Mariam Issoufou Kamara è un’architetta e urbanista nigerina che si distingue per la sua progettazione sostenibile.
Il suo lavoro è guidato dalla convinzione che l’architettura contemporanea debba pensare spazi che hanno il potere di elevare, nobilitare e fornire una migliore qualità della vita.
Attraverso la sua pratica, mira a scoprire modi innovativi per farlo, mantenendo un dialogo intimo tra architettura, persone e contesto.
Nata a St Etienne, in Francia, nell’aprile del 1979, la sua famiglia è tornata in Niger quando aveva pochi mesi.
Dopo la laurea in informatica tecnica conseguita alla Purdue University nel 2001, e un master in scienze informatiche alla New York University, ha lavorato nel campo dell’informatica per sette anni prima di decidere di diventare architetta.
Nel 2013, ha conseguito un master in architettura presso l’Università di Washington con una tesi dal titolo Mobile Loitering, concentrata sui divari di genere negli spazi pubblici del Niger.
Il lavoro del suo master è stato esposto alla Triennale di Milano nel 2014 nella mostra Africa Big Chance Big Change.
Con il collettivo internazionale di architetti United4design ha lavorato a progetti negli Stati Uniti, in Afghanistan e in Niger.
Nel 2014 ha fondato lo studio di architettura e ricerca, atelier masōmī, che si occupa di design pubblico, culturale, residenziale, commerciale e urbano.
Nel 2017 ha insegnato studi urbani come professoressa associata presso la Brown University di Rhode Island.
Vincere il Premio Rolex Mentor e Protege Arts Initiative le ha consentito di collaborare con l’architetto David Adjaye.
Il suo primo grande progetto è stato Niamey 2000, un complesso di appartamenti costruito nel 2016.
Nel 2019 è stata insignita del Prince Claus Prize nei Paesi Bassi.
In mille metri quadrati di superficie, la struttura ospiterà una collezione di arte antica e contemporanea, una biblioteca, e spazi in cui sviluppare programmi educativi con varie iniziative per far dialogare artisti da tutto il mondo. Saranno impiegate tecniche edilizie a basso impatto ambientale, mutuate dalla tradizione locale, facendo largo uso di materiali facilmente reperibili e di sistemi per limitare il consumo energetico che coinvolgeranno le maestranze artigiane locali.
Se le nuove frontiere dell’architettura debbono necessariamente guardare all’Africa, Mariam Kamara rappresenta sicuramente una protagonista brillante di questo importante cambiamento.
#unadonnalgiorno