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Zarina

Zarina Hasmini

Memory is my only possession.

Zarina è stata l’artista proveniente dal Sud Est Asiatico più conosciuta e rappresentata.

Le sue opere si possono ammirare nelle collezioni permanenti di importanti istituzioni culturali come la Tate Gallery, il Guggenheim, il Metropolitan Museum of Art, il Whitney Museum e il MoMa.

Spaziando tra disegno, incisione e scultura, il suo stile è caratterizzato dall’utilizzo di forme astratte e geometriche.

Nata il 16 luglio 1937, col nome di Zarina Rashid, a Aligarh, nella regione dell’Uttar Pradesh, in India, dopo la spartizione del paese, nel 1947, è fuggita con la famiglia a Karachi, nel neonato Pakistan.

A 21 anni ha sposato un diplomatico da cui ha preso il cognome Hashmi che ha seguito in giro per il mondo. Ha vissuto a Bangkok, Parigi, Bonn, Tokyo, dove si è immersa in movimenti artistici come il modernismo e l’astrazione.

Trasferitasi a New York nel 1976, ha iniziato a frequentare e sostenere i movimenti delle donne e antirazzisti, entrando a far parte dell’Heresies Collective, pubblicazione femminista che esplorava l’intersezione tra arte, politica e giustizia sociale.

Ha insegnato al New York Feminist Art Institute e, nel 1980, ha contribuito a curare una mostra alla AIR Gallery intitolata Dialectics of Isolation: An Exhibition of Third World Women Artists of the United States che ha dato rilievo al lavoro di artiste provenienti da quello che, allora, veniva definito ‘Terzo Mondo‘.

Il lavoro di Zarina ha esplorato il concetto di casa come spazio fluido e astratto che trascende la fisicità o il luogo. È spesso caratterizzato da simboli che richiamano alla mente idee come il movimento, la diaspora e l’esilio, come iscrizioni nella sua lingua nativa, l’urdu, o elementi geometrici ispirati all’arte islamica.

Nel 2011, è stata tra i quattro artisti e artiste a rappresentare per la prima volta l’India alla Biennale di Venezia.

L’Hammer Museum di Los Angeles, nel 2012, ha organizzato la prima retrospettiva sul suo lavoro dal titolo Zarina: Paper Like Skin, in mostra anche al Solomon R. Guggenheim Museum, all’Art Institute of Chicago e alla Pulitzer Art Foundation di Saint Louis.

Numerosi sono stati i riconoscimenti ottenuti per la sua arte e impegno.

Per la critica occidentale, la sua opera rappresenta una fusione intellettuale tra la filosofia “orientale”, la geometria “islamica” e l’astrazione “occidentale”. Per quella del sud est asiatico, il suo lavoro assume un diverso livello di significato: ha trasposto brillantemente, attraverso la sua arte, la testimonianza di un trauma collettivo e il senso di spaesamento che continua a fratturare l’identità del subcontinente.

È morta a Londra il 25 aprile 2020.

Per renderle omaggio, 16 luglio 2023, nel giorno del suo compleanno, Google le ha dedicato un Doodle.

#unadonnalgiorno

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