L’8 febbraio 1943 Lepa Radić, partigiana jugoslava di 17 anni della Bosnia-Erzegovina, veniva impiccata dai nazisti.
Era stata arrestata nel 1941 insieme ad altri membri della sua famiglia, ma era riuscita a fuggire insieme a sua sorella Dara, entrando nella settima compagnia partigiana del secondo distretto di Krajiški.
Nella grande battaglia della Neretva fu catturata e, dopo giorni di torture, condannata a morte in quanto “bandita antifascista”.
Mentre il cappio era legato al collo, i suoi aguzzini nazisti le offrirono di avere salva la vita se avesse tradito e confessato i nomi dei suoi compagni.
Lei rispose che non era una traditrice, e che i suoi compagni si sarebbero rivelati quando sarebbero venuti a vendicare la sua morte.