Jerrie Cobb è la pilota statunitense nota per il suo impegno per consentire alle donne ad andare nello spazio anni prima che la discriminazione di genere diventasse illegale.
Dal suo primo volo in aereo, all’età di 12 anni, aveva costruito una carriera nell’aviazione in un’epoca in cui alle donne venivano negati persino i diritti fondamentali.
Prima pilota a superare tutti i test pre-lancio e di volo spaziale previsti dal Programma Mercury, nonostante avesse brillato in tutte le prove, non venne inclusa tra i sette astronauti solo perché donna.
Da allora era partito il suo impegno contro il sessismo della NASA per consentire alle donne di non essere discriminate in base al sesso e di poter partecipare alle missioni spaziali.
Ha passato il resto della sua vita a pilotare aerei per compiere missioni umanitarie attraverso l’Amazzonia.
Nata col nome di Geraldyn M. Cobb a Norman, Oklahoma, il 5 marzo 1931, figlia del tenente colonnello William H. Cobb e di Helena Butler Stone, aveva volato, incoraggiata dal padre, sin da bambina.
A sedici anni faceva barnstorming intorno alle Grandi Pianure lanciando sulle cittadine volantini che annunciavano l’arrivo dei circhi, a diciassette si era già guadagnata la licenza di pilota privata e a diciotto quella di pilota commerciale.
A diciannove anni insegnava agli uomini a volare e a ventuno consegnava caccia militari e bombardieri quadrimotori alle aeronautiche militari straniere in tutto il mondo.
A causa della discriminazione sessuale e del ritorno di molti piloti maschi qualificati dopo la seconda guerra mondiale, svolgeva lavori considerati di minor rilievo, come il pattugliamento di oleodotti e la pulitura delle colture. Ma, con la tenacia che la contraddistingueva, continuava a guadagnare qualifiche come quella di pilota Multi-motore, Strumentale, Istruttrice di Volo, Istruttrice di Terra e la licenza di Trasporto Aereo.
È stata la prima donna a volare nel Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget, la più grande esposizione aerea del mondo.
Per risparmiare i soldi necessari per comprare un suo veicolo ed essere autonoma, aveva giocato a softball femminile in una squadra semi-professionale, la Oklahoma City Queens.
Nel 1959 è stata una delle poche donne a diventare dirigente nel settore dell’aviazione per la Aero Design and Engineering Company.
Nel maggio 1961, con settemila ore di volo alle spalle, dopo aver volato con 64 tipi di aerei ad elica e stabilito record mondiali di velocità, distanza e altitudine assoluta, venne nominata consulente per il programma spaziale della NASA.
Dopo aver completato con successo tutte e tre le fasi di valutazione fisica e psicologica utilizzate nella scelta dei primi sette astronauti del Mercury, il Congresso aveva negato la partecipazione delle donne al programma.
Nel 1962 ha testimoniato davanti al Congresso nelle udienze che indagavano sulla discriminazione sessuale dell’Agenzia spaziale.
A trentadue anni, dopo la profonda delusione per il fatto che non ci sarebbero stati ulteriori test e la possibilità di entrare nel programma spaziale statunitense, divenne una pilota missionaria che trasportava medicine e rifornimenti alle popolazioni indigene dell’Amazzonia.
Ma anche lì venne discriminata perché donna e decise, allora, di creare una fondazione non affiliata per la quale ha volato da sola per più di 50 anni. Sosteneva il suo lavoro con donazioni private, rilievi aerei e consulenza. Rispettosa delle culture native, offriva aiuto durante i periodi di malattia o inondazioni e suggerimenti per aiutare la loro precaria esistenza nella foresta pluviale.
Di giorno, sorvolava territori inesplorati aprendo rotte aeree e quando non c’erano mappe, ne creava di proprie. Immagazzinava carburante alle sorgenti e percorreva centinaia di miglia lungo gli affluenti del Rio delle Amazzoni. Di notte, dormiva nella sua amaca legata al suo aereo o nelle case comuni.
La sua autobiografia Jerrie Cobb: Solo Pilot racconta nei dettagli la sua vita straordinaria.
Per il suo impegnato umanitario venne premiata da diversi paesi come Brasile, Colombia, Ecuadoriano, Francia e Perù.
Nel 1981 è stata nominata per il Premio Nobel per la Pace.
Nel 1999, la National Organization of Women ha condotto una campagna senza successo per mandarla nello spazio per indagare gli effetti dell’invecchiamento.
L’University of Wisconsin Oshkosh nel 2007 le ha consegnato una laurea honoris causa in Scienze.
Numerosi i riconoscimenti ricevuti nel settore dell’aviazione, tra cui l’Harmon International Trophy del 1972 come donna pilota dell’anno e l’Amelia Earhart Gold Medal of Achievement. Ha ricevuto il premio Pioneer Woman Award per il suo coraggioso spirito di frontiera. È stata inserita nella Oklahoma Hall of Fame, nella Oklahoma Aviation and Space Hall of Fame e nella Women in Aviation International’s Pioneer Hall of Fame.
Il 18 marzo 2019 è morta nella sua casa in Florida.
L’Oklahoma Historical Society e la Schlesinger Library del Radcliffe Institute conservano importanti collezioni e archivi delle sue gesta.