Cecilia Mangini è stata la prima documentarista italiana.
Ta le prime a descrivere “la realtà complessa, contorta, avara di gratificazioni” delle donne.
Con un nuovo modo di fare inchiesta, ha contribuito a dare voce alle persone dimenticate, mostrato le contraddizioni dell’essere donna, rivelato la desolazione che si nascondeva dietro il boom economico e documentato l’avvento della civiltà industriale e dei consumi.
Nata a Mola di Bari, in Puglia, il 31 luglio 1927 è cresciuta a Firenze.
Poco più che ventenne, ha acquistato una macchina fotografica Zeiss ed è andata a Lipari e Panarea, dove ha documentato il dramma delle condizioni dei minatori delle cave di pomice e delle loro mogli.
Tramite la fotografia, ha coniugato il desiderio di indipendenza con la passione politica.
In un tempo in cui, per la società italiana, era praticamente impossibile che una donna facesse cinema, è diventata regista grazie al produttore Fulvio Lucisano che le aveva proposto di girare un documentario.
In un importante sodalizio artistico con Pier Paolo Pasolini, ha prodotto tre opere incentrate sulla vita delle persone che vivevano ai margini della società consumistica degli anni Sessanta.
Hanno raccontato le donne, figure invisibili che si ritrovavano schiacciate tra vecchi retaggi di una società patriarcale e nuovi meccanismi culturali imposti dal boom economico.
Nel 1965 ha aderito a un progetto promosso dal Partito Comunista Italiano che prevedeva la realizzazione di documentari che raccontassero la vita dei lavoratori e delle lavoratrici.
Essere donne è stata una delle prime indagini cinematografiche sulla condizione femminile in Italia, analizzata nei suoi aspetti economici, sociali, psicologici e culturali.
Ha denunciato le contraddizioni e la violenza della realtà lavorativa e familiare delle donne italiane, in contrapposizione all’immagine edulcorata proposta dall’industria culturale degli anni Sessanta, subendo un grave boicottaggio da parte delle autorità per la sua insopportabile sincerità.
Con un linguaggio moderno, veloce e accattivante, ha creato un filone nel giornalismo d’inchiesta che ancora oggi fa scuola.
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