giornalismo

Camilla Cederna

Camilla Cederna giornalista e scrittrice italiana
Italian writer and journalist Camilla Cederna smoking a cigarette and holding a pair of eyeglasses. 1970s. (Photo by Adriano Alecchi/Mondadori via Getty Images)

Camilla Cederna, giornalista e scrittrice italiana, riuscita ad affermarsi prepotentemente, dagli anni ’40 del secolo scorso, seguendo la pista del racconto e della testimonianza civile, in un mondo dell’informazione totalmente maschile.

Nacque a Milano il 21 gennaio 1911 in una famiglia di imprenditori di cotone valtellinesi. Suo padre Giulio era anche calciatore e socio fondatore del Milan, sua madre, Ersilia Gabba era stata una delle prime donne in Italia a conseguire la laurea.

Apparteneva a quella borghesia ambrosiana che gravitava intorno alle case editrici e ai giornali, frequentava la Scala e le mostre d’arte, girava il mondo e parlava di politica riferendosi al pensiero liberale. Si era laureata in letteratura latina con una tesi dal titolo Prediche contro il lusso delle donne dai filosofi greci ai Padri della chiesa.

Il suo primo articolo, dal titolo Moda nera, del 1939, sul quotidiano milanese L’Ambrosiano prendeva in giro lo stile dei fascisti. Venne minacciata di arresto e di condanna a 11 anni, che però non scontò. Conobbe però la galera, negli anni della Repubblica di Salò, per un articolo critico verso il fascismo.

All’inizio della sua lunga carriera scriveva di moda  e costume, ritenute il riflesso di ogni evoluzione sociale, economica, ideologica e culturale del paese.

Destava non poca curiosità e attenzione questa signorina delle buona borghesia che s’intrufolava dappertutto per raccontare ciò che vedeva e sentiva.
Dal 1945, per dieci anni, cha collaborato con L’Europeo e dal 1956 ha lavorato con L’Espresso, dove teneva la rubrica Il lato debole in cui descriveva l’involuzione di una società ripiegata su se stessa, con i suoi molti vizi e le sue rare virtù. Girava il mondo come inviata speciale e intanto scriveva libri su personaggi famosi come Federico Fellini e Maria Callas.

Negli anni ’90 ha collaborato con Panorama.

Dal 1969 ha cominciato a interessarsi prevalentemente di politica. Dopo la strage di Piazza Fontana, pubblicò un’inchiesta sull’assassinio di Giuseppe Pinelli, e due anni dopo è stata la principale ispiratrice della lettera aperta pubblicata su L’Espresso contro il commissario Calabresi e i magistrati che lo avevano tutelato durante l’inchiesta sulla defenestrazione dell’anarchico.

Scrisse anche il libro Pinelli. Una finestra sulla strage, a causa del quale venne accusata dall’allora questore di Milano di essere la mandante morale dell’omicidio di Calabresi.

La sua rubrica cambiò tono trasformandosi nella cronaca feroce e lucida di ciò che non andava, ne ha pagato pesantemente le conseguente e venne costretta ad affrontare molti processi.

A partire dal 1975, iniziò una campagna critica contro l’allora presidente della repubblica, Giovanni Leone, e i suoi familiari.

Il suo libro del 1978 Giovanni Leone: la carriera di un presidente vendette oltre ottocentomila copie e lo costrinse alle dimissioni. Denunciata dai familiari del presidente, fu condannata per diffamazione e venne decretata la distruzione di tutte le copie del libro.

Soprannominata Donna coraggio, Camilla Cederna ha smascherato le trame politiche del suo tempo e pubblicato inchieste che hanno fatto la storia del giornalismo italiano.

Irriducibile, malgrado la società intellettuale del tempo l’avesse allontanata perché troppo polemica e fastidiosa, ha scritto fino all’ultimo istante.

È morta il 5 novembre 1997 nella sua abitazione milanese. Le sue ceneri sono conservate nel cimitero monumentale di Milano.

La sua vita e la sua penna affilata hanno lasciato un’impronta indelebile nel Novecento. Indomita, ha analizzato la politica italiana, con sguardo acuto e impietoso. È stata una voce scomoda, fastidiosa, autrice di inchieste pericolose che mostravano il lato oscuro di personaggi che sembravano intoccabili. È stata accusata di essere un’anarchica e pesantemente insultata, ma non ha mai rimpianto quello che aveva scritto e la sua instancabile ricerca della verità.

Ho capito da sola in questi anni com’è scomodo essere in una minoranza specialmente quando si ha ragione, quando si è d’estrazione borghese e, soprattutto, si è donne. L’importante è combattere una battaglia giusta e non avere la stima dei soliti benpensanti.

 

#unadonnalgiorno

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