tempi di Franz Kafka.

Ha prodotto romanzi, racconti e saggi. Le sue opere abbondano di scene di semplice quotidianità e di trame psicologiche: una delle sue principali caratteristiche è raccontare “da dentro” i suoi personaggi e il mondo che li circonda.

Nata col nome di Chaya, il 10 dicembre 1920 in una famiglia ebrea ucraina che, a causa dei pogrom e della guerra civile, si trasferì prima in Romania e dopo poco in Brasile, dove prese il nome con cui è passata alla storia, Clarice.

È cresciuta a Recife, sua madre morì quando lei aveva nove anni. Sin da bambina aveva la passione per la scrittura. Negli anni dell’adolescenza, la famiglia si trasferì a Rio de Janeiro. Mentre studiava legge all’Università Federale di Rio de Janeiro, iniziò a pubblicare i suoi primi racconti e articoli per vari giornali. Il suo primo racconto noto, Triunfo, comparve sulla rivista Pan il 25 maggio 1940.

A soli 23 anni, venne consacrata portavoce della nuova letteratura brasiliana, col suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio. Una delle prime opere scritte in Sud America a raccontare una donna così intimamente.  Joana, la protagonista, dispiega un monologo interiore che parte dall’infanzia per arrivare all’età adulta, scaturito da sensazioni, desideri, bisogni fisici. Il suo primo libro era scritto talmente bene che più di un debutto si parlò di miracolo. I suoi importanti riferimenti erano stati James Joyce, e lo studio approfondito di Spinoza. Famosa per la sua bellezza e eleganza da diva del cinema, si disse di lei che era uno strano ibrido tra Virginia Woolf e Greta Garbo.

Il 12 gennaio 1943 ottenne la cittadinanza brasiliana e undici giorni dopo sposò Maury Gurgel Valente, suo compagno di studi diventato diplomatico, con cui, nel 1944, trascorse quindici anni in Europa e negli Stati Uniti. Ha vissuto a Napoli, Berna e Washington, scriveva, faceva la traduttrice, ha conosciuto Ungaretti, ha posato per De Chirico.

Dopo la sua separazione dal marito è tornata a Rio de Janeiro nel 1959, dove iniziò la produzione delle sue opere più famose, tra cui il libro di racconti Legami famigliari, il grande romanzo mistico La passione secondo G.H. e Água viva, ritenuto il suo capolavoro. Anche qui il flusso di coscienza porta avanti la narrazione che si concentra sul sentire del corpo, ma anche sulla natura che circonda la narratrice, una pittrice, che parla a un suo ex-amante a cui si riferisce sempre e soltanto con il “tu”.

Ferita in un incidente nel 1966, trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita scrivendo e pubblicando regolarmente romanzi e racconti.

Il 9 dicembre 1977, mentre stava lavorando a Un soffio di vita, si è spenta a causa di un cancro. Negli anni successivi, la sua assistente, ha raccolto appunti e frammenti dell’opera che è stata pubblicata postuma.

Clarice Lispector stata oggetto di numerosi studi, e i riferimenti a lei e alla sua opera sono comuni nella letteratura e nella musica brasiliana.

La sua scrittura, come la sua esistenza è stata di un’intensità incredibile, assorta sul bordo di un abisso interiore, di un fuoco centrale che è anche un nulla, una mancanza, l’ombra di un perpetuo fallimento. Tutta la sua opera è pervasa dal sentimento dell’unicità della vita, e il fascino dei singoli personaggi consiste nel fatto che nel loro sangue si agitano correnti e maree che trascendono l’illusione dei confini individuali, di un destino nettamente separato dal Tutto. Anche se ha tutte le apparenze del sintomo privato, il loro male di vivere è sempre un aspetto, una temporanea variabile di un dolore universale, cosmologico. Nella sua prosa il massimo della visionarietà coincide con il massimo del realismo.

Clarice Lispector ha sempre incarnato l’enigma, una specie di sfinge nevrotica, una forma d’essere in bilico fra il possibile e l’impossibile.

#unadonnalgiorno

 

 

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