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Maria Callas la Divina

Maria Callas la Divina

Maria Callas, la Divina, è stata la regina indiscussa della lirica.

Dotata di una voce particolare, coniugava un timbro unico a un volume notevole, grande estensione e agilità, contribuì alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento, a cui seppe dare una lettura personale in chiave drammatica. Straordinarie le sue interpretazioni di Norma e Lucia di Lammermoor attraverso la riscoperta della vocalità ottocentesca definita canto di bravura, che applicò a tutti i repertori e per la quale venne coniato il termine soprano drammatico d’agilità.

Nata a New York col nome di Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos il 2 dicembre 1923, la data della sua nascita è circondata da un mistero. I suoi genitori erano greci trasferitisi da poco nella grande mela, Georges Kalogheropoulos e Evangelia Dimitriadis. Aveva una sorella maggiore di sei anni, Jakinthy detta Jackie.

L’origine della confusione sulla data di nascita sarebbe da ricercarsi nel fatto che i genitori, per rimediare la perdita del figlio Vasily, morto durante un’epidemia di tifo a soli tre anni, avrebbero voluto un maschio, e quando la madre apprese di aver dato alla luce una bambina, per i primi giorni non volle nemmeno vederla, mentre il padre non si curò nemmeno di registrarla all’anagrafe. Che dire, non proprio un buon inizio!

A tre anni ascoltava arie d’opera, a quattro cominciò a mettere assieme le prime melodie al pianoforte. Nel libro My daughter Maria Callas, sua madre sostiene che, a quattro anni, la piccola Maria, cantando ignara alla finestra della sua camera, avesse addirittura costretto gli automobilisti a fermarsi ad ascoltarla incantati, bloccando il traffico. A 5 anni venne travolta da una macchina per strada e restò 22 giorni in coma.

Maria Callas seguì una brillante carriera scolastica e, parallelamente, dal 1931 iniziò a prendere lezioni di canto e di pianoforte.

Coltivò la passione per il bel canto anche quando la madre, dopo il divorzio, decise di ritornare in Grecia, portando le figlie con sé.

Nel 1937 entrò al Conservatorio di Atene e, contemporaneamente, si perfezionò nel greco e nel francese. Saranno anni non facili per la giovanissima cantante: le miserie dell’occupazione e della fame, e successivamente la conquista, dopo la guerra, della libertà, di una esistenza finalmente tranquilla e agiata. I primi successi sono proprio in Grecia: “Cavalleria Rusticana” nel ruolo di Santuzza e poi “Tosca“, suo futuro cavallo di battaglia.

Nel 1945 fece ritorno a New York per ricongiungersi al padre e incominciare là una nuova carriera. Saranno due anni non particolarmente felici che la spingeranno ad andarsene di nuovo. È il 27 giugno 1947 e la meta è l’Italia.

Lasciò gli Stati Uniti “ancora povera in canna“, come lei stessa disse, con 50 dollari in tasca e pochi vestiti. La meta è Verona dove conoscerà il suo futuro marito, Giovanni Battista Meneghini che aveva 37 anni più di lei, si sposeranno il 21 aprile 1949.

L’Italia le portò fortuna: Verona, Milano, Venezia ebbero il privilegio di sentire le sue fantastiche interpretazioni delle opere più importanti. Nacquero amicizie importanti, fondamentali per la sua carriera e la sua vita. Antonio Ghiringhelli, sovrintendente della Scala, Wally e Arturo Toscanini.

Nuovi amori, nuove passioni entrarono nella vita di Maria Callas. Luchino Visconti che la diresse a Milano, nel 1954, nella “Vestale” di Spontini, Pasolini, Zeffirelli, Giuseppe di Stefano.

Trionfi e consensi entusiasti si susseguirono in tutto il mondo. Londra, Vienna, Berlino, Amburgo, Stoccarda, Parigi, New York, Chicago, Philadelphia, Dallas, Kansas City. La sua voce incantava, commuoveva, stupiva.

Libera e fluida nei movimenti, dopo aver perso molti chili, inseriva coreografie nelle sue esibizioni canore, imponendo un modello di recitazione fortemente espressionistico, dalla gestualità nervosa. In lei canto e recitazione erano qualcosa di assolutamente integrato, difficile da descrivere. Nella Traviata la sua figura scenico-vocale giunse al vertice più alto, dette a Violetta non solo il fisico e le espressioni sbarazzine di Audrey Hepburn (il suo modello di bellezza), ma anche le pose tragiche di Eleonora Duse e le espressioni di Greta Garbo.

Anche la smania mondana cominciò a crescere. Per la sua immagine di tutti i giorni si affidò alla stilista italiana Biki, con la quale incominciò una collaborazione che andò poi al di là della semplice fornitura di abiti, e che contribuì alla creazione di un’immagine sofisticata, elegante, perfettamente calata nei salotti milanesi degli anni cinquanta. I salotti e i ristoranti diventarono un tutt’uno col teatro. Arte, gossip e mondanità si intrecciano nella sua vita. Riscuoteva enormi successi ma anche fischi e contestazioni per dei suoi ostentati virtuosismi, quando diventò un personaggio “da rotocalco”, ogni sua minima défaillance veniva amplificata. La fama di personaggio pubblico divenne una spaventosa arma a doppio taglio.

Il 1959 fu l’anno della rottura con il marito causata dall’incontro e la relazione l’armatore greco Aristotele Onassis.  Il loro sarà un amore distruttivo “brutto e violento” come ella stessa lo definì. Anni di passione, di amori sfrenati, di lusso e sgretolatezza. Un uomo che la farà soffrire moltissimo.

Dalla loro unione nacque un bambino, Omero, vissuto pochissime ore. Le attività di cantante furono sempre più soppiantate da quelle mondane, sempre accompagnata da Onassis che peraltro non condivideva con lei la passione per la lirica, sebbene a volte coincidessero, come la breve partecipazione canora in occasione del compleanno del Presidente John Kennedy, 19 maggio 1962, al Madison Square Garden di New York.

Dopo una breve pausa di serenità, anche nella vita privata, il momento si fece critico: nel 1966 Maria Callas rinunciò alla cittadinanza americana e a quella naturalizzata italiana per tornare alla cittadinanza greca, nella speranza di chiudere la sua carriera in bellezza sigillandola con un nuovo matrimonio. Aristotele Onassis, invece, si rifiutò di regolarizzare la loro unione e nel 1968, forse a seguito di dissapori con la compagna, o per assecondare un disegno economico, decise di sposare Jacqueline Kennedy, vedova del presidente degli Stati Uniti.

A seguito di questa umiliazione, Maria Callas cadde in depressione. Senza darsi per vinta, scelse (nel 1969) una grande occasione di tornare alla ribalta, non più nell’opera ma nel cinema, come protagonista del film Medea di Pier Paolo Pasolini, anche con la speranza di riavvicinare il vecchio amante, che subito dopo il matrimonio aveva già ripreso a farsi vivo.

Dopo il 1964 iniziò il declino psicologico della cantante. La sua voce cominciava a perdere smalto e intensità. La Divina si ritirò dal mondo per rifugiarsi a Parigi.

È morta il 16 settembre 1977 a soli 53 anni.

Dopo la dipartita, i suoi vestiti sono andati all’asta a Parigi. Di lei non rimane nulla: anche le ceneri sono state disperse nell’Egeo. Tuttavia esiste una lapide in suo ricordo presso il cimitero parigino di Père Lachaise (dove sono sepolti molti altri importanti nomi della politica, della scienza, dello spettacolo, del cinema e della musica).

Resta nelle incisioni la sua voce, che ha dato vita in modo unico a tanti personaggi tragici e infelici.

Oltre che per le straordinarie doti canore e interpretative, la sua aura divina, è rimasta alla storia anche per i capricci, il suo cattivo carattere, che sarà famoso nel mondo, umbratile, ostinato e ribelle.

Una donna che ha dominato i teatri di tutto il mondo, perfettamente a proprio agio nell’alta società. È stata anche molto infelice e sola. Sicuramente consacrata tra le icone di tutti i tempi.

 

#unadonnalgiorno

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