La sua ricerca ha evidenziato come gli esseri umani e gli ecosistemi interagiscano per provvedere a raccolti sostenibili nel lungo tempo.
Ha enfatizzato come gli umani abbiano creato diversi accordi istituzionali sopra le risorse naturali per migliaia di anni, che hanno permesso agli ecosistemi di non collassare. Allo stesso modo, ha spiegato che, nonostante i successi siano importanti, gli esseri umani sono responsabili anche di innumerevoli collassi.
Nell’ultima parte della sua vita, il suo impegno accademico ha sottolineato la complessità della natura dell’interazione fra umani ed ecosistemi, mettendo in guardia contro ogni possibile “regola aurea” per risolvere problemi sistemici socio-ecologici.
Nel 2009 ha vinto il Nobel per l’Economia insieme all’economista Oliver Williamson, per i suoi studi sul governo delle risorse senza proprietari (i common), come i pascoli, le foreste, le acque, le aree di pesca, l’atmosfera o il web.
Alla cerimonia di premiazione aveva indossato un abito dal simbolico significato, espressione dello stile multiculturale che incarnava i suoi ideali di cooperazione e rispetto per ogni forma di diversità.
I suoi studi sono tuttora rilevanti per il controllo del cambiamento climatico, tragedia derivante dallo sfruttamento dell’atmosfera e dimostrano che la privatizzazione e la gestione pubblica sono impraticabili in assenza di autorità sovranazionali legittimate.
Ha suggerito di affrontare il problema con una varietà di regole a diversi livelli di decentramento, ricorrendo a deliberazioni inclusive che coinvolgessero scienziati, utilizzatori e osservatori interessati, in modo da costruire il capitale di relazioni necessario per gestire i conflitti e assicurare l’applicazione efficace delle soluzioni proposte.