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Lina Wertmüller

Lina Wertmüller regista italiana

Lina Wertmüller è una famosissima regista e sceneggiatrice italiana.

È stata la prima donna nella storia candidata al Premio Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze’, nel 1977. Nel 2019 le è stato assegnato l’Oscar onorario.

Nata a Roma, 14 agosto 1928 da madre romana e padre di origini lucane proveniente da una famiglia aristocratica di remote origini svizzere.

Ribelle sin da piccola, viene cacciata da molte scuole. A 17 anni si iscrive al corso di regia all’Accademia Teatrale romana diretta da Pietro Scharoff.

Conseguito il diploma, entra nel mondo del teatro collaborando con Guido Salvini e Giorgio De Lullo.

Fa un lungo apprendistato nel mondo dello spettacolo musicale con Garinei e Giovannini. Lavora per radio e televisione, nel 1959 è l’autrice della prima edizione del programma Canzonissima.

Per la televisione dirige Il giornalino di Gian Burrasca, protagonista è una giovanissima cantante, Rita Pavone, che interpreta un maschio.

Nel 1963 la sua amica dai tempi della scuola Flora Carabella, moglie di Marcello Mastroianni, le presenta il regista Federico Fellini di cui diventa aiuto sul set di “8 ½“.

Nello stesso anno avviene il suo esordio dietro la macchina da presa con “I basilischi, film di cui firma anche soggetto e sceneggiatura e nel quale doppia anche otto personaggi secondari. È un’analisi profonda e disincantata dei giovani delle province meridionali italiane che conquista anche il pubblico estero e ottiene vari riconoscimenti tra cui la “Vela d’argento” al Festival di Locarno nel 1963.

Nel 1965 con “Questa volta parliamo di uomini“, si cimenta con il film a episodi e dirige Nino Manfredi.

Con lo pseudonimo di George H. Brown, firma due commedie musicali: “Rita la zanzara” (1966) e “Non stuzzicate la zanzara” (1967) sempre con Rita Pavone.

Nel 1968  dirige anche un film western The Belle Starr Story con Elsa Martinelli.

Molto attenta anche alle scene e ai costumi, inizia un lungo sodalizio artistico con Enrico Job, apprezzato scenografo teatrale, con il quale si sposa.

È del 1972 il film Mimì metallurgico ferito nell’onore, affresco dell’Italia del sud e dei suoi miti visti con gli occhi di un giovane siciliano emigrato a Torino in cerca di fortuna. Il film segna l’inizio delle sue satire sulla società italiana e impone al pubblico una nuova coppia cinematografica formata da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.

Famoso è il suo uso di titoli densi di ironia e di lunghezza proverbiale da guiness dei primati, come: Film d’amore e d’anarchia ovvero: stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), Notte d’estate con profilo greco occhi a mandorla e odore di basilico (1986).

Nel 1976 con “Pasqualino Settebellezze” Lina Wertmüller raggiunge il successo internazionale e conquista il mercato americano ottenendo quattro nomination agli Oscar (migliore regia, miglior film straniero, migliore sceneggiatura, migliore attore protagonista).

Del 1986 dirige la Carmen di Georges Bizet, che inaugura la stagione lirica del Teatro di San Carlo di Napoli. Nel 1997 dirige una Bohème all’Opera di Atene.

Nel 1987, su proposta di Bettino Craxi, è stata inclusa tra i membri dell’Assemblea nazionale del PSI.

Nel 1992 dirige Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio. Nel 1996 torna alla satira politica con Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti come nuova coppia alla Giannini-Melato.

Dopo la ricostruzione storica Ferdinando e Carolina del 1999, dirige la serie televisiva Francesca e Nunziata con Sophia Loren e Claudia Gerini e il film Peperoni ripieni e pesci in faccia.

Nel 2010 le viene conferito il David di Donatello alla carriera.

Lina Wertmüller, dagli Anni Sessanta del secolo scorso, indaga con passione i ruoli sociali dell’uomo e della donna in Italia nell’eterno dialogo tra il Nord e il Sud, tra borghesia e proletariato, con uno sguardo sempre ironico e disincantato sulle evoluzioni politiche e sociali, dipingendo la società italiana a volte con toni grotteschi e pungenti, ma senza mai prendersi sul serio.

Il 27 ottobre 2019 le è stato assegnato l’Oscar onorario. Nella motivazione dell’assegnazione si legge: «per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa». Durante la cerimonia, è rimasta famosa la sua provocazione: “perché lo chiamiamo Oscar? Non vogliamo cambiargli il nome con quello di una donna? Chiamiamolo, che so, Anna“.

Lina Wertmüller è stata una pioniera della regia e una vera icona per le donne del cinema in tutto il mondo, un’artista di determinazione e intelligenza rare.

Ha lasciato la terra il 9 dicembre 2021, ma resterà immortale nella storia del cinema mondiale.

#unadonnalgiorno

 

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