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Anja Niedringhaus fotografa di guerra uccisa in Afghanistan

Anja Niedringhaus fotoreporter di guerra uccisa in Afghanistan
Ph. Peter Dejong Associated Press

Anja Niedringhaus fotoreporter tedesca ammazzata in un agguato in Afghanistan, ha passato una vita in prima linea nelle zone di guerra.

Nel 2005 è stata l’unica donna in un team di undici fotografi a vincere il Premio Pulitzer per la Fotografia durante la guerra in Iraq.

Nata a Hoxter, in Germania, il 12 ottobre 1965, Anja Niedringhaus ha cominciato a fotografare da giovanissima; a 16 anni era già una freelance. A 24 è diventata famosa per le sue foto che raccontavano la caduta del Muro di Berlino.

È stata dieci anni a Sarajevo per raccontare la guerra dei Balcani per la European Pressphoto Agency.

Nel 2001 fotografava le macerie delle Torri Gemelle come reperti archeologici, era in Afghanistan, durante la caduta del regime talebano.

Interessata alle storie delle persone oltre che al conflitto, Anja Niedringhaus ha fotografato la gente nel suo quotidiano, ci ha mostrato l’Afghanistan attraverso i suoi occhi.

Ha fermato la vita e le emozioni: un padre che bacia il figlio, bambini che giocano spensierati ai piedi delle colline di Kabul, una ragazza che vende i suoi animali al mercato. E ancora la solitudine dei soldati europei in missione, i tuffi nelle piscine costruite dai sovietici, il volo di un aquilone – prima vietatissimo dai talebani.

Nel 2002, per l’Associated Press, ha lavorato in Iraq, Libia, Striscia di Gaza, Israele, Kuwait e Turchia.

Ha insegnato giornalismo a Harvard.

Per approfondire il suo lavoro, aveva studiato la cultura, la storia, la religione e le questioni di genere in Medio Oriente e il loro impatto sullo sviluppo della politica estera nei paesi occidentali.

I suoi scatti sono stati in mostra al Museo di Arte Moderna di Francoforte, Berlino, Londra e in Canada.

È stata l’autrice delle foto simbolo della strage di Nassirya, il 12 novembre 2003 in cui 19 italiani persero la vita. Tra queste la più celebre, è quella  in cui un soldato italiano si porta la mano alla testa, coperta dal casco, volgendo disperato lo sguardo a terra. Sullo sfondo le macerie del palazzo squarciato dall’esplosione di un’autocisterna di carburante imbottita di dinamite, che avvolse in una palla di fuoco la base italiana nel centro della città.

Anja Niedringhaus è rimasta uccisa la mattina del 4 aprile 2014, a 48 anni, in un attentato, alla vigilia delle elezioni presidenziali in Afghanistan, assieme a Kathy Gannon, collega canadese dell’Associated Press che rimase ferita. Le due giornaliste si trovavano nella parte orientale del Paese, quasi al confine con il Pakistan, quando un uomo fece fuoco su di loro.

La sua ultima immagine che ritrae un bambino di due anni sopravvissuto alla strage che ha distrutto la sua famiglia, nel letto di ospedale, ferito e sorridente, pubblicata sul suo sito il 2 aprile 2014, era stata scelta dal New York Times.

La sua carriera è stata costellata di premi, riconoscimenti prestigiosi e successi, ma, soprattutto, dalla voglia inarrestabile di essere sempre in prima linea.

Anja Niedringhaus è stata una donna coraggiosa che ha pagato con la vita il suo enorme desiderio di raccontare e la dedizione per il proprio lavoro.

Ha narrato la storia dalla caduta del Muro di Berlino alla guerra in Afghanistan, passando per la guerra dei Balcani, con uno sguardo mai distaccato o superficiale.

Un’eroina contemporanea che viene ricordata troppo poco.

#unadonnalgiorno

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