Yasmeen Lari è stata la prima architetta del Pakistan e prima a aprire il proprio studio.
È passata alla storia come colei che ha insegnato ai poveri a costruirsi le case da soli.
Il suo lavoro si distingue per l’impiego di materiali naturali, il recupero di palazzi e tradizioni e il coinvolgimento delle comunità locali nei lavori di costruzione.
La sintesi della sua filosofia progettuale risiede nel rispetto e recupero di tecniche tradizionali in un sistema strutturale efficiente e razionale, capace di emancipare le persone.
La sua carriera è divisa in due parti, per trentasei anni ha progettato edifici imponenti per poi dedicarsi alla realizzazione di migliaia di abitazioni per comunità colpite da disastri ambientali.
Le sue costruzioni rientrano in quella idea di architettura “a piedi scalzi” rispettosa delle abitudini di vita delle comunità locali: bungalow che riprendono forme tradizionali, palafitte in bambù che resistono a inondazioni e terremoti, abitazioni con terrazze adatte a ospitare pollai.
Il suo progetto del chulah ecologico, un forno non inquinante all’aperto, ha vinto il World Habitat Award nel 2018.
Yasmeen Lari è nella lista delle sessanta donne che, in tutto il mondo, hanno contribuito maggiormente agli obiettivi dell’UNESCO.
Ha vinto numerosi premi, tra cui il Fukuoka Prize e il Jane Drew Prize.
Nel 2021, il Politecnico di Milano le ha conferito la laurea ad honorem in architettura per aver dedicato la sua vita ai diritti dei più indigenti, alle emergenze abitative e alla sostenibilità ambientale.
Il lavoro di Yasmeen Lari, per la ricerca paziente delle tecniche e della forma appropriata che pone con sapienza in relazione le tradizioni locali con uno sguardo sul futuro, è in grado di costituire una nuova idea di bellezza, di utilità, di solidità dell’architettura.
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