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Fernanda Pivano e la scoperta dell’America

Fernanda Pivano
Fernaqnda Pivano, Italian writer, Milan, Italy, June 1997. (Photo by Leonardo Cendamo/Getty Images)

Fernanda Pivano, chiamata sempre Nanda, ha attraversato un secolo, ne ha raccontato i cambiamenti, ha aperto il nostro sguardo alla realtà d’oltreoceano, ha sfidato le istituzioni promuovendo ogni forma d’arte, di comunicazione, di controcultura.

È stata traduttrice, scrittrice, saggista, critica letteraria. Ha dato vita alla più grande rivoluzione letteraria e culturale del nostro Paese: ha scoperto l’America.

Nata il 18 luglio 1917, genovese di nascita e torinese d’adozione, studentessa al Liceo Classico D’Azeglio di Torino, conosce un supplente che le cambierà la vita: Cesare Pavese. Sarà lui a farla innamorare della letteratura angloamericana. Le regalerà quattro libri: Addio alle Armi di Hemingway, Foglie d’erba di Walt Whitman, Antologia di Spoon River di Masters e l’autobiografia di Sherwood Anderson che ne formeranno il pensiero e la carriera.

Nel 1940 consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio di Torino. Nel 1941 si laurea in Lettere, con una tesi su Moby Dick di Herman Melville. Nel 1943 si laurea in filosofia ad indirizzo pedagogico con una tesi dal titolo “Il valore della simpatia nell’educazione”.

In epoca fascista traduce di nascosto L’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters che Pavese stesso fa pubblicare da Einaudi. Nel 1943 è la volta di Addio alle armi di Ernest Hemingway, lettura vietata in Italia per via della dittatura fascista. Per questa traduzione viene arrestata dalle SS naziste. Il romanzo non sarà pubblicato in Italia fino al 1949 perché ritenuto lesivo dell’onore delle Forze Armate dal regime fascista, sia per la descrizione della disfatta di Caporetto, sia per l’antimilitarismo sottinteso nell’opera.

La vicenda incuriosisce Hemingway, che durante un soggiorno a Cortina, la vuole incontrare. È l’inizio di una lunga e duratura amicizia, che fa di Nanda Pivano la traduttrice ufficiale di Hemingway e dà inizio alla sua lunga storia d’amore con la cultura d’oltreoceano.

Dalla fine degli anni Quaranta in poi, si dedica alle sue passioni preferite: viaggiare e tradurre libri. Vive d’incontri e di suggestioni. Conosce Faulkner, Dos Passos, Mailer, Carver, Borroughs. E poi altri incontri al di fuori dell’ambiente letterario: da Lou Reed a Andy Warhol, da Bob Dylan a Laurie Anderson e Patti Smith.

S’innamora e stringe un legame profondo e tormentato con l’architetto e designer Ettore Sottsass che sposa nel 1949 e con cui si trasferisce a Milano.

Nel 1953 si è occupata dell’introduzione del romanzo Di qua dal Paradiso di F.S. Fitzgerald. Qualche anno dopo riuscirà anche a far pubblicare a Mondadori Sulla Strada di Jack Kerouac di cui curerà la prefazione del libro. Una donna che ha saputo, grazie alla curiosità e alla passione dei libri di cui si nutriva, trasmettere la voce riconoscibile della Beat Generation e dell’America.

Nel 1956 fa il suo primo viaggio negli Stati Uniti e entra in contatto con gli esponenti della Beat Generation, di cui diventa amica, traduttrice, sostenitrice. Grazie a lei il pubblico italiano ha potuto conoscere molti autori d’oltreoceano: da Ernest Hemingway a Jack Kerouac, da Allen Ginsberg a Charles Bukowski.

Voce italiana della nuova America, sostenitrice di una letteratura libera da schemi accademici e appassionata di una cultura attenta alle rivoluzioni individuali, Fernanda Pivano negli anni Sessanta traduce, promuove e diffonde in Italia la cultura beat, parla di Bob Dylan come di un nuovo poeta, diventa un mito per un’intera generazione.

Instancabile ricercatrice di nuovi talenti letterari negli anni ottanta promuove le nuove leve della letteratura americana. Il suo è stato un amore per la letteratura e la poesia senza confini, che si è esteso fino alla musica. Nel 1966 ha scritto il primo articolo giornalistico su Bob Dylan, ha collaborato negli anni settanta con la rivista Muzak in cui si occupava di cantautori. Ha aiutato Fabrizio De André, che considerava il miglior poeta italiano degli ultimi 50 anni, nella rivisitazione in canzoni delle poesie di Spoon River. Questa collaborazione porterà, nel 1971, alla pubblicazione dell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo.

Nell’estate del 2001 Panorama annuncia il primo documentario sulla sua vita: Generazioni d’amore – Le quattro americhe di Fernanda Pivano di Ottavio Rosati, psicoanalista e regista. Nel 2001 gira anche il film A Farewell To Beat scritto da Andrea Bempensante per la regia di Luca Facchini. Il documentario racconta il viaggio in America per ritrovare amici e luoghi cari.

Fino agli ultimi anni della sua vita ha coltivato un rapporto d’amore e devozione anche con le nuove generazioni.

Fernanda Pivano muore all’età di 92 anni la sera del 18 agosto 2009 a Milano. I funerali si svolgono il 21 agosto nella stessa Basilica di Carignano a Genova, dove erano stati celebrati dieci anni prima i funerali di Fabrizio De André. L’orazione funebre viene officiata, in una chiesa gremita, da don Andrea Gallo con una vibrante commemorazione. Dopo la cremazione è sepolta nel cimitero di Staglieno a Genova, accanto alla madre.

Esiste il Fondo Fernanda Pivano che comprende la biblioteca e il suo archivio personale e di lavoro. Una collezione di materiale edito e inedito composta da circa 40.000 documenti tra monografie, periodici, documenti audio e video, ritagli stampa, manoscritti, corrispondenza, fotografie e documenti personali. Il fondo, oltre a documentare la vita e il percorso professionale di Fernanda Pivano, è un prezioso strumento per lo studio della storia letteraria, culturale e sociale americana e, di riflesso, europea del Novecento, specialmente per il periodo che va dagli anni cinquanta alla fine degli anni settanta.

Senza Fernanda Pivano la grande letteratura americana della beat generation non sarebbe arrivata nel nostro paese così come la conosciamo. Non ha semplicemente tradotto opere di autori illustri ma ha fatto un’opera di mediazione culturale tra la libertà espressiva americana di quegli anni e lo spirito maggiormente censorio tipico del nostro paese nello stesso periodo. 

È stata una donna libera, il viaggio per lei era una metafora esistenziale, qualcosa che fece incessantemente tutta la vita e che la rese una vera rock-star della scena culturale internazionale.

#unadonnalgiorno

 

 

 

 

 

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