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Gualberta Beccari e la formazione della “madre cittadina”

Gualberta Beccari fondatrice rivista La Donna

Gualberta Beccari, femminista e patriota, protagonista della nascita del movimento emancipazionista italiano, nacque a Padova nel 1842.

Da giovanissima seguì il padre, fervente patriota mazziniano, in esilio a Torino, dove entrò in contatto con l’ambiente repubblicano, fonte primaria della sua educazione e del desiderio di farsi promotrice di una nuova educazione della donna, che doveva passare principalmente attraverso la lettura.

Sviluppò da subito un grande interesse per la scrittura e per l’impegno politico.

Nel 1868 fondò la rivista «La Donna», che voleva essere «un organo degli interessi femminili, l’unico scritto da donne».

Scopo principale della rivista era quello informare e educare la donna in tutti gli ambiti: politico, letterario, scientifico ed artistico; gli articoli non si limitavano alla sfera teorica ma apportavano esempi pratici relativi alle scuole e al mondo del lavoro, non mancava inoltre uno sguardo internazionale, rivolto alle principali espressioni del pensiero femminile.

Si impegnò per la formazione della “madre cittadina”, necessaria nella nuova Italia nata dal Risorgimento nazionale.

Nel 1878, si trasferì a Bologna e con lei la redazione della rivista «La Donna».

L’impegno politico della rivista si fece più specifico: argomento centrale divenne l’attività delle società operaie di ispirazione mazziniana e di conseguenza l’attenzione alla lotta rivendicativa nel mondo del lavoro. Reclamava parità di salario (‘mercede’ si diceva allora) a parità di mansioni tra donne e uomini e chiedeva anche che alle donne fossero aperte tutte le professioni e fosse riconosciuto il diritto al lavoro fuori casa.

Gualberta Beccari creò una fitta rete di amicizie e corrispondenze che implicavano anche un intreccio di rapporti solidali e paritari, una rete di relazioni che si realizzava attraverso le pagine della rivista, ma anche durante le riunioni periodiche che avvenivano nella sua casa, fucina di questo sodalizio intellettuale.

Le riunioni della redazione de «La Donna» si trasformarono in nuove occasioni di riunioni tra donne, non più confinate all’interno dei salotti, ma sempre più aperte a nuove esperienze e forme di discussione ed incontro.

Si schierò apertamente per una cittadinanza femminile piena, rivendicando anche la partecipazione delle donne alla sfera politica, pur tra gli attacchi della stampa clericale e moderata.

Impegnata personalmente e con il suo giornale nella campagna per l’abolizione della prostituzione di stato, campagna che coinvolse insieme (per la prima volta nella storia dell’Italia contemporanea) uomini e donne di orientamento democratico e repubblicano, sostenne il metodo froebeliano, della coeducazione, come la parificazione salariale tra maestre e maestri e si espresse contro l’insegnamento religioso di tipo confessionale nelle scuole, pur dichiarando che la donna costituisce una sorta di «sacerdote naturale».

Tra il ’96 e il ’97, fondò anche una «biblioteca educativa per ragazzi del popolo».

Affetta da una malattia di origine nervosa che per tutta la vita ne aveva limitato le possibilità, morì da sola a Bologna nel 1906, mentre dava aiuto a un bambino bisognoso.

Fu anche autrice di novelle e commedie, alcune delle quali pubblicate sotto lo pseudonimo di Flaviana Flaviani.

#unadonnalgiorno

 

 

 

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