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Lucia Calamaro

Lucia Calamaro

C’è un grande bisogno di nuova drammaturgia italiana e servono testi corposi. Per un lungo periodo, dagli anni Novanta fino a dieci anni fa, la drammaturgia contemporanea italiana è stata considerata alla stregua di qualcosa di ermetico e incomprensibile dal largo pubblico. Non è accettabile che il contemporaneo sia necessariamente sperimentale, il teatro è presente al presente e per questo può raccontarlo.

Lucia Calamaro è una drammaturga, regista e attrice che ha vissuto e si è formata in giro nel mondo.

Nata a Roma l’8 giugno 1969, a tredici anni si è trasferita a Montevideo per seguire il padre diplomatico.

Laureata in Arte e Estetica alla Sorbonne di Parigi, è stata allieva dell’attore, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq.

Ha partecipato, nel 1998, alla creazione della nuova disciplina Ethnoscénologie (studio comparativo di spettacoli in vivo).

Nel 2002 si è trasferita a Roma per una borsa di specializzazione in Drammaturgia Antica e Versificazione.

L’anno seguente ha fondato Malebolge, compagnia teatrale completamente auto-prodotta con cui ha dato corpo alla propria scrittura scenica, allestendo diversi spettacoli che provava in spazi occupati della città.

La grande visibilità è arrivata nel 2011 con L’origine del mondo, ritratto di un interno con cui ha vinto tre Premi UBU e il Premio Enriquez per regia e drammaturgia, che è andato in onda su Rai Radio 3.

Nello stesso anno ha pubblicato il libro Il ritorno della Madre.

Dal 2014 insegna drammaturgia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano.

È stata finalista ai premi Ubu come miglior testo nel 2016 con La vita ferma e nel 2018 con Si nota all’imbrunire. Nel 2019 ha vinto il Premio Hystrio alla drammaturgia.

È stata Presidente di giuria del Premio Riccione per il Teatro nel 2021.

Ha creato e dirige la scuola itinerante di drammaturgia Scritture, promossa da vari enti teatrali, per creare una scuderia di nuovi autori e autrici.

La sua colta scrittura teatrale, che spazia dalla psicanalisi al postmoderno, ha un’impronta veloce, contemporanea, mai compiaciuta, che abbraccia ritmi e temi del presente.

Compone una cartografia umana di traumi, angosce, nevrosi che raccontano un sentimento universale dello stare al mondo.

La cifra che caratterizza i suoi personaggi è l’ironia. Prova, costantemente, a sorridere un po’ del mondo e di chi si prende terribilmente sul serio.

A infilarsi in una fessura per non prendere la vita di petto ma affrontarla obliquamente per non uscirne schiacciata.

Lucia Calamaro è una delle poche artiste i cui spettacoli riescono a trovare spazio nei cartelloni teatrali in un paese, come l’Italia, dove il contemporaneo stenta a essere rappresentato e la drammaturgia femminile ancor meno.

Scrivere per me è cadere dentro le cose, prenderne atto, avvicinarmi alla questione quale è, anche se sfugge, si sposta, appare inafferrabile. Per capire il mondo devo reinterpretare la realtà, creare strumenti di comprensione dentro un tempo delle idee che non è quello del reale e della materia.

#unadonnalgiorno

 

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