Nancy Fraser, filosofa e teorica femminista statunitense.
Se il capitalismo fonda la propria possibilità di esistere sullo sfruttamento del lavoro silenzioso, e non riconosciuto, che le donne dedicano alla cura di bambini, malati e anziani, per poter arrivare a vedere riconosciuto il valore, anche economico, del lavoro di cura, è necessario immaginare un modello alternativo a quello capitalistico.
Da qui la necessità di seguire una strada differente rispetto a quella di un femminismo elitario che si limita a rivendicare la possibilità per le donne di accedere a posizioni di potere, lasciando indietro i bisogni delle lavoratrici e di tutti i soggetti colpiti da forme di esclusione.
Non ci si rivolge solo al genere femminile ma a chiunque veda nella crisi del capitalismo una possibilità per costruire un modello di società senza sfruttamento, anti-razzista, democratica e pacifista.
La logica neoliberale ha in qualche modo trasformato il femminismo in uno slogan, facendolo diventare individualista e competitivo.
Numerosi sono gli effetti collaterali innescati da questo sistema, che si ripercuotono non solo sulle donne, ma su tutti gli emarginati della società.
Il neoliberismo, per poter prosperare, distrugge l’ambiente, sfrutta le minoranze, depreda il Sud del mondo di materie prime, in un clima di sempre crescenti disuguaglianze.
Nancy Fraser si occupa di filosofia politica e etica normativa.
Insegna scienze politiche e sociali a New York. Ha scritto insieme a Axel Honneth “Redistribuzione o riconoscimento?” importante testo di filosofia politica contemporanea.