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Ingeborg Bachmann

Ingeborg Bachmann

“Scrivere significa vivere di uno strano lavoro, che non si può pretendere che la società ritenga utile e necessario”.

Ingeborg Bachmann, poeta, scrittrice e giornalista austriaca, è stata una delle rappresentanti più significative della letteratura del Novecento. 

Nata il 25 giugno 1926 a Klagenfurt, una piccola cittadina della Carinzia.

Restò inciso nella sua anima un ricordo indelebile: l’ingresso delle forze hitleriane nel suo paese, quando aveva 12 anni. Un’angoscia mortale che le si era allora insinuata nel cuore mettendovi radici inestirpabili.

Era una bambina molto sensibile totalmente innamorata dei libri che leggeva a notte fonda, nel buio fosco del coprifuoco, sotto le coperte.

Finita la guerra, si laureò in germanistica.

Scrisse opere per la radio e per la televisione bavarese, radiodrammi e libretti.

A Vienna mosse con grande successo i suoi primi passi come poeta. La sua raccolta Il tempo dilazionato del 1953, le valse subito il premio letterario del Gruppo 47.

Molto giovane venne lanciata nell’empireo della letteratura in lingua tedesca. Esponente del gruppo 47 negli anni ’50, ha scritto moltissimi libri, romanzi, racconti, versi. Tutte le sue opere vincevano riconoscimenti prestigiosi.

Visse una relazione tormentata con Paul Celan, poeta rumeno di origine ebraica, che aveva pagato in prima persona i danni dell’Olocausto. Fecero una breve convivenza a Parigi, ebbero 19 anni di fitta corrispondenza, questo amore ebbe strascichi dolorosi, l’uomo si gettò nella Senna e venne ritrovato dopo quindici giorni di ricerche. Lei sostenne che la sua vita era finita con la morte di Celan.

La Summa della sua opera narrativa è Malina scritto nel 1971, il romanzo costituiva la prima parte di una trilogia concepita sotto il nome di Cause di morte. La seconda e la terza parte, Il caso Franza e Requiem per Fanny Goldmann, rimasero solo in forma di frammenti.

Nel 1972 fu data alle stampe la raccolta di racconti Simultan che vinse il Premio Anton Wildgans.

Innamorata dell’Italia, aveva scelto Roma come città d’adozione nel 1965.

Collaborava con la rivista Botteghe Oscure. Tradusse Ungaretti in tedesco. Con un nome d’arte scriveva articoli di cronaca nera, viveva a Roma ma ambientava i suoi romanzi a Vienna.

Profondamente sensibile, ebbe anni difficili, fatti di crisi depressive e amori finiti. Abusava di barbiturici, provò a disintossicarsi, era una donna profondamente sola e lacerata

La sera del 2 ottobre 1973, nella sua casa di Via Giulia, incendiò accidentalmente la sua vestaglia di nylon con la sigaretta rimasta accesa mentre si era addormentata. La casa andò a fuoco, lei rimase completamente ustionata, portata in ospedale ebbe danni renali e un’intossicazione ematica, si spense il 17 ottobre dopo giorni di agonia.

Le cronache del tempo oscillarono tra suicidio, omicidio, morte casuale.

Ingeborg Bachmann ha spinto fino in fondo la sua indagine esistenziale di donna e di scrittrice. L’infelicità è per lei la conseguenza di un difetto strutturale della società, che si riflette nella feroce autorità paterna e nella violenza contro gli ebrei. Un’esperienza intellettuale, letteraria e filosofica, costituita da un nuovo impegno etico e esistenziale.

Il suo concetto del tempo non è un neutro, lineare scorrere indifferente di istanti, ma esige prese di posizioni, decisioni, un ‘tempo urgente‘. Il suo mondo poetico emerge come una tensione nei confronti dei valori traditi della lingua e della società esistenti. Cercava una lingua fuori dalle formule, dalla routine, per sfuggire a quel «linguaggio di seconda mano» che ci fa «vivere di riporto».

Le è stato dedicato il concorso letterario che si tiene annualmente nella città natale in coincidenza della ricorrenza della nascita.

#unadonnalgiorno

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