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Lynn Conway geniale informatica licenziata dall’IBM perché transgender

Lynn Conway

Prima dell’operazione tutti mi dicevano che sarei impazzita, o morta, o finita in manicomio. Avevano torto. Ho vissuta una bella vita. Sono felice, e sono anche riuscita a fare del lavoro importante e produttivo.

Lynn Conway è stata una delle menti più rispettate nel settore dell’informatica.

Con le sue ricerche, negli anni Sessanta, ha aperto la porta ai supercomputer di oggi. Eppure, nell’agosto del 1968, appena trentenne, venne licenziata perché transgender.

Le è stato chiesto pubblicamente scusa solo 52 anni più tardi.

Lynn Conway era nata col nome di Robert il 2 gennaio 1938, a Mount Vernon, nello stato di New York.

Lavorava alla IBM quando nel 1965 ha inventato la Dynamic Instruction Scheduling (DIS), presente in quasi tutti i moderni processori per incrementare le performance. Il sistema DIS ha reso possibile la creazione del primo computer superscalare che ella stessa ha contribuito a costruire.

Nonostante il lavoro promettente, il colosso americano dell’informatica non aveva accettato la sua decisione di sottoporsi a un intervento chirurgico per risolvere «la terribile situazione esistenziale» che l’aveva perseguitata sin da bambino. Alla vigilia dell’intervento per la riassegnazione di genere, nell’agosto 1968, si ritrovò senza lavoro.

Vivendo i condizionamenti della società, sebbene non riuscisse ad accettare il corpo con cui era nato, si era sposato e aveva avuto due figlie.

Dopo un primo tentativo fallito di transizione alla fine degli anni cinquanta, aveva anche tentato il suicidio.

Nel 1967, grazie a Harry Benjamin, pioniere nel trattamento dei disturbi dell’identità di genere, ha completato il suo percorso con la riassegnazione chirurgica di sesso.

Dopo aver perso il suo lavoro all’IBM venne abbandonata da famiglia, amici, colleghi, le venne impedito di vedere le figlie.

Ma era dotata di una straordinaria intelligenza che le ha permesso di ricominciare da zero, lavorando come programmatrice a contratto senza rivelare la propria transessualità.

Nel 1973 è entrata al Centro di Ricerca Xerox di Palo Alto (PARC) per lavorare sul VLSI design. In quegli anni ha scritto, con Carver Mead, Introduction to VLSI Systems, un lavoro innovativo diventato il punto di riferimento per migliaia di progettisti di chip.

Nei primi anni ottanta Lynn Conway ha lavorato per il DARPA e nel 1985 è diventata professoressa emerita di ingegneria elettrica all’Università del Michigan; nel 1989 è stata eletta alla National Academy of Engineering per i risultati ottenuti nel VLSI design.

Lynn Conway è sposata dal 2003 con un collega della Michigan University, da tempo si è riconciliata anche con le figlie e il resto della sua famiglia.

La sua vicenda è venuta a galla quando qualcuno all’IBM ha cominciato a indagare che fine aveva fatto la ricerca sui circuiti integrati di elevata complessità che proprio lei aveva iniziato negli anni Sessanta e che poi era stata sviluppata altrove.

Solo allora Lynn Conway ha deciso di venire allo scoperto raccontando tutto. In poco tempo il suo nome è diventato un simbolo nella lotta per i diritti della comunità lgbtq+ per la quale si è impegnata attivamente.

Soltanto in età avanzata, ha ricevuto numerosi premi sia per il suo lavoro da pioniera dell’informatica che per la sua lotta per la parità dei diritti.

E finalmente anche la IBM ha ammesso in pubblico il grande errore commesso.

Lynn ha accettato il riconoscimento, rifiutandosi di criticare la dirigenza del passato, perché, ha spiegato che «andare indietro a incolpare la gente non fa che dividerci e creare una sofferenza inutile». Da gran signora che è, ha preferito dire che il benvenuto che aveva ricevuto l’aveva fatta sentire come se stesse tornando a casa.

I testi che ha scritto e le ricerche che ha fatto alla Memorex, la Xerox, il Dipartimento della Difesa e all’Università del Michigan hanno contribuito a cambiare per sempre la microelettronica, gli strumenti che usiamo e le nostre vite.

Si è spenta il 9 giugno 2024 a Jackson, in Michigan, aveva 86 anni.

#unadonnalgiorno

 

 

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