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Juliette Gréco icona dell’esistenzialismo

Juliette Greco, icona dell'esistenzialismo

Juliette Gréco, è stata una della cantanti francesi più famose al mondo, l’icona dell’esistenzialismo.

Femminista e progressista, schierata a favore del divorzio, del diritto all’aborto, contro le discriminazioni verso le persone omosessuali, le prostitute e accanto a chiunque vivesse ai margini della società.

Una lunga carriera, iniziata a metà degli anni Quaranta nei café bohémienne di Saint-Germain-des-Prés a Parigi. Settant’anni di musica, una giovinezza marcata dall’impegno politico, fin da quando giovanissima venne arrestata e picchiata dalla Gestapo nella Francia occupata dai nazisti, mentre, insieme alla sorella Charlotte, cercava la madre deportata.

Juliette Gréco nacque il 7 febbraio del 1927 a Montpellier. Sua madre, che si chiamava come lei, veniva da una buona famiglia di Bordeaux, suo padre era di origine corsa. I genitori si erano separati molto presto e le bambine erano cresciute dai nonni perché la madre si era trasferita a Parigi. La raggiunsero dopo la morte dei nonni. A 11 anni Juliette era diventata una ballerina all’Opéra Garnier.

Durante la Seconda guerra mondiale, la madre di Juliette partecipò alla Resistenza, venne arrestata a Bordeaux e deportata in un campo di concentramento a Ravensbrück, in Germania; anche Juliette, che aveva 16 anni, venne arrestata e liberata mesi dopo. Scappò a Parigi e incontrò Hélène Duc, sua vecchia insegnante e amica della madre, che si prese cura di lei e la incoraggiò a partecipare al concorso della scuola d’arte drammatica francese, il Conservatorio, ma la giovane non venne ammessa.

Dopo la guerra, sua madre si trasferì in Indocina per la guerra d’indipendenza del Vietnam dalla colonia francese, mentre Juliette si trasferì nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, diventato simbolo della rinascita artistica e intellettuale del dopoguerra e cuore dell’esistenzialismo, il movimento reso celebre, tra gli altri, da Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.

Nel 1947, in Rue Dauphine, aprì il “Tabou”, che divenne presto il leggendario luogo di incontro degli Esistenzialisti.

Si scendeva una scaletta di pietra, bisognava fare attenzione a non urtare la testa e si arrivava in un luogo rettangolare che sembrava ideale per far risplendere lo spirito della libertà riconquistata dopo i funesti anni nazisti dell’occupazione. L’oscurità del Tabou era squarciata dai lampi del nostro entusiasmo e i Maestri offrivano il sapere senza costringerci all’inchino.

Juliette Gréco frequentava i caffè, faceva vita bohémienne, recitava in piccoli teatri, era amica di scrittori come Albert Camus, Jacques Prévert e Boris Vian e divenne la voce di quel mondo da quando, nel 1949, Prévert, Queneau e Aznavour scrissero delle canzoni per lei e Sartre, che le aveva trovato casa, la convinse cantarle.

Come attrice, comparve comunque in numerosi film, tra cui l’Orphée di Jean Cocteau, in Bonjour Tristesse, tratto dal romanzo di Françoise Sagan e, nel 1965, nella serie tv Belfagor ovvero il fantasma del Louvre.

Nel ’49, a 22 anni, Juliette cantava in un ristorante-cabaret alla moda: Le boeuf sur le toit nel quartiere degli artisti e dei poeti. La notarono in molti per la sua voce e anche per la sua figura esile, il piglio passionale. Divenne in breve tempo un’icona e ispirazione per donne e uomini.

La consacrazione arrivò nel 1954, con il primo concerto della Jolie Môme. Tante le canzoni che l’hanno resa immortale.

Indipendente, emancipata, femminista, ebbe molti amori, tra cui una con Miles Davis e una con Darryl Zanuck, produttore cinematografico tra i fondatori della Century Fox. Si è spostata tre volte: con l’attore Philippe Lemaire, con cui ebbe l’unica figlia Laurence-Marie, morta nel 2016; con l’attore Michel Piccoli e con il compositore e pianista Gérard Jouannest.

Nel 1982 scrisse la sua autobiografia (Jujube) e nel 1983 pubblicò l’album “Gréco 83”, una selezione delle sue migliori canzoni.

Era ormai diventata un simbolo della Francia: nel 1991 cantò all’Olympia di Parigi e nel 1999 venne accolta nell’Ordre National du Mérite, ordine cavalleresco della Repubblica Francese.

Passione, battaglie, amore e risate intense” erano le parole che usava per riassumere la sua vita, straordinaria in scena e fuori. Ha vissuto la vita intensamente, si è lasciata ispirare dai suoi incontri, dagli amori, dalle parole, dai pensieri di anni intensi colmi di idee e consapevolezza.

Juliette Gréco è stata una donna di grande intelletto, fascino incredibile, ha rappresentato un modello di stile. Era bellissima, sensuale, capelli tagliati a caschetto, la matita sugli occhi, vestita sempre di nero «perché è l’unico colore che mi difende e protegge, con un altro qualcuno potrebbe vedermi».

Una donna che ha segnato un’epoca, la cui figura rimarrà per sempre legata al ricordo della Parigi esistenzialista, sicuramente il periodo più affascinante e intenso della storia contemporanea.

Ha lasciato il mondo il 23 settembre 2020.

#unadonnalgiorno

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