Carola Rackete, tedesca, è la capitana della Sea Watch.
A 23 anni era al timone di una nave a spaccare il ghiaccio del Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi.
A 25 era secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, a 27, stesso ruolo nella Arctic Sunrise di Greenpeace.
Appena trentenne pilotava piccole barche per escursioni nelle terre più a nord del pianeta, le isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico.
Comandante di navi e volontaria, collabora con la Sea-Watch dal 2016.
Dal 14 giugno si trova al largo di Lampedusa senza poter entrare nelle acque territoriali italiane.
Il ministro degli interni italiano, recentemente, aveva definito gli attivisti della Sea Watch «delinquenti», «sequestratori di essere umani» accusandoli di fregarsene delle leggi.
La capitana ha replicato con un video, dicendogli che il nuovo decreto legge che impedisce di entrare nelle acque territoriali è in contrasto con la legge del mare.
Carola Rackete aveva rifiutato di riportare i migranti in Libia sapendo benissimo a cosa sarebbero andati incontro.
La situazione però ha dei risvolti paradossali.
Se alla Ong viene impedito di far scendere a terra i passeggeri, con una motovedetta stanotte sono stati soccorsi 81 migranti.
Da ieri notte nell’isola, un gruppo di attivisti, compreso il parroco, ha dormito sul sagrato della Parrocchia San Gerlando e continueranno a farlo, fino a quando i naufraghi e l’equipaggio a bordo della Sea-Watch non verranno fatti scendere a terra, in un porto sicuro, come è giusto che sia.