Se non raccontiamo le nostre storie, nessun altro lo farà.
Mira Nair, regista e produttrice indiana dalla prolifica carriera, che ha spaziato tra produzioni hollywoodiane e cinema indipendente, nelle sue opere esplora costantemente identità culturale e tematiche sociali come povertà, razzismo e disparità, con uno stile elegante e meticoloso.
Nata a Rourkela, nello stato indiano dell’Orissa, il 15 ottobre 1957, in una famiglia che si è spostata spesso a causa del lavoro del padre, funzionario della pubblica amministrazione.
Attenta alle contraddizioni in cui la popolazione indiana viveva, anche grazie all’esempio dell’impegno di sua madre, assistente sociale, sin dagli anni del liceo aveva sperimentato, come attrice, il teatro politico e di protesta.
Ha studiato Sociologia all’Università di Delhi, prima di approdare, a diciannove anni, a Harvard, dove, nel 1979, si è laureata in arti visive e ambientali con una tesi documentario sulla vita delle persone musulmane nella Vecchia Delhi.
La combinazione unica della sua formazione accademica, ha influenzato il suo stile narrativo, che combina analisi culturale e creatività visiva.
Dopo essersi dedicata per molti anni ai documentari, nel 1988, ha debuttato sul grande schermo con Salaam Bombay!, annoverato tra i classici del cinema, che ha ricevuto più di 25 premi internazionali, inclusa una nomination agli Oscar e la Caméra d’Or al Festival di Cannes.
Mississippi Masala, del 1991, vincitore di tre premi al festival di Venezia, ha offerto uno sguardo audace e coraggioso sulle relazioni interrazziali nel profondo Sud degli Stati Uniti.
La consacrazione a regista di fama mondiale è arrivata con Monsoon Wedding del 2001 con cui ha vinto il Leone d’Oro a Venezia ed è stato campione d’incassi.
L’anno seguente ha vinto il Golden Globe con Gli occhi della vita.
The Namesake – Il destino del nome, tratto dal romanzo bestseller di Jhumpa Lahiri, incentrato sulle sfide identitarie, è uscito nel 2006.
Del 2009 è film biografico Amelia, sulla vita dell’aviatrice Amelia Earhart.
Il thriller Il fondamentalista riluttante, ha aperto il Festival di Venezia nel 2012.
Per la Disney, nel 2016, ha diretto Queen of Katwe che racconta la storia toccante della prodigiosa scacchista ugandese Phiona Mutesi, interpretata da Lupita Nyong’o che ha descritto come “un film radicale per la Disney sotto molti aspetti… C’è bellezza e barbarie fianco a fianco“.
Oltre a un’innumerevole quantità di corti, documentari e film e serie tv, ha firmato la regia di dieci lungometraggi che hanno ottenuto onorificenze internazionali.
Docente di cinema alla Columbia University, condivide la sua esperienza e ispira diversi registi e registe emergenti.
Da sempre attiva in ambito sociale, nel 1998, ha utilizzato i profitti di Salaam Bombay! per creare il Salaam Baalak Trust, che accoglie e supporta i bambini di strada in India. L’organizzazione, che gestisce sette residenze, dieci asili nido vicino alle stazioni ferroviarie e un numero verde di assistenza, fornisce programmi artistici che hanno cambiato la vita di tanti e tante giovani indigenti.
Nel 2005 ha fondato il Maisha Film Lab, organizzazione no-profit con sede in Uganda che offre una formazione artistica completa a giovani talenti in diversi ambiti del cinema: produzione, sceneggiatura, regia, produzione, fotografia, montaggio, registrazione audio e recitazione.
Nel 2012, Mira Nair è stata insignita del premio Padma Bhushan, la seconda più prestigiosa onorificenza civile indiana.
Al fianco della causa palestinese, nel luglio 2013, ha rifiutato di essere l’ospite d’onore all’Haifa International Film Festival per protestare contro le politiche di Israele dichiarando che vi si sarebbe recata solo dopo la fine dell’occupazione.
Andrò in Israele quando cadranno i muri, quando l’occupazione sarà finita. Andrò in Israele quando lo stato non privilegia una religione rispetto a un’altra. Andrò in Israele quando l’apartheid sarà finito. Sono al fianco della Palestina per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e il più ampio movimento BDS .
Nel 2014, ha firmato, insieme a 98 premi Nobel e personalità artistiche e del mondo della cultura, un documento pubblico per chiedere l’immediato embargo militare a Israele.
Nel novembre 2025, suo figlio Zohran Mamdani, avuto con Mahmood Mamdani è docente di politica internazionale, è diventato sindaco di New York raccogliendo le speranze di una popolazione che spera in un cambiamento radicale incarnato da un uomo giovane, musulmano che è riuscito a portare alle urne persone che non avevano mai votato.















