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Elinor Ostrom

Elinor Ostrom
Elinor Ostrom, politologa ed ecologista statunitense, è stata la prima donna al mondo a ricevere il Premio Nobel per l’Economia, nel 2009, per aver dimostrato come i beni collettivi non siano necessariamente destinati alla rovina, ma possano essere gestiti efficacemente dalle associazioni di utenti.
La sua innovativa teoria economica ha dimostrato che una gestione collettiva e responsabile è possibile se si ripensano i modelli economici tradizionali.
Le sue ricerche hanno aperto prospettive fondamentali per affrontare le crisi ambientali e sociali contemporanee.
In uno stile eclettico, che combinava la teoria dei giochi, la geografia, la sperimentazione psicologica in laboratorio e gli studi sul campo, ha illustrato la varietà di regole che le società umane escogitano per proteggere l’ambiente naturale o sociale in cui vivono.
Nata a Los Angeles il 7 agosto 1933, laureata con lode all’Università della California nel 1954, ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1965.
È stata docente di Scienze Politiche e co-direttrice del Workshop in Teoria politica e analisi politica all’Università dell’Indiana e fondato e diretto il Center for the Study of Institutional Diversity all’Università statale dell’Arizona.
Nel 1973 ha fondato, insieme al marito, il Workshop in Political Theory and Policy Analysis presso l’Università dell’Indiana.
È stata Presidente dell’American Political Science Association.
Esperta in cause collettive, trust e beni comuni, il suo approccio istituzionale alla politica pubblica è considerato talmente originale che è andato a costituire una branca separata della teoria della scelta pubblica.
Ha pubblicato numerosi libri nel campo della teoria dell’organizzazione, della politica economica e della pubblica amministrazione.

La sua ricerca ha evidenziato come gli esseri umani e gli ecosistemi interagiscano per provvedere a raccolti sostenibili nel lungo tempo.

Ha enfatizzato come gli umani abbiano creato diversi accordi istituzionali sopra le risorse naturali per migliaia di anni, che hanno permesso agli ecosistemi di non collassare. Allo stesso modo, ha spiegato che, nonostante i successi siano importanti, gli esseri umani sono responsabili anche di innumerevoli collassi.

Nell’ultima parte della sua vita, il suo impegno accademico ha sottolineato la complessità della natura dell’interazione fra umani ed ecosistemi, mettendo in guardia contro ogni possibile “regola aurea” per risolvere problemi sistemici socio-ecologici.

Nel 2009 ha vinto il Nobel per l’Economia insieme all’economista Oliver Williamson, per i suoi studi sul governo delle risorse senza proprietari (i common), come i pascoli, le foreste, le acque, le aree di pesca, l’atmosfera o il web.

Alla cerimonia di premiazione aveva indossato un abito dal simbolico significato, espressione dello stile multiculturale che incarnava i suoi ideali di cooperazione e rispetto per ogni forma di diversità.

I suoi studi sono tuttora rilevanti per il controllo del cambiamento climatico, tragedia derivante dallo sfruttamento dell’atmosfera e dimostrano che la privatizzazione e la gestione pubblica sono impraticabili in assenza di autorità sovranazionali legittimate.

Ha suggerito di affrontare il problema con una varietà di regole a diversi livelli di decentramento, ricorrendo a deliberazioni inclusive che coinvolgessero scienziati, utilizzatori e osservatori interessati, in modo da costruire il capitale di relazioni necessario per gestire i conflitti e assicurare l’applicazione efficace delle soluzioni proposte.

Nell’ottobre 2011 le è stato diagnosticato un cancro al pancreas, ma ha continuato a scrivere e tenere conferenze, tenendo la Hayek Lecture presso l’Institute of Economic Affairs appena undici settimane prima della sua morte.
Ha lasciato la terra il 12 giugno 2012, a Bloomington, nell’Indiana, aveva 78 anni.
Il giorno del suo decesso aveva pubblicato il suo ultimo articolo dal titolo Green from the Grassroots.

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