Approdare alla differenza sessuale è stato liberatorio e molto bello, perché ha costituito un punto di svolta che dava risposta a tutta una serie di problemi rimasti come arenati, sospesi. È servito anche per vivere in chiave non personale ma politica la complessità di quel tempo. Non ho mai accettato l’idea che se lavori in un’istituzione non sei utile al femminismo o non puoi essere femminista lì dove stai. Allora da dove puoi esserlo, da dove agisci? Sei esule, sei un’estranea, sei priva di un contesto? Personalmente non ho potuto che essere femminista nell’istituzione.
Loredana Rotondo, autrice di docufilm e programmi radio e tv, militante femminista e sperimentatrice appassionata, è stata l’ideatrice del film-documentario d’inchiesta Processo per stupro, mandato in onda dalla RAI nel 1979 che ebbe una vastissima eco nell’opinione pubblica relativamente al dibattito sulla legge contro la violenza sessuale.
Per la prima volta si evidenziava come gli avvocati che difendevano gli accusati di stupro potevano essere altrettanto violenti nei confronti delle donne: inquisendo sui dettagli della violenza e sulla vita privata della parte lesa, puntando a screditarne la credibilità e finendo per trasformarla in imputata.
L’opera, che ha segnato la storia del movimento delle donne in Italia, conservata oggi negli archivi del MOMA di New York, presentata in diversi festival del cinema, come Berlino e Nuova Delhi, aveva vinto il Prix Italia e ottenuto una nomination agli Emmy Award.
Il suo interesse per le nuove tecnologie e le modalità della comunicazione è stato la scommessa e l’occasione per misurarsi con le condizioni della professione e i limiti posti dalle politiche aziendali e dalla censura.
Nata a Bari il 19 giugno 1942, si è laureata con lode in Scienze Politiche nel 1965. L’anno successivo ha vinto una borsa di studio alla State University of New York che le ha dato la possibilità di vivere quel periodo di grande fermento socio-politico che ne ha influenzato profondamente la vita e il modo di vedere il mondo.
Nel 1968 ha vinto il Concorso per titoli ed esami in RAI, dove è entrata con la qualifica di sceneggiatrice e programmista. Sin dal suo arrivo nell’emittente nazionale, ha indagato il rinnovamento dei format e l’uso possibile delle nuove tecnologie dal punto di vista della libertà femminile da liberare, convinta che la cultura della comunicazione di massa chieda maggiore attenzione e riflessione condivisa sul portato simbolico e politico delle immagini.
È stata ideatrice e responsabile di Chiamate Roma 3131, il primo programma radiofonico con telefonate in diretta, che ha avuto uno straordinario successo a discapito delle previsioni. A chiamare erano soprattutto donne che raccontavano di profondi malesseri ai quali la trasmissione rispondeva con persone esperte come avvocati e psicologi. Col tempo e con fatica, le figure professionali di riferimento furono sempre più donne.
Nel famosissimo Processo per stupro realizzato in modo collettivo con Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Paola de Martiis, Rony Daopulo e Annabella Miscuglio, guardato in tutto il mondo, ha fatto la scelta provocatoria di andare in tribunale per documentare come durante i processi per stupro è la vittima a diventare imputata costretta a rendere conto dei suoi comportamenti.
Nel 1981 lo stesso rodato gruppo femminista ha dato vita a AAA Offresi docufilm sulla prostituzione che, in maniera assolutamente inedita e rivoluzionaria per i tempi, era focalizzato sul punto di vista del cliente. Bloccato dalla censura e mai andato in onda, le autrici, insieme al direttore responsabile Massimo Fichera, vennero accusate di violazione della privacy e sfruttamento della prostituzione. Nel 1994 ci fu l’assoluzione con formula piena. Ai vari processi avevano testimoniato intellettuali come Franca Ongaro Basaglia, Dacia Maraini e Alberto Moravia, che presero pubblicamente posizione contro questa vertenza dai toni surreali.
Apportando un contributo rivoluzionario ai palinsesti RAI, sia nei contenuti che nei linguaggi, nel corso della sua carriera professionale, Loredana Rotondo è stata Capostruttura di RAI International e poi di RAI Educational.
È stata autrice di programmi che hanno fatto scuola e segnato la storia della televisione italiana come La Storia siamo noi, Progetto Donna e Riprendiamoci la Vita, in cui ha raccontato, in un viaggio attraverso la penisola, la condizione femminile in una pluralità di situazioni, partendo dalle condizioni di sfruttamento e subordinazione delle campagne, per arrivare alle industrie e alle città.
Sulle tappe della sua carriera è stato tratto il documentario Quasi ineffabile. Una femminista alla Rai del 2004.
La serie Vuoti di Memoria, andata in onda fino al 2007 è costituita da venti docufilm dedicati a figure luminose e misconosciute della nostra cultura.
Il suo impegno professionale e di ricerca l’ha portata a realizzare un gruppo di lavoro molto speciale, segnato dall’intreccio di relazioni femminili con un’attenzione particolare alle storie passate e presenti delle donne, il primo esteso progetto di simbolico femminile realizzato in Rai.
È una necessità che mi ha spinto, non posso negarlo. Non avrei potuto vivere diversamente questa esperienza, anche nei momenti peggiori. La mia fortuna è stata che in quel momento c’erano tante donne coinvolte, tante donne appassionate e pensanti. Pensiero che circola, elaborazione incessante, ricchezza da spendere qui ed ora.