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Chimamanda Ngozi Adichie. Essere femminista è come essere incinta. Lo sei o non lo sei

Chimamanda Ngozi Adichie è romanziera, saggista, autrice teatrale. Nelle sue opereparla della Nigeria, di razzismo, relazioni umane e di femminismo., essere femministi

Chimamanda Ngozi Adichie è romanziera, saggista, autrice teatrale e una conferenziera molto apprezzata, nata in Nigeria nel 1977.

Vive da anni negli Stati Uniti, ha scritto romanzi importanti come L’ibisco viola, Metà di un sole giallo (in cui si parla della guerra del Biafra), Americanah, Quella cosa intorno al collo.

Nelle sue pagine, la scrittrice parla della Nigeria, dell’Africa, di razzismo, di difficoltà, di relazioni umane, di femminismo.

Per spiegare il suo concetto di femminismo prende a esempio un giornale britannico progressista che descrisse il marito della ex premier Theresa May come un uomo che ha fatto un passo indietro e ha permesso a sua moglie, di brillare. Ha permesso. Ora rovesciamolo. Theresa May ha permesso al marito di brillare. Ha senso? Se Phillip May fosse primo ministro, forse potremmo sentire che sua moglie lo ha ‘sostenuto’ dalle retrovie, che lei era ‘dietro’ di lui o che è ‘stata al suo fianco’, ma non sentiremmo mai dire che lei gli ha ‘permesso’ di brillare”. L’esempio chiarisce bene il concetto.

Famoso il suo discorso tenuto in una TEDx  nel 2013, da cui è nato il breve saggio Dovremmo essere tutti femministi.

Nell’opera, Chimamanda Ngozi Adichie spiega cosa ha significato per lei essere femminista in Africa e in che modo la cultura del suo paese (ma anche quella globale) sia ancora legata al maschilismo e al patriarcato.

Il libro ha raggiunto un successo planetario, tanto che è stato assegnato come lettura nelle scuole in Svezia. La scrittrice critica anche la lingua che, spesso, ci impone frasi e modi di dire che nascondono un passato maschilista; ricorda che il matrimonio non deve essere visto come un traguardo per le ragazze e che le madri non devono sentirsi costrette a mettere da parte vita professionale e aspirazioni.

Quinta di sei figli, appartiene a una famiglia di etnia igbo. Il padre, James Nwoye Adichie, lavorava come professore di statistica presso la locale Università della Nigeria; la madre, Grace Ifeoma, fu la prima donna a diventare direttrice della stessa università.  A diciannove anni vinse una borsa di studio per frequentare il corso di Comunicazione all’Università di Drexel, Filadelfia, dove visse per i due anni successivi. Si trasferì poi in Connecticut, per studiare comunicazione e scienze politiche. Nel 2001 si laureò con lode e iniziò un master in scrittura creativa all’Università di Baltimora.

Il suo esordio letterario avvenne nel 1997 con la pubblicazione di una raccolta di poesie (Decisions). L’anno dopo scrisse un’opera teatrale, For Love of Biafra, che narra la vita di una giovane donna Igbo, Adaobi, e della sua famiglia, al tempo della guerra civile nigeriana.

Durante gli ultimi anni di Università iniziò a lavorare al suo primo romanzo, Ibisco viola (Purple hibiscus), pubblicato nel 2003. L’opera ottenne grande successo e importanti riconoscimenti, come l’Orange Prize, assegnato al migliore romanzo pubblicato nel Regno Unito, e il Commonwealth Writers’ Prize. Il libro è stato tradotto in italiano nel 2006, nello stesso anno ha pubblicato, in Inghilterra e negli Stati Uniti, il suo secondo lavoro, Metà di un sole giallo (Half of a Yellow Sun), con cui ha vinto numerosi premi.

Nel 2008, vinse un master in studi africani all’Università di Yale.

Nel 2015 la rivista Time l’ha inserita nella lista delle cento persone più influenti al mondo.

Nelle sue opere parla di diaspora, che nella narrazione assume due diversi significati: punto d’incontro tra diverse culture, che cambiano in continuazione e interagiscono l’una con l’altra, e abbandono, o tentativo di abbandonare, la propria identità al fine di integrarsi con un’altra cultura, in particolare quella statunitense. Tra gli altri consigli spicca anche quello di insegnare ai propri figli l’amore per i libri tramite “l’esempio casuale”, cioè, vedendo i genitori impegnati a leggere.

Le protagoniste dei suoi libri cambiano di volta in volta, ma le paure, i pregiudizi e l’alienazione rimangono. Così come il maschilismo e i pregiudizi: dal marito per corrispondenza che si aspetta dalla moglie assoluta obbedienza, fino allo scrittore che celebra come “letteratura africana” solo opere che ruotano attorno al passato del continente.

#unadonnalgiorno

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